Il partito di Rifondazione Comunista, circolo dianese, ha portato all’attenzione pubblica alcune osservazioni sulla vegetazione urbana in Diano Marina, con particolare riferimento ai Platani di via Matteotti e Via Purgatorio, ed agli Aranci di Corso Roma e Viale Kennedy.
Cittadini e turisti hanno avuto modo di osservare (e lamentare) almeno due fatti negli ultimi mesi: le foglie bianche ed ingiallite dei platani e la abbondante caduta di aranci maturi, unita, negli ultimi mesi, a ingente produzione di materiale appiccicoso.
Nel caso dei Platani si tratta di una infestazione di Oidio, un patogeno fungino che attacca molte specie vegetali nel periodo caldo (fra le quali la vite) necrotizzandone le foglie. Gli alberi si trovano così ad avere una attività fotosintetica estremamente ridotta se non annullata, tanto che per la stagione corrente non possono accrescersi se non a spese delle riserve energetiche accumulate precedentemente: analogamente a come un dipendente licenziato dovendo ricorrere ai suoi risparmi per sopravvivere vede il suo conto corrente deperire in modo preoccupante.
L’arresto della fotosintesi non rappresenta però solo un danno per la singola pianta, ma per tutto il sistema ambientale di cui fa parte: senza fotosintesi cessa l’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera (aumentando l’effetto serra globale), e la produzione di ossigeno (diminuendo la salubrità ambientale). E non basta: essendo la fotosintesi l’unico processo nell’universo conosciuto, che diminuisce il disordine termico molecolare e l’entropia, trasformando sostanze inorganiche in sostanze organiche complesse come nutrimento di tutti gli altri viventi, noi compresi, il suo arresto affama il mondo, che proprio non ne ha bisogno.
Ma non basta ancora: la fotosintesi comporta un continuo “pompaggio” di acqua liquida dal suolo ed il suo rilascio attraverso le foglie sotto forma di vapore, con un cambiamento di stato da acqua liquida a vapore acqueo che assorbe dall’ambiente circostante 540 calorie per ogni grammo di acqua “evaporata”, determinando quel condizionamento della temperatura estiva che chiunque assapora transitando a mezzogiorno sotto un viale in buona salute.
Oltre a fare ombra, un albero condiziona la temperatura ambientale assorbendo calore, cosa che un ombrello non può fare e che un condizionatore elettrico come un frigorifero fa localmente, ma aumentando al suo esterno la temperatura ambientale più di quanto non la diminuisca al suo interno.
Ma tutto ciò dipende dalle foglie: se esse non sono verdi non funzionano, ed ecco i danni: meno ombra, assenza di regolazione termica, meno ossigeno, più anidride carbonica, non assorbimento degli inquinanti atmosferici, ridotto assorbimento del rumore, riduzione delle catene alimentari e della complessità biologica.
Quest’ultimo aspetto è normalmente “snobbato” come elemento di scarso interesse pratico: forse è il caso di ricordare che ogni forma di equilibrio fra parassiti e predatori dipende proprio da questa complessità; un esempio un po’ semplificato?: meno foglie, meno protezione per i nidi, meno cinciallegre ed altri uccelli, uguale più Metkalfa (quell’insetto grigio che d’estate rende tutto appiccicoso).
Ma che c’entriamo noi con tutto questo?
È presto detto: i Platani di Diano Marina e, purtroppo, non solo, vengono costantemente massacrati da potature quanto meno improvvide. Di regola gli alberi delle alberature stradali non devono essere potati, ma, caso mai, guidati, in caso di necessità, con piccoli interventi a carico di rami di piccole dimensioni in periodi ben precisi e con tecniche accurate. La violenta sbrancatura cui invece sono soggetti, oltre a renderli inutili (non fanno ombra, non regolano la temperatura, non assorbono inquinanti e rumore…), e brutti per la città (offendono il paesaggio urbano e lo intristiscono), li predispongono a violenti attacchi di ogni tipo di parassita, perché indeboliti nelle proprie funzioni fisiologiche di contrasto, e perché le radici continuano a pompare acqua senza lo sfogo fogliare, generando tessuti molli ed acquosi, una vera manna per parassiti delle foglie, come l’Oidio, e ancor più del legno: marciumi, fragilità a venti anche leggeri.
Parliamo di Aranci? La questione qui è diversa, perché si tratta di piante sempreverdi, a fruttificazione tardo invernale, di grande effetto decorativo, ma solo se ben curate con interventi leggeri e costanti. La copiosa caduta di aranci ad inizio estate è stata vissuta male da commercianti e turisti che lamentavano la sporcizia sui marciapiedi, sui dehors, sulle auto, sugli espositori. Ed ora la altrettanto copiosa infestazione di cocciniglia con la sua melata appiccicosa a far concorrenza a quella della Metkalfa prima citata.
Prima degli aranci c’erano dei bellissimi lecci, le cui ghiande, sicuramente meno decorative degli splendidi aranci, non creavano problemi di questo tipo; ma ora, visto che anche ai turisti piace fotografare corso Roma illuminato da queste bellissime palle arancioni, vogliamo provare a valorizzarli anziché massacrarli?
Contrariamente a Platani, Tigli, Ippocastani, Aceri, e quasi tutti gli alberi di discrete dimensioni, gli aranci, come gran parte degli alberi da frutta, gradiscono potature accorte, per garantirne una giusta fruttificazione, un regolare rapporto fra “legno” e “fronda” ed una circolazione d’aria al loro interno in grado di prevenire eccessivi ristagni di umidità che favoriscono marciumi ai frutti e proliferazione di cocciniglia.
Le recenti potature violente, seguite dall’abbandono a sé stessi, hanno invece ottenuto, come era scontato, gli effetti opposti: una fruttificazione esagerata prima ed un intenso sviluppo di vegetazione all’interno delle piante, poi, con polloni “grassi” di linfa: una ghiottoneria per cocciniglie ed altri insetti fastidiosamente appiccicosi.
Che dire allora? Che questo approccio ha fatto dei danni, gravi per l’immediato, ancor più gravi in prospettiva.
Per l’immediato qualcuno vorrà assumersi la responsabilità per i quintali di CO2 non assorbiti, per quelli di ossigeno non prodotti, per le tonnellate di polveri non trattenute?
Si tratta di costi veri, non presunti, che anche questa estate hanno pesato su cittadini e turisti: un numero imprecisabile di disagi e di patologie varie, fra cui quelle respiratorie sono probabilmente le più banali, e che i nostri Platani avrebbero potuto impedire anche quest’anno a cittadini ed ospiti, molti dei quali anziani; ma anche di un numero imprecisabile di mugugni – motivati – che avrebbero potuto essere evitati, a tutto beneficio di un ritorno di immagine; ed anche questo, per una città che dell’accoglienza e della qualità di vita fa la sua promozione, è un costo che non dobbiamo permetterci.
In prospettiva poi, con la costante asfaltizzazione a ridosso degli alberi e la continua tranciatura di radici di medie e grandi dimensioni per ogni sorta di scavo, nel totale disinteresse degli alberi che ad esse si ancorano e di cui vivono, probabilmente ci attende l’“abbattimento di urgenza e necessità per pubblica sicurezza” di tutti gli alberi rimasti.
La cura delle proprie piante è una misura di civiltà, ma anche una furbizia commerciale: non può essere delegata a suon di appalti e sub-appalti, che talora possono far insorgere dubbi, a chi finisce per essere pressato da tempi di esecuzione che esigono sbrigatività, meccanizzazione spinta, interventi radicali e stupidamente semplificati, ma affidata alle cure piccole e costanti, opportune e tempestive – rispetto alle esigenze degli alberi – di operatori davvero qualificati.
Partito della RIfondazione Comunista – Circolo Dianese