Giunge alla nostra redazione una lettera di commento di un nostro lettore, M.R., sulle disposizioni governative e regionali relative agli spostamenti della popolazione lombarda.
“No io non li denuncerò i miei vicini che vengono di soppiatto a passare la quarantena nella seconda casa per scappare dall’inferno lombardo. Come posso farlo? Come posso denunciare un padre e una madre, che ogni sera tornano a casa con l’ansia di aver contratto il virus e di poterlo passare ai propri cari, se portano in una zona più tranquilla i propri figli o genitori? No, non lo farò e gli dirò di stare tranquilli chiusi in casa che la spesa gliela vado a fare io.
Che se hanno bisogno di qualcosa gliela presto io. Cosa lo abbiamo cantato a fare Fratelli d’Italia dalle finestre (io no, non sono ipocrita) se poi i nostri fratelli lombardi li chiudiamo nella gabbia a farli ammalare tutti? Come hanno potuto scrivere con così feroce superficialità che chi ha una seconda casa, non può trasferirsi, in maniera ordinata e controllata, a fare la quarantena li, lontano dal contagio.
Come li potremo guardare ancora in faccia quando sarà finito tutto questo, e noi non li abbiamo aiutati? Con che coraggio i sindaci gli diranno venite a fare le vacanze qua, se li hanno cercati con il drone per rispedirli indietro?
E così difficile dare delle regole da seguire in modo da poter alleggerire la pressione sociale e sanitaria sulla Lombardia? no non lo è! Certo qualche rischio si correrebbe, ma si potrebbe controllare molto meglio; è un’emergenza che ci riguarda tutti e dobbiamo dividerci il rischio tra tutti. Non possiamo lasciarlo solo sulle loro spalle, non basta la solidarietà di post sui social.
Dobbiamo rischiare il c..o insieme se siamo fratelli. Sian tutti pronti alla morte basta che a morire siano gli altri. Sono parole dure ma io soffro a pensare a tutti i lombardi che conosco, e devono sapere che qui c’è qualcuno che li aspetta”.