Continuano gli appuntamenti con Google Street View e i volontari di Liguria Wow, che questa settimana conducono sull’Alpe di Baudo, nella Valle Carpasina, alla scoperta di decine di cumuli di pietre, intrecciate con grande cura, corso dopo corso fino alla cima cupoliforme. Diverse e affascinanti sono le teorie sulla loro origine, ma a svelare il mistero sono gli stessi abitanti della valle Carpasina, grazie alle ricerche e le interviste dello storico Giampiero Laiolo.
I toponimi locali, quali Ciangranon e Casa Ciantà, danno più che un indizio: qui la terra doveva rendere, di coltivazioni e fienagione. Per agevolare il lavoro della falce i terreni venivano quindi ripuliti di tutte le pietre che, una volta raccolte, venivano accumulate in cosiddetti “spietramenti” o “scaiaj”.
Questi cumuli sono parecchio frequenti sulle alture del ponente ligure e ciò spiega la funzione dei “Pilui de l’Arpe de Baudu”, ma non la loro forma così elaborata e precisa, che mal si accorda con la funzione pratica e modesta. Il vero motivo di tanta accuratezza sta nel fatto che i costruttori, trattandosi di un’operazione di bonifica del terreno voluta dallo stato in epoca fascista, erano pagati alla giornata!
In seguito all’intervista, fatta “decenni or sono a Tunin de Maiè, vale a dire Antonio Ghiglione, un amico, un vecchio pastore di Carpasio”, Laiolo mette inoltre in luce la somiglianza tra questi “scaiaj” con gli “Omi” (o Ometti), strutture in pietra presenti sulle nostre montagne, simili ma con diversa funzione: gli “spietramenti” erano finalizzati allo sviluppo economico dei prati mentre gli “Omi” sono apotropaiche strutture di fede a protezione di pastori e contadini da fame, epidemie e guerre.