“Sono preoccupato per molti alberghi. Tante strutture gestione sono in difficoltà, c’è il rischio di non aprire più. Per salvare l’anno bisogna ripartire al massimo verso la fine di giugno”. È questa l’opinione di Americo Pilati, presidente Federalberghi regionale, in merito alla critica situazione che sta attraversando il settore turistico e alberghiero dell’imperiese, a causa dell’emergenza Coronavirus.
Coronavirus: crisi hotel e turismo, parla Americo Pilati
Inizio emergenza
“Dalla fine di febbraio – afferma Pilati – la diffusione del virus ha causato la cancellazione di tutti i pullman e di tutte le prenotazioni. Gli alberghi sono rimasti senza clienti.
Qualcuno è riuscito a rimanere ancora aperto, ma è troppo difficile, si lavora in perdita. Ora sono chiusi quasi tutti tranne chi ospita personale sanitario e persone in movimento per necessità.
Quando l’emergenza è iniziata non si sarebbe mai pensato di arrivare al punto che siamo ora.
Pasqua
È passato il periodo di Pasqua, uno dei momenti clou per gli albergatori della riviera, che fa da apripista alla stagione primaverile/estiva, una perdita incredibile.
Sono preoccupato per molti alberghi. Tante strutture gestione sono in difficoltà, c’è il rischio di non aprire più.
Un’altra preoccupazione è quella del personale. C’è chi è assicurato ed è in cassa integrazione per 9 settimane, ma tra poco finirà. C’è poi il personale stagionale che non è stato assicurato e dovrebbe vivere con 600 euro, che miriamo a far diventare più che “una tantum”. Bisogna pensare a qualcosa di più concreto che accompagni i dipendenti fino a che si ricomincerà a lavorare. A fine stagione, dovranno avere almeno 6 mesi di disoccupazione.
Scuole
L’idea di aprire le scuole il primo settembre per recuperare è una follia. Verrebbero tolti 15/20 giorni di lavoro in più a chi lavora nel turismo.
Perdite
Ad ora chi lavora solo stagionalmente è ancora poco colpito, ma presto lo sarà se non ci si potrà preparare alla stagione.
Per chi teneva aperto tutto l’anno, proiettando a quando potremo riaprire, al momento sta perdendo il 50% dell’incasso annuale. Numeri che fanno tremare i polsi.
Prima ero molto più fiducioso, ora la fiducia comincia a traballare. Aspettiamo fino al 4 di maggio e poi vediamo cosa sarà cambiato.
Panorama futuro
Ogni giorno che passa rimanendo in questa situazione toglie un po’ di energia a noi albergatori per riaprire. Si sta cominciando a spargere la voce che, nella cosiddetta “fase 2”, saranno previste delle direttive per il Coronavirus, come il distanziamento sociale, la sanificazione dei locali, i dispositivi monouso, le macchine di ozono per disinfettare. Non si può pensare di riaprire con obbligo di guanti e mascherine per i clienti. Non sarebbero più ferie.
Tutte situazioni che portano a pensare che a questi livelli non si può aprire. Se l’albergo può contenere 100 ospiti, ma ne puoi prendere solo 50 non vale la pena aprire.
La stessa cosa vale per le spiagge, se gli ombrelloni devono essere distanziati non ci sarebbe abbastanza spazio, non abbiamo le spiagge enormi dell’Adriatico. Le spiagge degli hotel diventerebbero insufficienti.
Possibilità per ricominciare
Come Federalberghi vogliamo creare una nostra task force per non farci calare dall’alto queste disposizioni, ma per partecipare alla creazione di un programma insieme all’Asl.
Come associazione lavoriamo a un decalogo per la riapertura e ai piani di promozione, specialmente rivolti alle regioni confinanti, Piemonte, Lombardia, alta Emilia, alta Toscana, Valle D’Aosta e per i vicini francesi. Dovremo essere pronti a quando si potrà riaprire.
Per salvare l’anno bisogna aprire al massimo verso la fine di giugno, significherebbe lavorare a luglio, agosto, settembre e ottobre. Almeno 4 mesi di lavoro.
Le persone riusciranno a tornare alla normalità e a tornare a viaggiare? Secondo me, quando ci saranno le condizioni, se liberiamo le persone dalla paura, c’è la voglia di ritornare alla normalità”.