“Per tornare a lavorare mi serve il tampone che attesti la mia negatività al Covid-19, ma non riesco a ottenerlo”. È questa la situazione di stallo in cui si ritrova Stefania, 46enne di Diano Marina, dipendente di un’impresa di pulizie, che, dopo un periodo di malattia, non può tornare a lavorare se non certifica la sua negatività al Coronavirus.
Coronavirus, Diano Marina: la storia di Stefania
“Qualche giorno prima del 15 marzo ho iniziato a non sentirmi bene – racconta Stefania a ImperiaPost – avevo un po’ di febbre, mal di testa, mal di gola, mi lacrimavano gli occhi. Ho chiamato il mio medico, il quale, visti i sintomi, mi ha detto di stare a casa, mettendomi in mutua.
Da circa 14 giorni sto bene, non ho più sintomi e il dottore ritiene che io possa tornare a lavorare. Il problema? Dato che il foglio dell’INPS per la mia malattia mi riporta come ‘sospetto Covid-19’, il mio datore di lavoro, parlando con il medico di sicurezza, mi ha riferito che può riammettermi solo se presento il risultato negativo del tampone.
Qui si verifica lo stallo. Io e il mio medico curante abbiamo richiesto il tampone fin dall’inizio della mia malattia, ma l’Asl non mi sottopone al test perché, data la carenza di tamponi, li utilizza solo per chi è stato in contatto con casi accertati Covid-19.
Io capisco le motivazioni, però, senza la certificazione di essere negativa al tampone, io non posso tornare a lavorare e, da oggi, sono assente ingiustificata dal lavoro.
La mia domanda è: come devo fare?
Credo di non essere l’unica in questa situazione. Se si impongono delle norme bisognerebbe garantire la possibilità di rispettarle”.