13 Novembre 2024 01:45

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13 Novembre 2024 01:45

Diano Marina: attentato incendiario, arrestati traditi da una Fiat Panda. La ricostruzione dell’inchiesta dei Carabinieri

In breve: i Carabinieri hanno ricostruito l'inchiesta che ha portato all'arresto di Antonio De Marte, il figlio, Giovanni De Marte, e Domenico Gioffrè

Con una nota stampa inviata alle redazioni dei giornali, i Carabinieri hanno ricostruito l’inchiesta che ha portato all’arresto di Antonio De Marte, il figlio, Giovanni De Marte, e Domenico Gioffrè, accusati di aver incendiato un camion di frutta e verdura il 29 marzo scorso, a Diano Marina.

Diano Marina: attentato incendiario, la ricostruzione dell’inchiesta

Sono passati poco più di due settimane dalla sera del 29 marzo, in cui un autocarro adibito al trasporto di frutta e verdura è stato dato alle fiamme in Piazza Taramasco a Diano Marina, alle porte del Comune di Diano Castello.

Le indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Diano e della Sezione Operativa della Compagnia di Imperia supportate dall’intuito di alcuni operatori ed in particolare dalla decisiva memoria storica di un Maresciallo da tempo in servizio alla Stazione di Diano Marina, permettevano di “imboccare” la pista giusta:

“ … nel 2017, in pieno centro a Diano, gli occupanti di una Fiat Panda bianca si resero responsabili del lancio di un petardo (venne inizialmente segnalato al 112 come l’esplosione di una bomba carta nei pressi di una banca), che richiamò diverse persone sul luogo dell’evento”.

Dall’analisi delle immagini del sistema di video sorveglianza pubblica dei Comuni del Dianese emergeva il transito nella zona teatro dell’evento delittuoso la sera del 29 marzo di una Fiat Panda molto simile a quella utilizzata nel 2017.

Le progressioni investigative condotte con l’utilizzo di sofisticati dispositivi tecnici consentivano rendere più nitide i frame e di risalire al proprietario. Si trattava per l’appunto di Antonio DE MARTE, già noto alle forze dell’ordine.

I Carabinieri non esitavano quindi a recarsi presso la sua abitazione, constatando che il cofano motore del veicolo parcheggiato era caldo al tatto, le portiere erano stranamente aperte e l’abitacolo emanava un forte odore di benzina. Elementi oltremodo indizianti, ma non sufficienti per procedere ad un arresto in flagranza.

Il lavoro è proseguito: ancora telecamere, filmati, rilevamento di targhe, sommarie informazioni, tanto intuito investigativo e non comune spirito di sacrificio da parte di Carabinieri che, nonostante gli innumerevoli impegni connessi con l’emergenza COVID 19, non si sono mai fermati per comporre il complicato puzzle.

Al termine, dopo appena 15 giorni di infaticabile e certosino lavoro d’indagine -sapientemente coordinato dall’A.G. di Imperia – il puzzle sembra comporsi ancorché sono ancora in corso approfondimenti tesi a ricostruire il movente:

quella sera, Giovanni DE MARTE, poco prima dell’incendio, si recò presso un distributore di benzina poco distante per riempire una tanica. Nel frattempo, il padre Antonio e Domenico GIOFFRÈ arrivarono ad una tabaccheria vicina al luogo dell’incendio a bordo dell’autovettura di quest’ultimo, un’Audi S3.

Antonio salì sulla Fiat panda con Giovanni DE MARTE e si recarono sul luogo dell’incendio, che venne materialmente appiccato dal primo cospargendo la cabina dell’autocarro con il combustibile ed innescando l’incendio. Poi risalì in auto e si allontanò in direzione dell’abitazione.

Il tutto sotto la sorveglianza del “palo” Domenico GIOFFRÈ. Un particolare non può essere trascurato, indicatore specifico della pericolosità dei soggetti, sia Antonio DE MARTE che Domenico GIOFFRÈ erano sottoposti a detenzione domiciliare, ovviamente violata per la commissione del reato.

All’alba di questa mattina Carabinieri della Stazione di Diano Marina e della Sezione Operativa del NORM della Compagnia di Imperia hanno dato esecuzione alle misure cautelari emesse dal GIP che ha pienamente condiviso la richiesta della Procura della Repubblica di questo capoluogo.

Tutti e tre sono stati arrestati presso le rispettive abitazioni e, dopo le formalità di rito, trasferiti al Carcere di Imperia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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