“Nessuna pietà per i fascisti di oggi, per coloro i quali la storia non ha insegnato nulla. Nessuna pietà per chi fomenta odio razziale, per chi ieri discriminava la gente del nostro sud e oggi vorrebbe discriminare quella di tutti i sud del mondo”.
E’ un discorso durissimo quello pronunciato da Paolo Luppi, giudice in servizio presso il Tribunale di Imperia, in occasione della festa della Liberazione. Il Magistrato, che avrebbe dovuto essere il relatore per il Comune di Montalto Carpasio se la cerimonia si fosse regolarmente tenuta, ha registrato il proprio discorso, poi pubblicato sulla pagina Facebook del comune della Valle Argentina.
Nel proprio lungo intervento, Luppi, figlio di uno dei partigiani che hanno fatto la storia della Resistenza, il Comandante Bruno Luppi, “Erven”, usa parole di fuoco non solo verso i fascisti, ma anche verso partiti politici e sindacati, con particolare riferimento ai Pro Tav, alle concessione autostradali e alla riforma della Costituzione.
Imperia, 25 aprile: “Mi fanno ancora più pena dei neofascisti coloro che cantano ‘O bella ciao’ e poi hanno cercato di scardinare la Costituzione”
“Noi ricordiamo coloro che hanno ridato la libertà e la dignità al nostro Paese, coloro che hanno combattuto per questo. Ricordiamo i partigiani ma anche le gente di queste montagne, i pastori, i contadini, i sacerdoti, che aiutarono come poterono i partigiani, a sopravvivere in quel lungo periodo, in quei 20 mesi, nei monti e nei boschi, braccati, con la fame, di stenti, vissero in queste montagne. Ricordiamo con il 25 aprile, i trucidati, i deportati, i discriminati da una dittatura feroce e assassina.
Vogliamo ricordare anche i fascisti morti. Tra loro c’erano personaggi squallidi, degli assassini feroci, ma c’erano anche dei poveri disgraziati che fecero la scelta sbagliata per ignoranza, per stupidità. E allora proviamo oggi a distanza di tanto tempo, un senso di pietà anche per loro. Nessuna pietà invece per i fascisti di oggi, per coloro i quali la storia non ha insegnato nulla. Nessuna pietà per chi fomenta odio razziale, per chi ieri discriminava la gente del nostro sud e oggi vorrebbe discriminare quella di tutti i sud del mondo.
Ricordiamo coloro che ci hanno dato la Costituzione perchè potessimo costruire un futuro di pace e di giustizia sociale. Ricordiamo chi sognava che tutti avessero la possibilità di accedere agli studi e che nessuno fosse lasciato indietro. Ricordiamo chi sognava che tutti potessero essere curati adeguatamente, senza che sulla salute delle persone si potessero fare profitti. Erano soprattutto a sognare questa giustizia e questa eguaglianza, i partigiani e i garibaldini, come mio padre, come Felice Cascione, come Cion. Erano partigiani comunisti che miravano ad un mondo di eguali.
Così non è stato. Il capitalismo, in Italia e nel mondo, ha portato miseria a miliardi di esseri umani e ricchezza e agio a pochi. Nel nostro Paese la Costituzione dà fastidio a molti. Il diritto universale alla salute anche per un bimbo straniero che vive irregolarmente, lui non sa di essere irregolare, sul nostro territorio, il diritto ad una scuola pubblica efficiente, il diritto ad anteporre l’utilità sociale al profitto economico d’impresa, il rifiuto della guerra, sono principi che ancora molti non amano.
Mi fanno ancora più pena dei neofascisti, coloro che cantano ‘O bella ciao’ e poi hanno cercato di scardinare la Costituzione con la riforma simil piduista che mirava a smantellare il potere del Parlamento con lo scopo malcelato di cancellare o addolcire in un secondo tempo i severi e nobili principi fondamentali che la ispirano. Preferirei che non festeggiassero ipocritamente il 25 aprile coloro che nei partiti e nei sindacati hanno operato o consentito che il lavoro diventasse sempre più precario, mal pagato e pericoloso. Un lavoro che non garantisce più a tutti come vorrebbe la nostra Costituzione all’articolo 36, una retribuzione che desse libertà e dignità.
Vorrei non festeggiarlo con quei cosiddetti democratici che hanno votato, in spregio all’articolo 11 della Costituzione, le guerre umanitarie, le missioni di pace fatte a suon di bombardamenti, in realtà guerre di rapina o comunque volte a soddisfare le esigenze del neo imperialismo. Vorrei non festeggiarlo con chi ha fatto spendere miliardi di euro per acquistare gli F35 che oggi non possono certo aiutarci molto nella cura del virus Corona. Non vorrei festeggiarlo con chi ha regalato miliardi con le concessioni ai vari Benetton, in cambio di una malagestio delle autostrade e di finanziamenti elettorali. Non vorrei festeggiarlo con le madamine, pro TAV e i pescecani del cemento che si sono battuti per quell’inutile opera.
Ecco, non voglio essere ipocrita: la Resistenza è diventata la foglia di fico di tanti finti antifascisti senza vergogna o che la loro vergogna cercano di coprirsela appunto, facendo professione di antifascismo o cantando ‘O bella ciao’. Io voglio cantare ‘Fischia il vento’, più autentica e meno da spettacolo sardinesco o da ‘Casa di carta’. La voglio cantare insieme a chi ha sconfitto i tentativi di abbattere la nostra Costituzione difendendola in massa al Referendum del 4 dicembre 2016.
Voglio cantarla con i lavoratori che non si sono mai piegati ai diktat padronali o al tiepidume sindacale. Voglio cantarla con i medici e gli infermieri del servizio pubblico, a tempo pieno, che senza voler essere eroi hanno dovuto lavorare in modo eroico per colpa di chi aveva dimenticato che esiste l’articolo 32 della Costituzione e ha preferito spendere soldi in armamenti, anziché garantire un adeguato numero di medici specializzati, di posti in rianimazione, perfino di respiratori e mascherine, mandando in malora il servizio sanitario nazionale. Voglio cantarla con le persone oneste di ogni colore, della pelle, come politico, che condividono quei principi costituzionali figli della lotta partigiana.
Sono sicuro che dal cielo i nostri ribelli, i Cascione, i Cion, i Vittò, mio padre Erven, gente che non era abituata all’ipocrisia, stramalediranno ancora più dei vomitevoli neofascisti, coloro che hanno tradito la Costituzione, non attuandone i principi e rendendo così inutile il loro eroico e straordinario sacrificio. Il sacrificio di chi aveva lottato per darci un futuro di giustizia ed eguaglianza e doveva farci diventare uomini davvero liberi, non solo dalle catene della dittatura, ma anche da quelle della miseria e dell’ignoranza”.