“Un giorno che non potrò mai più dimenticare”. Sono queste le parole di Roberto Mugavero, editore della casa editrice “Minerva” di Bologna, destinatario di un finto pacco bomba proveniente da una libreria di Imperia.
Il tutto è avvenuto alcuni giorni fa, in concomitanza con il finto ordigno recapitato a un’altra casa editrice, questa volta a Roma, inviato dallo stesso mittente.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, i Vigili del Fuoco e gli artificieri che, dopo aver evacuato il palazzo, hanno fatto brillare il pacco per assicurarsi che non fosse pericoloso.
Proseguono le indagini per capire il motivo di questi gesti.
Finti pacchi bomba da Imperia: nel mirino un’altra casa editrice, a Bologna
“Ho atteso che passassero almeno 24 ore e che calasse la sera successiva ad un giorno che vorrei dimenticare presto, ma che non potrò ovviamente farlo mai più – Scrive Roberto Mugavero sulla sua pagina Facebook.
“Ricevere un “pacco bomba” che per fortuna alla fine si è dimostrato senza esplosivo, ma con fili elettrici, batteria e altre tristezze a testimoniare una ferma volontà di creare paura.
Dopo un giorno, ripenso a quel pacco avana così uguale a tanti plichi che giornalmente riceviamo con manoscritti da valutare nella mia casa editrice e soprattutto oggi penso al suo contenuto con un plico pieno di disegni di fiamme attorno a una grande nota musicale nera disegnata a mano, il tutto chiuso stranamente con quello scotch telato che mai si usa per chiudere un manoscritto. Cosa voleva significare – per chi l’ha disegnata – quella nota?
“Apri il pacco e sentirai che musica”, chissà.
Di certo ricorderò per sempre la grande professionalità e umanità dei tanti carabinieri accorsi presso la mia casa editrice dopo l’allarme ricevuto dalla mia telefonata al 112, “Scusate ma crediamo di aver ricevuto un pacco con dell’esplosivo”.
Credo siano passati non più di 5 minuti e avevamo in casa editrice già tre carabinieri della nostra locale stazione carabinieri, poi, più il tempo passava i carabinieri si moltiplicavano fino a quando sono giunti loro, gli artificieri, perfettamente attrezzati.
Li ho accompagnati dove era il presunto pacco esplosivo, si sono posizionati e ci hanno chiesto di uscire tutti dal palazzo.
Nel frattempo, a Roma c’erano dei colleghi editori che stavano vivendo il medesimo incubo nostro, visto che i plichi inviati da uno sconosciuto da una libreria di Imperia erano destinati uno a loro e uno a noi e avendoli sentiti al telefono sapevo che anche loro erano sotto la protezione dell’Arma dei Carabinieri e dei vigili del fuoco.
Il tempo passava e fra Roma e Argelato (dove abbiamo gli uffici) continuavano i contatti fra i carabinieri per capire cosa stesse accadendo e soprattutto cosa c’era dentro a quei plichi così simili, così strani e sospetti e da dove (in quello di Roma) erano spuntati dei fili elettrici mentre i colleghi editori stavano inizialmente aprendo il pacco senza pensare ovviamente al potenziale pericolo.
E in questo tempo sospeso, fra tutti noi la tensione cresceva, poiché da dentro la stanza non avevamo notizie degli artificieri. Poi, il responsabile è uscito e ha preteso la chiusura della strada che confina con il nostro stabile, gli esami sul pacco non davano tranquillità e necessitava far “brillare” il plico con una micro-carica.
A quella notizia è sceso di colpo il silenzio tutto attorno, mentre alcuni carabinieri facevano evacuare la zona e sono corsi a bloccare il traffico.
Gli artificieri hanno quindi preso il plico e sono usciti all’aperto posizionandolo in un piccolo parco dietro alla casa editrice e isolando l’area lo hanno fatto brillare.
Il finale lo conoscete, poi è stato il momento delle denunce e del “ricordo” a pensare (come ora) a chi o che cosa possiamo aver fatto per collegare questo atto così grave verso una casa editrice come la nostra che ha il peccato di pubblicare solo innocui e democratici “libri di carta”.
Questo – in grande sintesi – è accaduto e ho atteso questa sera per trovare le parole, spero, più appropriate per dire “Grazie!” ai Sindaci di Argelato e San Giorgio di Piano dove opera la mia casa editrice che mi hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà unitamente a quella delle proprie amministrazioni.
E “Grazie!” a tutti voi che mi avete dimostrato in queste ore una così altrettanto grande vicinanza e amicizia. Tantissimi sono stati infatti i messaggi che ho letto e che ho ricevuto, come tante le telefonate. Tutte, credetemi, che hanno reso meno difficile questo momento così pieno di dubbi e di domande, fra le quali una su tutte “Ma perché?”.
Ci saranno ora le indagini per capire bene i fatti, partendo da un indiziato già individuato.
Sono figlio dell’Arma dei Carabinieri e in loro rimetto da sempre la mia massima fiducia e stima. E anche a loro dico “Grazie dal profondo del mio cuore per la loro professionalità e umanità”.
Il mestiere dell’editore è sicuramente uno fra i più belli, poiché operiamo e viviamo fianco a fianco con la cultura, la storia del nostro tempo e dei secoli che ci hanno preceduto. Conosciamo tanta gente perbene: letterati, studiosi, ricercatori, sportivi, rappresentanti delle istituzioni e gente comune. Ma a volte rischiamo di incontrare persone “poco perbene”, gente che si offende se non gli pubblichi il proprio manoscritto o che ti offendono perché hai editato un libro a “loro” sgradito, non conoscendo “sempre loro” (dovrebbero invece!) la famosa frase della scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”.
I libri non hanno “mai ucciso nessuno”, se uno non è d’accordo con qualcosa che quel singolo volume esprime può criticarlo ma non mettere in gioco la vita di altri.
In molti mi hanno detto “Non abbatterti, mi raccomando. Sei una persona onesta e forte”.
Abbattermi? Non ci penso minimamente! Anzi, sono ancora più orgoglioso del mestiere che svolgo, con – come tutti – i miei pregi e i miei difetti, ma non potrò mai dimenticare venerdì 24 aprile di questo problematico anno 2020, come non dimenticherò mai l’Arma dei Carabinieri che mi ha protetto e tutti voi che mi avete dimostrato anche in una sola parola la vostra amicizia e vicinanza.
Affetti non scontati, medaglie d’oro massiccio che si guadagnano sul campo con la medesima serietà, stima e amicizia che ho cercato sempre di offrire con chi ho condiviso, anche solo per pochi istanti, la mia vita.
“Il futuro – ebbe a dire Eleanor Roosevelt – appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni”, ed io di sogni ne ho da sempre tanti!
Grazie dal profondo del mio cuore a tutti voi”.