“… Le regole sono che c’è qualcuno che da gli ordini e gli altri devono obbedire tanto più quando ci sono difficoltà di questo genere. Questa è una guerra e non può ognuno dire quello che vuole e nessuno di noi ha le verità, io per primo”. Così il sindaco di Imperia Claudio Scajola a seguito della sua decisione di mantenere le restrizioni introdotte lo scorso 13 aprile fino al 3 maggio in contrasto all’ordinanza del presidente della Regione Giovanni Toti. Scajola, dalla sua pagina Facebook spiega alla cittadinanza le motivazioni che lo hanno portato a non allentare la stretta elencando i numeri della pandemia nel capoluogo di provincia.
Coronavirus, Imperia: Scajola contro Toti. “Morti sono 150”
“Questo maledetto virus, che ci ha provocato lutti tra amici, conoscenti, ha dei dati molto complicati anche nella nostra città. Stamattina mi hanno comunicato gli ultimi dati che sono significativi e freschi. Abbiamo ad Imperia 650 persone in isolamento, ci sono 280 positivi in vigilanza attiva nella città di imperia. I nostri morti sono il 127% in più rispetto all’anno scorso, sono intorno a 150. Una situazione molto complicata. Ci sono dei dati nazionali che ci indicano che la curva sta scendendo, in alcune realtà in maniera più forte, in altre regioni e città in maniera non ancora soddisfacente
A Imperia, nella Liguria, nel complesso siamo fra i dati più alti e quindi più lontani. La preoccupazione che dobbiamo avere è per le categorie economiche in difficoltà. Non c’è solo il problema di garantire la salute dei cittadini, ma anche quella di andare incontro a persone in grave difficoltà.
Abbiamo, fra i primi, con molto impegno, dato a 1000 nuclei familiari da 200 a 400 euro. Si sta facendo in queste ore la raccolta delle domande per gli aiuti per gli affitti. Abbiamo aiutato circa 800 persone con supporto psicologico grazie ai nostri servizi sociali. Nella nostra città ci sono oltre 2200 persone sole che sono ultrasettantacinquenni.
Ci sono le vittime di questo virus, che sono gli esercizi commerciali, i negozi, i parrucchieri, i bar i ristoranti, chi aiuta i nostri amici animali. Ci sono tantissimi esercizi commerciali che sono in difficoltà.
Il problema era gestire affinché si potesse aprire il prima possibile, ma nella vita ci vogliono le regole. Le regole sono che c’è qualcuno che da gli ordini e gli altri devono obbedire tanto più quando ci sono difficoltà di questo genere.
Questa è una guerra e non può ognuno dire quello che vuole e nessuno di noi ha le verità, io per primo. Io non posso fare altro, e lo devo fare con coscienza e scrupolo, come sindaco della mia città, di adeguarmi alle regole che da il governo dello Stato che si avvale di scienziati e tutte le sue strutture di collaboratori che sanno come va gestita questa pandemia, questo virus invisibile, tremendo, che cambia di continuo e che fa morti.
Non si può pensare che ogni diversa autorità dello Stato dia norme diverse l’uno dall’altro. Ho parlato con Toti, non c’è nulla di personale, non c’è nessuna polemica, c’è una diversa visione dello Stato. Le leggi prevedono che le regole di gestione di libertà di movimento devono essere dettate dal Governo.
E siccome il Governo ieri ha emanato una direttiva su cui si aprirà la seconda fase, a partire dal 3 di maggio, trovo che non fosse opportuno anticipare di sei giorni alcune cose contro le disposizioni del governo e quindi con il rischio di non dare più certezze a nessuno. Oggi parlavo con un’autorità dello Stato a livello locale che le forze dell’ordine non sanno più cosa fare perché ognuno da disposizioni diverse. Non si può.
Speravo anche io che si potesse aprire prima. Ma mi viene detto dalle autorità, che hanno gli elementi per decidere, che quello è il vademecum da rispettare, che si può riaprire dal 4 secondo quelle disposizioni. Veniamo avvisati con quel provvedimento del presidente del consiglio delle procedure da attuare in questi sei giorni per essere pronti a muoversi bene il 4 di maggio. Non posso che ubbidire e devo fare in modo che queste nuove misure siano preparate per quello che compete al comune di imperia e siano fatte nel modo migliore per iniziare un percorso di ripresa. Mi auguro che questo percorso possa funzionare, che le varie ripartenze ci possano consentire di rinascere nei prossimi mesi.
Ma questo sarà possibile se noi capiamo che ancora un po’ di sacrificio lo dobbiamo fare per stare meglio dopo. Se oggi decidessimo di aprire tutto e tra 15 giorni moltiplicassero i morti e dovessimo chiudere di nuovo tutto, noi saremmo morti, non ci sarebbe più nessuna stagione davanti, saremmo falliti.
Ecco perché, come ho detto al presidente della Regione, non si può comandare in troppi, quando si è in guerra comanda uno solo.
Io so che molti sono rimasti delusi: i negozianti, le mabmme che pensavano di portare i loro bambini nei parchi, e vorrà dire che si organizzeranno in questi giorni con un po’ di sacrificio. Ma se tutto funziona noi avremo davanti una possibilità di rinascita enorme. Il fatto stesso che difficilmente la prossima stagione vedrà dei turisti andare all’estero, perché gli italiani rimarranno qua, e se la nostra terra ha una sensazione di essere sana, di essere accogliente e non avere dei record sul virus, avremo tanti turisti che verranno da noi e potremmo recuperare in parte il danno che abbiamo e avete subito in queste settimane. Questa è la visione che dobbiamo avere davanti.
Quando ci sono difficoltà non si può andare in ordine sparso, il cittadino non capisce più niente e creiamo delusioni e disinformazione che non può che fare male invece che aiutarci a combattere il virus.
Sui mercati aperti?
“La norma prevedeva e prevede che gli alimentari fossero aperti. E allora perché aperti in un negozio e non quelli all’aperto, dove è molto più sicuro? Io non posso che muovermi secondo le regole previste alla normativa nazionale. Se questi dati così negativi, che ci portano a essere un fanalino di coda come provincia, riusciamo a migliorarli con il nostro comportamento, potremmo avere un avvenire molto più positivo.
Noi cercheremo di darvi una mano in tutti modi possibili perché nella ripresa possiate avere tutte le agevolazioni potremo consentirvi.
Facciamo un ultimo sacrificio, stiamo attenti, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri conoscenti, ai nostri familiari, ai medici, agli infermieri, al personale dei supermercati che hanno dovuto lavorare nei posti più esposti e molte volte senza i dispositivi sanitari necessari, dobbiamo anche a loro la riconoscenza per quello che hanno fatto.
Ancora sei giorni li possiamo sopportare se pensiamo di essere guidati al meglio per avere un avvenire migliore.
Dentro di me sento i problemi di ciascuno di voi, dall’esercente, alla mamme, al bambino che vuole andare al parco giochi, all’anziano che non riesce a ricongiungersi ai famigliari. Pensate anche alle persone ricoverate che non possono incontrare i loro famigliari mentre si avviano alla morte. Pensiamo anche a questo e cerchiamo di capire che dobbiamo essere maturi, responsabili, dare l’esempio senza risparmiarsi”.