Un drappo nero davanti ai locali, per mostrare un segno simbolico di dissenso verso la gestione dell’emergenza da parte del Governo, in particolare in vista della riapertura del 18 maggio.
È questa la protesta che metteranno in scena domani, giovedì 14 maggio, i pubblici esercizi della provincia di Imperia. Una forte iniziativa per la mancanza di regole certe e condivise necessarie alla riapertura delle loro attività e per la mancata erogazione di liquidità a fondo perso in grado di mitigare i danni economici causati dal lungo e drammatico lockdown.
Coronavirus, Imperia: “Così non apro”. Commercianti in protesta esporranno drappo nero
Alle 12 in punto, i titolari di bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, stabilimenti balneari, discoteche, si recheranno presso le loro aziende e isseranno simbolicamente, ma con grande forza, un drappo nero davanti al locale o all’interno per manifestare la loro rabbia e preoccupazione alla luce di una riapertura a scatola chiusa, o con regole assurde, che rischia di non consentire la ripresa di un lavoro degno di questo nome e al contrario di aggiungere debito al debito, fino al rischio di fallimento.
L’iniziativa, organizzata dalla Fipe provinciale, sarà manifestata mediaticamente con l’hastag #cosinonapro e con una ondata di fotografie di titolari dei locali e drappi neri che andranno a segnare questa giornata di protesta. Tutti coloro che si sentono oggi in balia di una pericolosa ed irrispettosa incertezza sono invitati a partecipare per dare un grande segnale al Governo da un territorio che vive di turismo, che con le sue componenti dirette e indirette é il prioritario settore dell’Economia provinciale e che deve essere sostenuto con le giuste ed adeguate misure per poter ripartire.
“Si tratta di una protesta a livello provinciale – spiega Enrico Calvi, presidente provinciale FIPE – domani, alcune centinaia di locali esporranno all’entrata del loro locale, a mezzogiorno, un drappo nero, per simboleggiare il dissenso verso la gestione dell’emergenza da parte del Governo.
Da giorni infatti si sta parlando di riaprire le attività da lunedì 18 maggio, ma allo stato attuale, non è stato ancora pubblicato il decreto di aprile e le linee guida per le riaperture, forse, saranno pubblicate venerdì.
Le anticipazioni che sappiamo ci sono arrivate a mezzo stampa, a volte in modo distorto e confuso. Un altro modo di dare il colpo di grazia all’economia del nostro settore.
I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione di marzo. L’unico aiuto alle aziende è stata la possibilità di indebitarsi ancora di più, ma, anche in questo caso, tante domande in banca non sono state ancora accolte.
Un vero Stato civile dovrebbe avere una programmazione con criteri precisi, tempi necessari. Bisognerebbe poter leggere le norme, interpretarle nel modo giusto e avere il tempo di applicarle in vista della riapertura.
I dati sui contagi sono ancora preoccupanti. Dato che la priorità è la salute, mi chiedo come sia possibile poter dire ad aziende “aprite” senza dare linee guida precise con il giusto anticipo, aiuti concreti, prevedere procedure chiare per dipendenti e clienti. Invece, ci danno la responsabilità penale nel caso ci fosse un dipendente che si ammala, considerandolo un infortunio sul lavoro e ci attribuiscono la responsabilità dei controlli sui clienti.
Il documento stilato da Inail e Iss diffuso ieri è un documento tecnico che può subire ancora variazioni prima dell’approvazione.
Tutto ciò è disarmante – conclude – e potrebbe portare a problemi di interpretazione con tutte le problematiche che ne deriveranno. Ci sarà chi riaprirà magari commettendo degli errori a causa della confusione e, oltre alle multe che potrebbero arrivare, ci saranno conseguenze anche dal punto di vista sanitario”.