23 Novembre 2024 08:52

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23 Novembre 2024 08:52

Processo Breakfast: ecco com’è nata l’inchiesta Scajola-Matacena. Nelle motivazioni l’origine dell’indagine

In breve: L'inchiesta poi sfociata nel processo Breakfast ha origine nel 2009, quando la DIA stava lavorando su una ipotesi investigativa di riciclaggio ad opera di esponenti del noto di 'ndrangheta De Stefano.

L’inchiesta poi sfociata nel processo Breakfast, che ha visto la condanna del Sindaco di Imperia, Claudio Scajola, a due anni di carcere (pena sospesa) per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ha origine nel 2009, quando la Direzione Antimafia stava lavorando su una ipotesi investigativa di riciclaggio ad opera di esponenti del noto clan di ‘ndrangheta De Stefano.

Lo si evince dalle motivazioni della sentenza, depositate nei giorni scorsi presso il Tribunale di Reggio Calabria.

Processo Breakftas: la nascita dell’inchiesta

“Nell’ambito dell’indagine era emersa, in particolare, la figura di Matrici Bruno, sedicente Avvocato, il quale, pur non avendo mai conseguito il diploma di laurea, quale componente di un importante studio di commercialisti e di consulenti del lavoro e di Avvocati in Milano, lo studio “MGM” di via Durini 14, risultava intrattenere rapporti con imprenditori reggini” si legge nelle carte del Tribunale.

“Tra questi – si legge ancora – tale Dominique Suraci, poi tratto in arresto nell’ambito di altra operazione di PG per il reato associativo di stampo mafioso, tale Bonè Stefano, coinvolto con il tesoriere della “Lega Nord” Belsito Francesco in operazioni illecite, nonché con tale Paolo Martino, considerato uomo di fiducia del clanDe Stefano con potere di rappresentanza nella Lombardia ed in Francia, per tale ragione condannato a diciassette anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso. 

Nel 2013 si registrano una serie di contatti tra il predetto Bruno Matrici e Ambedeo Matacena, in virtù dei quali si apprende che quest’ultimo aveva necessità di un finanziamento, per sistemare una situazione che riguardava la sua barca, il “Cigno Nero”. Si apprende che l’operazione non va in porto, ma è quella l’occasione per gli investigatori di venire in possesso delle utenze francesi del Matacena, che, opportunamente, vengono poste sotto controllo, dopo il 5 giugno del 2013, data in cui acquista autorità di cosa giudicata la sentenza n.15/2012 emessa in data 18/07/2012 dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria a carico di quest’ultimo per concorso esterno in associazione mafiosa: Matacena, all’epoca, non era più in Italia, ma aveva trasferito la sua residenza a Montecarlo con l’intero suo nucleo familiare. 

Le utenze francesi risultano in uso a Chiara Rizzo, moglie del Matacena e, se pure l’attività di monitoraggio nasce, in prima battuta, al solo scopo di verificare la posizione del prevenuto rispetto all’ordine di carcerazione, disposto in data 6 giugno 2013 dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria — Ufficio Esecuzioni Penali, gli esiti di quell’attività di captazione consentiranno, in seguito, di formulare le ipotesi investigative.

In particolare, i primi esiti di quest’attività intercettiva sono compendiati nell’informativa n.8797 del 15 ottobre del 2013. L’attività tecnica disvela, fin dalle prime battute, l’esistenza di uno stretto rapporto tra Chiara Rizzo e l’On. Claudio Scajola”.

 

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