“Raggiungere un traguardo che nell’immaginario comune era una meta agognata forse già dal primo giorno di lavoro e comunque invidiata ad ogni occasione in cui si vedeva andare in pensione un collega che per lunghi anni aveva condiviso lo stesso servizio, è senz’altro apprezzabile. Sì, servizio, non lavoro, è questa un po’ la differenza sostanziale che caratterizza chi svolge una professione indossando una divisa, perché qualunque sia il colore, la divisa rappresenta una immediata visibilità per il cittadino che la abbina ad un determinata competenza cui derivano specifiche aspettative”.
Queste le parole commosse del vicecomandante della Polizia Municipale di Imperia, Angelo Arrigo, che dopo 39 anni di servizio va in pensione. Arrigo ha lasciato il Comando lo scorso 2 maggio 2020
Polizia Municipale Imperia: dopo 39 anni di servizio va in pensione il vicecomandante Angelo Arrigo
“Forse proprio per questo lasciare un lavoro dopo oltre 39 anni in cui ogni giorno hai indossato una divisa è ancora più impattante perché sai già che da un lato ti mancherà non sentirti addosso quei segni che hai portato per tanti anni e sei anche consapevole che per molti amici e conoscenti sarai un po’ per sempre visto come una persona diversa dal comune; aver poi indossato divise “diverse” nel corso della propria esperienza di vita, da quella del seminarista, a quella del Carabiniere Ausiliario per poi giungere a quella dei “Vigili”, nelle sue variabili succedutesi nel tempo (Vigili Urbani, Polizia Urbana, Polizia Municipale, Polizia Locale), da ancor più l’idea di cosa significa sentirsi addosso un po’ tutte queste divise, cucite sopra l’una all’altra in una esperienza di vita ininterrotta e lunga praticamente 50 anni, in cui i valori appresi e praticati, pur insieme ai tanti errori ed insuccessi, hanno costituito il bagaglio prima di tutto umano e poi professionale cui mi sono sempre ispirato, senza mai pretendere e neanche chiedere, ma prima di tutto fare anche nelle piccole cose, il proprio dovere con umiltà (parola ormai sconosciuta e sostituita da ogni forma di prevaricazione in nome di propri fantomatici diritti che non tengono conto della indispensabile necessità di adempiere ai doveri), con fermezza ma altrettanta attenzione e disponibilità.
Trentanove anni in cui si sono succeduti ben 12 Amministrazioni, con 11 Sindaci e 1 Commissario, con inizio il 1° maggio 1981, dopo essere risultato il primo della graduatoria del concorso, fresco di studi classici e grazie alla preparazione tecnica e pratica degli storici Sottufficiali del tempo (Carnicelli, Tallone, Rossin); a distanza di anni dal concorso, ogni volta che incontravo l’allora presidente della commissione d’esame, il dott.
Di Marco, non mancava mai di ricordare con ammirazione il mio tema sull’origine dei comuni, che avevo iniziato con l’Aristotelica citazione: “ὁ ἄνθρωπος φύσει πολιτικὸν ζῷον”; uomo animale sociale, che racchiude nella scorza degli istinti l’esigenza di socialità, per creare e vivere i legami con i propri simili; frase certamente altisonante, inserita in un complesso contesto filosofico sulla “Politica”, che condensa tutta l’esigenza di socialità dell’essere umano e la funzione più nobile della politica al servizio del bene di una comunità costituita.
Potrebbe sembrare un periodo lungo quello lavorativo, ma visto ora appare come trascorso in un attimo e fare un bilancio appare arduo ma è possibile fissare alcuni passaggi significativi.
I primi tre anni trascorsi ad operare come viabilista, per scoprire ogni angolo del territorio e viverlo sulla strada, seguiti da sei anni svolti nel reparto motociclisti, un servizio allora di élite; gli anni più belli e spensierati, con un gruppo di colleghi che erano prima di tutto amici, con i quali si condividevano momenti tragici come rilievi di eventi infortunistici gravi, servizi disagiati esposti ai ciclici eventi atmosferici senza ricorrere agli automezzi, ma anche lunghe maratone per le strade cittadine e frazionali, orgogliosi del rombo del motore della “Guzzi V50” e della divisa particolare che ci distingueva con i lunghi stivaloni in cuoio ai piedi.
Poi negli anni ’90 la prima esperienza in ufficio e l’impiego nel nucleo Edilizia, costituito appositamente ed operante con un tecnico comunale dell’ufficio Urbanistica, in stretta collaborazione e direzione della Procura della Repubblica presso la Pretura, istituita in quel periodo, competente per i reati in materia edilizia e ambientale, con numerosi sopralluoghi, denunce e sequestri e il riconoscimento delle competenze che avevano comportato deleghe della magistratura per attività anche al di fuori dei confini comunali, una novità assoluta.
Dal 1 gennaio 1992 la promozione a Brigadiere, con inquadramento nella 6° qualifica funzionale a seguito di vincita concorso e il conseguente svolgimento di funzioni di controllo e coordinamento del personale.
Una pagina importante e determinante dal punto di vista professionale, ma con significativi risvolti negativi sul piano umano e dei rapporti interpersonali, quella dal 1993 al 1999, con il Comandante Bogliolo, conclusasi tragicamente, che ha lasciato il segno mai cancellato in tutti noi. Un periodo impegnativo che ha visto una svolta professionale e organizzativa dell’intero comando, ma che ha segnato altrettanto profondamente ogni appartenente. Proprio all’epilogo delle vicende che hanno visto lo scontro tra l’allora Amministrazione Berio, con la conseguente sospensione del Comandante, nel dicembre 1998 mi venivano attribuite con specifico ordine di servizio le mansioni di Istruttore Direttivo/Ufficiale del Settore XII –Polizia Municipale e dal 01/10/2000, a seguito di superamento selezione progressione verticale, la nomina Specialista di Vigilanza-Responsabile di servizio cat. D.
Poi la ricercata normalizzazione con l’arrivo del Comandante Bergaminelli nel 2001.
Nel gennaio 2004 a seguito di vincita di concorso, la nomina a Vice Comandante, funzione esercitata fino ad oggi e mai vissuta come esercizio di potere ma con spirito di collaborazione, disponibilità e comprensione, condividendo le difficoltà organizzative ed operative con l’unico rifiuto di accettare compromessi nei confronti di coloro che non intendevano svolgere con correttezza il proprio dovere.
Rimpianti? …come per ogni importante e lunga esperienza di vita protratta nel tempo credo sia inevitabile al momento di tracciare un bilancio, annotare errori, mancanze, scelte affrettate o mancate…ma volendo fare un’estrema sintesi vorrei citare tre delusioni che riguardano diversi livelli di insoddisfazione professionale:
La prima è relativa alla mancata riforma legislativa della Legge quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale, n. 65 del 1986, da sempre promessa e mai attuata, che lascia irrisolti molti problemi della categoria. Basta vedere l’anno di approvazione per capire come possa essere inadeguata alle esigenze degli appartenenti e all’evoluzione con trasformazione radicale che negli anni è avvenuta con la necessità di affrontare ed adeguarsi ai numerosi compiti ed attribuzioni di competenze, senza veder riconosciute le legittime aspettative non solo economiche ma anche assistenziali e previdenziali.
La seconda, di carattere logistico, la delusione di non aver visto nascere una nuova sede del Comando adeguata e dignitosa per un Corpo di Polizia di un capoluogo di Provincia; un disagio vissuto ogni giorno in cui entrando in ufficio ci si rende conto delle carenze strutturali e di inadeguatezza dell’ambiente di lavoro, disagio che si trasformava quasi in vergogna ogni volta che qualche autorità o collega di altre realtà anche vicine, ci faceva visita, costringendoci a scherzare sulla sistemazione “provvisoria”, ormai risalente a 37 anni fa e le ripetute promesse che solo ora pare abbiano imboccato un’auspicata soluzione positiva.
Ma la delusione maggiore riguarda l’aspetto dei rapporti interpersonali all’interno del Corpo, per i quali sento maggiormente il peso ora che lascio il servizio perché dipende esclusivamente o quasi dalla nostra e mia incapacità di non aver saputo conservare e migliorare quello spirito di Corpo che avevo trovato all’inizio, quando a fronte degli inevitabili screzi e problemi, si trovava sempre il modo di sdrammatizzare per ogni situazione di disaccordo e scherzare sulle prese di posizione di alcuni e sugli aspetti caratteriali di ognuno; da questo punto di vista ricordo le iniziative al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo, ma che contribuivano a farci sentire vicini: l’organizzazione della “Befana di Vigili”, dove ci si trovava con le famiglie per la consegna di doni ai figli; negli anni ‘80 la creazione della squadra di calcio, con il mitico urlo del portiere Semeria Graziano nelle sue uscite al limite dell’area “Miaaa..”, seguita, alla mancata presa, dall’esclamazione “Tuaa..”, rivolta al malcapitato difensore disorientato; i tornei organizzati dai colleghi di Savona, dove venivamo “sorteggiati” immancabilmente nel loro girone perché ritenuti i più “brocchi” rispetto alle altre squadre, salvo poi non essere mai riusciti a vincere negli scontri diretti, con i conseguenti attacchi di bile dell’allenatrice collega savonese; l’organizzazione di corse in bici da Imperia a S. Brigida nel “Memorial Franco Acquarone”, collega scomparso prematuramente; i giochi in piscina…: Il tutto finiva con cene in compagnia, tanta allegria e partecipazione pressoché totale degli appartenenti al Corpo e coinvolgimento delle famiglie.
Purtroppo nel tempo si è perso tutto questo e le poche occasioni di ritrovo sono più per pochi irriducibili e non assolvono più a quella funzione di condivisione e unità di intenti.
Certamente è cambiato il contesto sociale e lavorativo dove sembrano prevalere le esigenze soggettive e non trovare più posto la disponibilità a rinunciare a qualcosa per favorire la comprensione e la condivisione, anzi il motto sembra essere l’invidia e il (pre)giudizio dell’altro, spesso impietoso e prevenuto, per mettere in cattiva luce il collega e creare situazioni di conflitti. Non vuol essere un atto di accusa, al massimo un’auto accusa, per non aver saputo gestire situazioni conflittuali, nonostante la buona volontà, e su questo fronte sentirsi disarmato è la più grande sconfitta.
Momenti significativi in positivo, che hanno visto l’attribuzione di elogi, apprezzamenti ed encomi ufficiali per le più svariate e significative attività quali arresti, servizi in occasioni di eventi sportivi sfociati in disordini, eventi meteo avversi che periodicamente hanno interessato la città, ad iniziare proprio dal 1981, appena assunto, impiegato nei turni continuativi per la deviazione viabilistica alternativa a seguito del crollo del ponte di “Garbella” sulla strada Aurelia; interventi di sgombero locali occupati abusivamente; servizi per eventi straordinari, quali le visite di Presidenti della Repubblica ed altre numerose Autorità di Governo; manifestazioni di rilevanza quali le frecce tricolori, il raduno Alpini, le numerose edizioni delle Vele d’Epoca…ed altri mille impegni che hanno sempre visto ben figurare per impegno e risultati l’intero Corpo.
Volendo riassumere, forse semplicisticamente, ma credo possa rendere il concetto di quello che ho sempre cercato ed inteso perseguire nella mia attività, cito un recente “riconoscimento” verbale, inatteso, da parte di un attuale assessore, con il quale ho avuto scambi di opinioni non sempre concordi ma rispettosi dei diversi ruoli ricoperti, nel corso di una riunione di servizio mi ha detto: “non ho ancora trovato uno che mi abbia parlato male di te”.
Forse questa frase è un riconoscimento molto semplice ma altrettanto profondo che porterò, insieme ad altri mille ricordi, con me perché è proprio questa la funzione che ho sempre cercato di perseguire in ogni attività e situazione in cui la divisa non è mai stata prevaricazione ma continua disponibilità e profondo rispetto di ogni interlocutore, con la continua ricerca di soluzione dei problemi mediante il buonsenso ancor prima del necessario rispetto delle leggi. Non mi sono mai sentito appartenere alla categoria “molti nemici molta gloria”, proprio perché non ho mai inteso che occorra farsi dei nemici per far valere le giuste ragioni.
Anche nei rapporti con i colleghi impiegati del Comune ho sempre cercato e ottenuto grande collaborazione reciproca, privilegiando la ricerca di soluzioni immediate alle varie problematiche e valorizzando l’aspetto dei rapporti interpersonali e mai le prerogative spesso fatte valere da chi indossa l’uniforme.
Concludo con un pò di tristezza nel cuore constatando che lascio l’attività in un momento non facile per tutti a causa di questo tremendo contagio che sembra non aver fine, che impedisce anche lo svolgimento di un saluto conviviale (ma prometto si svolgerà appena possibile).
Come da ogni periodo negativo si riparte con rinnovate energie ed intenti, voglio rinnovare i migliori auspici per il futuro del nostro Corpo, a cui mi sentirò sempre legato pur nella diversità dei rapporti e mai estraneo: senz’altro un nuovo Comando, una soluzione ormai alla portata, ma soprattutto la costruzione giorno dopo giorno di una unità di intenti, che non escluda confronti diretti a viso aperto anche accesi, ma che veda prevalere le scelte migliori per il bene di tutti, senza lasciare strascichi ma accettazione degli indirizzi da portare avanti tutti insieme. Per questo chiedo il dono e il sacrificio di saper rinunciare a qualche piccolo vantaggio personale e tanta disponibilità prima di tutto nell’ascolto e poi nell’accettazione delle opinioni diverse perché è sempre una buona regola non prendersi mai troppo sul serio; diffidare delle verità assolute ed avere la consapevolezza che basta poco per cambiare molto e se la scelta è tra il bene e il male, allora vale davvero la pena di fare il bene, anche poco…perché i rimorsi maggiori non saranno tanto sul male fatto, o gli errori commessi, inevitabili per come siamo impastati di umanità, bensì sul bene omesso.
Mi piace qui ricordare una frase molto diretta che mi diceva spesso mio padre contadino, dal quale ho assimilato la passione per la campagna , ricordando il breve periodo in servizio come Carabiniere in tempo di guerra; l’aveva ricevuta come raccomandazione rivolta da parte del suo Maresciallo Comadante della Stazione di Cicagna: “Arrigo, se cammini zoppicando oggi, domani, dopodomani…camminerai zoppicando tutta la vita!”, proprio questo deve essere l’impegno quotidiano, quello più semplice che si possa immaginare come deambulare, ma se la scelta è il passo giusto anche la strada più insidiosa potrà essere affrontata e percorsa superando ogni ostacolo, magari con difficoltà, ma senza inciampo.
Solo così sarà possibile ritrovare quell’orgoglio di sentirsi appartenenti al Corpo di Polizia Locale di Imperia, per svolgere ognuno la sua piccola ma importante parte di un unico Servizio; solo così tornerà a battere il cuore più forte, seppur doverosamente, unitamente ai tacchi.
Ognuno di voi rimarrà sempre nel mio ricordo.
AD MAIORA”.