“Non abbiamo potuto salutarlo né abbiamo potuto riavere i suoi effetti personali, perché sono stati buttati via”. Lo raccontano con grande amarezza la nipote e la nuora di un 99enne, deceduto durante le settimane di lockdown per l’emergenza Coronavirus, mentre si trovava ospite della Casa di Riposo Imperia, in via Agnesi.
Com’è noto, purtroppo, l’epidemia ha colpito duramente le Rsa in tutta la Liguria. Per via delle misure di sicurezza in vigore le persone anziane non hanno potuto avere al loro fianco i propri cari, senza poterli salutare per l’ultima volta.
È quello che è successo a una famiglia imperiese (si mantiene l’anonimato per motivi di privacy), che ha voluto rendere nota la propria storia nella speranza di avere risposte sulla sorte del proprio congiunto e per spronare altri, che potrebbero aver vissuto un’esperienza simile, a raccontare a loro volta la propria storia.
Coronavirus, Imperia: il dramma di una famiglia per la perdita del nonno
L’amarezza della nipote 17enne
“Nella casa di riposo Imperia, come in tante altre, sono state decine le morti – racconta la nipote in un post su Facebook – Per coronavirus? Per vecchiaia? Per polmonite? Nessuno lo sa. I tamponi agli anziani mica si fanno, perché sono vecchi, devono morire comunque, giusto? Mio nonno era lì dentro, sotto la responsabilità di questi infermieri, che per settimane sono entrati e usciti dalla struttura senza mascherine e guanti.
Mio nonno è morto lì, abbandonato a se stesso, perché non ce lo facevano neanche sentire al telefono, ‘non abbiamo tempo’ dicevano; adesso invece offrono anche il servizio di videochiamata per mettere in contatto i parenti. È deceduto il 29/03, ma l’accaduto ci è stato riferito solo il giorno dopo.
I suoi effetti personali sono stati buttati via, senza comunicarci nulla. Il suo orologio, il suo portafoglio, i suoi occhiali e le sue foto sono stati gettati, perché ‘contaminati dal virus’. Ma come si può parlare di virus se non è nemmeno stato effettuato un tampone?
Avevamo il diritto di sterilizzare i suoi oggetti e riprenderli, in suo ricordo. Avevamo il diritto di sapere la vera causa della sua morte. E avevamo il diritto di fargli sentire la nostra voce, almeno per dirgli che non l’avevamo abbandonato. Ma questa situazione vi ha tolto ogni briciola di umanità, e non la riavrete più indietro”.
Parla la mamma della 17enne
“Mio suocero, 99enne, si trovava in casa di riposo da dicembre – spiega a ImperiaPost – Per 20 anni ha vissuto a casa con noi, siamo sempre stati insieme, per stargli vicino, ma purtroppo per miei gravi problemi di salute, non sono più riuscita ad occuparmene.
Come si sa, a causa dell’emergenza Coronavirus, sono state interrotte le visite dei parenti. L’ultima volta che lo abbiamo visto è stato il 5 marzo.
Successivamente, abbiamo chiamato spesso la struttura per avere notizie. Un giorno ci hanno detto che non stava tanto bene e che era sotto ossigeno. Da lì abbiamo iniziato a chiamare ogni giorno chiedendo se potevano passarcelo, almeno per salutarlo e dirgli che non lo avevamo abbandonato, ma la risposta era ‘non abbiamo tempo’.
Ci avevano detto che stava peggiorando, fino a che un giorno ci hanno chiamato avvisandoci che la sera prima era morto. È stato davvero una terribile notizia per noi. Ovviamente l’età era molto avanzata, ma non abbiamo avuto nessuna spiegazione sulla sua morte, non sappiamo la causa, non ci risulta che abbia fatto un test per il Covid19. Non sappiamo quanti decessi ci sono stati esattamente nella casa di riposo.
Dopo aver fatto passare un po’ di tempo perché la situazione era emergenziale – prosegue – ieri ho chiamato la casa di riposo chiedendo quando saremmo potuti andare a ritirare i suoi effetti personali e, come spiegato da mia figlia, ci hanno risposto che l’Asl aveva detto loro di buttare via tutto. È assurdo, nessuna umanità. Capisco i vestiti, ma non i suoi oggetti. Potevano essere disinfettati o tenerli ‘isolati’ per 2 settimane.
Per mia figlia tutto questo è stato un duro colpo dato che ha sempre vissuto con suo nonno e si è lasciata andare a quello sfogo su Facebook.
Dalla Casa di Riposo abbiamo solo avuto una lettera di cordoglio. Nelle mie chiamate ho chiesto di parlare con un dirigente, ma non ci sono mai riuscita.
Non accuso nessuno, men che meno gli infermieri e gli operatori della struttura che si sono trovati a gestire un’emergenza mai vista prima e senza essere magari protetti loro per primi, ma chiediamo di avere delle risposte.
Invieremo una lettera con raccomandata alla struttura per avere la cartella clinica e abbiamo chiesto spiegazioni all’Asl perché vogliamo sapere se davvero hanno risposto di buttare gli effetti personali”.