“Finalmente Martina sarà contenta, perché è venuta fuori la verità, quella che voleva anche lei”. Lo ha detto ieri, 10 giugno, dopo l’assoluzione in Appello, Luca Vanneschi, uno dei due giovani imputati nel processo per la morte della studentessa genovese, originaria di Imperia, Martina Rossi.
La ragazza perse la vita cadendo dal balcone del 6° piano dell’hotel Sant’Ana a Palma di Maiorca nel 2011. Secondo l’accusa, Martina sarebbe caduta per fuggire ad un tentativo di violenza sessuale da parte dei due imputati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni.
Vanneschi ha parlato per la prima volta pubblicamente dopo 9 anni, in una conferenza stampa, affiancato dal proprio legale. Le dichiarazioni di Vanneschi hanno suscitato un vespaio di polemiche e la vibrante reazione dei genitori di Martina, ieri sera ospiti del programam tv Chi l’ha Visto.
“E’ stato uno schiaffo in faccia sentire queste dichiarazioni – ha dichiarato la madre, Franca Murialdo – Che non nomini più il nome di mia figlia. Che non si permetta”.
Processo morte Martina Rossi: la puntata di Chi l’Ha Visto dopo l’assoluzione degli imputati in Appello
Stefano Buricchi, legale Luca Vanneschi
“Sentenza di assoluzione completa dai capi di imputazione perché il fatto non sussiste. E’ un’immensa soddisfazione personale perché abbiamo lottato contro dei giganti. Contro tutto e contro tutti. Contro le televisioni, contro i giornali, contro gli interventi del Ministro della Giustizia. E’ la vittoria di Davide contro Golia. Questo processo poggiava sul nulla. Non c’era nemmeno uno straccio di indizio. Ho parlato parlato con il mio assistito, che ovviamente si è commosso. ‘Dopo 9 anni è la fine di un incubo’ ha detto. Sono due persone innocenti, che dal 2011, per nove anni, sono state additate come assassini e stupratori e vengono completamente assolte da ogni capo di accusa”.
Pg Luciana Siglitico
“Io sono convinta che le cose siano andate cosi, però nei processi ognuno si fa le proprie convinzioni, le proprie interpretazioni. E vanno rispettate. Io rimango della mia opinione. Anche perché con tutte le menzogne che sono state sicuramente dette, gli imputati non hanno fatto altro che aggravare la loro posizione. Io però rispetto chi la pensa diversamente. Non era un processo facile”.
La ricostruzione della vicenda
Martina e le due sue amiche dopo una giornata al mare decidono di andare a ballare. Dopo la mezzanotte raggiungono la discoteca dove incontrano quattro ragazzi della provincia di Arezzo che stanno nel loro stesso hotel. Tra questi Alessandro e Luca. Sono le 5.30 della mattina quando il gruppo lascia la discoteca per andare a dormire.
Ragazzi e ragazze alloggiano in due ali separate dell’hotel. Per raggiungere le rispettive camere devono passare dalla hall, davanti al portiere. Poco dopo l’arrivo le due amiche di Martina restano nella loro stanza, la 152, e siccome con loro ci sono due dei ragazzi, Martina verso le 6 raggiunge Alessandro e Luca nella 609. E’ vestita e felice.
Eppure neanche un’ora dopo Martina vola nel vuoto, giù dal sesto piano, in mutande, senza neanche i pantaloncini. Che non sono più stati trovati. In Spagna il caso viene subito archiviato come suicidio. Poi la Procura di Genova, la città di Martina e della sua famiglia, riapre le indagini e Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi finiscono sotto processo ad Arezzo, per competenza territoriale, e vengono condannati.
Fondamentale un’intercettazione ambientale fatta dalla polizia giudiziaria ligure in cui i due ragazzi parlano per la prima volta di violenza sessuale senza che nessuno ne abbia ancora fatto cenno. I due ragazzi sembrano tranquilli, si scambiano anche informazioni l’uno con l’altro, ridono e scherzano. Come del resto avevano fatto anche dopo la morte di Martina. Avevano deciso di continuare la vacanza sull’isola spagnola, con tanto di pubblicazioni su Facebook.
I post su Facebook
- Il 6 agosto Luca Vanneschi scrive su Facebook: “delirio, terrore, e di nuovo delirio a Palma…e domani sera torna il renatino”.
- Il 9 agosto, Vanneschi scrive su Facebook: “veramente un’avventura alla Vallanzasca la nostra”.
- Il 9 agosto, Alessandro Albertoni scrive su Facebook: “Abbiamo lasciato il segno”
- Il 9 agosto, Vanneschi scrive su Facebook: “A Palma sono passati i fuori classe!!!!”.
Non solo, su Fb Luca e Alessandro hanno anche pubblicato la scena del film Scarface dove Al Pacino, ferito a morte, cade in una vasca ornamentale proprio uguale a quella dove è finita Martina. Almeno nel film è chiaro il motivo. Nella realtà, invece, tutto resta confuso. Gli avvocati della difesa hanno ipotizzato che Martina fosse impazzita a causa di una depressione, che fosse protagonista di un gioco erotico con i due ragazzi e per ultimo che dopo uno spinello si fosse gettata nel vuoto.
Luca Vanneschi
“Ieri quando Stefano (il legale, ndr) mi ha dato la notizia ho pensato a Martina, subito. Finalmente lei sarà contenta perché è venuta fuori la verità, quella che voleva anche lei. Sono sempre voluto rimanere in silenzio perché volevo aspettare questo momento dell’assoluzione e poi anche per rispetto dei genitori.
Li capisco insomma, non è facile per niente. Ho sempre voluto stare in silenzio proprio per una forma di rispetto. Gli dico di farsi coraggio e di cercare di campare con serenità, anche se so che è difficile. Ma io sono innocente”.
Franca Murialdo, Mamma Martina Rossi
“Fossi stata in aula e lo avessi sentito dire queste cose avrei tirato uno strillo. Ci rendiamo conto, in tutta Italia, di questo tizio qua? Non ha mai parlato, mai. Ha sempre fatto parlare l’altro, perché lui dormiva. Vanneschi nelle sit, a Genova, disse che Martina è stata incastrata da Albertoni fra le reti. Viene a dire ora una cosa del genere? O è pazzo o non so che dire.
Che non nomini più il nome di mia figlia. Che non si permetta. E’ stato uno schiaffo in faccia sentire queste dichiarazioni. Che ipocrisia. Sto zitto per rispetto? Io sono sconvolta. Ti hanno ammazzato la figlia e vivi sereno? Dopo un’assoluzione come quella di ieri? Basata sulle menzogne dell’ultimo momento. E’ un messaggio tremendo per la giustizia”.
Bruno Rossi, Papà Martina Rossi
” Questo ragazzo, che esprime una difficile espressione, una cultura un pò bassa, visto e considerato che nella sua vita dicono che ha fatto il muratore, dovrebbe avere il rispetto del lavoro delle altre persone, delle famiglie, della società. Invece questi concetti, questi valori, non ce l’ha proprio.
Martina, per chi l’ha conosciuta, non solo per chi le ha voluto bene, ma solamente per chi le è stato vicino, era un’espressione di freschezza, era una di quelle persone che faceva della riservatezza il suo modo di vivere. Mai una parola fuori posto, mai una battuta pesante.
Da una parte Martina era questo, dall’altra era una ragazza che sapeva scrivere, che sapeva disegnare, che faceva sport. L’unica problema che aveva avuto era un primo amore contestato, come lo abbiamo avuto tutti. Questo ragazzo le aveva dato tutto, aveva 16 anni, e per lei era stato davvero un problema. E questo problema se l’è portato dietro.
Martina era questa. Accettare quello che viene detto adesso, e pensare che il suo onore, il suo modo di essere, il suo modo di vivere, vengano messi in discussione è una cosa insensata“.
La verità è che Martina voleva vivere, voleva venire grande, disegnare, diventare architetto. Questa sentenza ha messo in libertà due persone che insieme ad altre due rischiano di continuare una produzione di una cultura bassa. Di una cultura di chi va in ferie per bere, per trovare occasioni non normali”.