“Nuovo evento critico nel carcere di Sanremo – annuncia il SAPPe liguria – nel primo pomeriggio di ieri (20 giugno) gli occupanti di tre celle, poco meno di 10 detenuti nord africani, per motivi al vaglio investigativo della Polizia Penitenziaria, sono venuti in colluttazione tra di loro usando tutto ciò che poteva essere utilizzata come arma, come sgabelli. Comunque il personale è riuscito a dividere le opposte fazioni e rinchiuderli nelle rispettive celle evitando che la situazione degenerasse ulteriormente e, quindi, senza conseguenze per nessuno. Ora auspichiamo – continua il SAPPe – che la Direzione intervenga applicando il procedimento disciplinare e anche penale”.
Della stessa opinione anche il segretario regionale Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Rocco Roberto Meli.
Ad aumentare il rischio di criticità a Sanremo, 270 detenuti invece dei 230 previsti, è la possibilità offerta ai detenuti di vivere con le celle aperte, quindi liberi di circolare all’interno del loro reparto, così – afferma LORENZO segretario del SAPPe ligure –si amplifica il pericolo che viene originato da una popolazione detenuta particolarmente esagitata oltretutto poco può fare la Polizia Penitenziaria con le poche unità in servizio che ce la mettono tutta per garantire la sicurezza ed incolumità; è bene ricordare che la Polizia Penitenziaria non ha in dotazione strumenti per sedare situazioni simili. Sicuramente la pistola TASER sarebbe servita, il solo sapere che tale dispositivo è nelle disponibilità, già sarebbe un elemento di persuasione.
E’ indiscutibile – denuncia LORENZO – l’escalation negativa quanto pericolosa della gestione delle carceri liguri, ormai contraddistinti giornalmente da eventi critici come aggressione al personale, risse, autolesionismi, ecc. portati a compimento da una popolazione detenuta sempre più predisposta al rigetto delle regole penitenziarie. Quindi cosa si aspetta a rivedere il sistema penitenziario, serve una rivisitazione che consenta in primis la possibilità ai detenuti stranieri (circa il 30%) di scontare la pena nei loro paesi d’origine, oltre a NON detenere in carcere soggetti altamente psichiatrici che poco o nulla assimilano del processo rieducativo collegato alla detenzione.
L’umanità della pena – conclude LORENZO – non è certamente quell’attuale, oggi è garantita dalla Polizia Penitenziaria, per questo è necessario un potenziamento dell’organico e con la dotazione di strumenti tecnologici. Senza la Polizia Penitenziaria il pianeta carcere crollerebbe”.