24 Novembre 2024 06:01

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24 Novembre 2024 06:01

Fallimento Tradeco: arrestati i fratelli Columella. L’accusa è bancarotta/I dettagli

In breve: I fratelli Columella sono accusati di bancarotta e reati tributari nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza.

Ricordate la Tradeco? Dopo il fallimento, nel 2018, sono arrivati gli arresti domiciliari per i fratelli Saverio e Michele Columella. Per la società pugliese, che per diversi anni, tra mille polemiche, ha gestito il servizio di raccolta rifiuti nel comprensorio imperiese, un epilogo buio.

Tradeco: arrestati i fratelli Columella

Nel dettaglio, i fratelli Columella sono accusati di bancarotta e reati tributari nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Bari, Nucleo di polizia economico-tributaria, e coordinata dal Procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal Pm Francesco Bretone.

L’inchiesta vede indagate in totale sette persone. Oltre all’arresto, ai fratelli Columella sono stati sequestrati beni per circa 14 milioni di euro. 

Secondo le accuse, nonostante la Tra.de.co si trovasse in “grave crisi di liquidità”, in un cronico stato di insolvenza, con bilanci, con utili esigui e in perdita dal 2013, ad eccezione del 2015″ e con “una esposizione debitoria rilevante soprattutto nei confronti dello Stato e degli Enti previdenziali“, gli indagati “ponevano in essere distrazioni di risorse finanziarie, in danno della massa di creditori cagionandone anche per effetto di operazioni dolose il fallimento della società”.

La Tradeco, lo ricordiamo, ha gestito il servizio di raccolta rifiuti nel Comune di Imperia fino alla rescissione consensuale del contratto, avvenuta durante l’amministrazione Capacci.

La rescissione ha avuto pesanti strascichi giudiziari, sfociati nella causa civile che vede contrapposti la società di Altamura, gli ex lavoratori e il Comune di Imperia per il mancato pagamento di Tfr e tredicesime.

La querelle giudiziaria è attualmente in attesa del giudizio della Cassazione a seguito del ricorso contro la sentenza con la quale il Tribunale di Imperia, nel febbraio 2018, ha annullato le ordinanze che intimavano al Comune di Imperia di saldare le spettanze arretrate ai 53 ex lavoratori della ditta pugliese (per un totale di circa 300 mila euro)

 

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