Da un professionista al suo collega di ufficio. Ha fatto poca strada l’incarico di collaudatore dei lavori di sistemazione di piazza Parasio, piazza della Chiesa Vecchia, via Parasio, via delle Carceri e via Vianelli, un tempo nella disponibilità dell’architetto e consigliere comunale Fiorenzo Marino e ora assegnato al collega di ufficio, l’ing. Michele Rovere.
Marino, che si era visto assegnare l’incarico nel 2011, si è dimesso il 16 luglio scorso per incompatibilità, vista l’elezione in consiglio comunale. Una rinuncia a dir la verità fuori tempo massimo visto che Marino era già subentrato in consiglio comunale il 20 febbraio del 2012 nel corso della Giunta Strescino in luogo del dimissionario Paolo Verda, nel frattempo passato alla presidenza dell’A.R.T.E. Per oltre un anno, dunque, Marino ha rivestito l’incarico in condizione di incompatibilità senza però dimettersi. Una volta formalizzata la rinuncia, l’incarico è stato affidato al suo collega di ufficio e in molti hanno storto il naso. Nulla di illegale, sia chiaro, l’affidamento diretto è previsto dalla legge per gli incarichi con un compenso inferiore ai 40 mila euro, e in questo caso il budget è pari a 7 mila euro, ma c’è chi ritiene eticamente scorretta la scelta dell’ente comunale.
Raggiunto telefonicamente da “ImperiaPost”, il vice sindaco Giuseppe Zagarella ha replicato cosi alle polemiche: “Fiorenzo Marino ha deciso di risolvere ogni tipo di incompatibilità, anche presunta. L’ing. Michele Rovere divide solo i muri con Marino, ma i due professionisti hanno due partite Iva diverse. Rovere è un professionista capace che possiede tutti i requisiti e che non ha mai lavorato per il Comune di Imperia. Sotto una certa cifra possiamo assegnare gli incarichi professionali a nostra discrezione. In questo caso la vicinanza con Marino potrebbe essergli d’aiuto in quanto conosce la pratica. Abbiamo deciso di attingere agli elenchi dei professionisti abilitati che lavoreranno per il Comune a rotazione così da permettere a tutti i professionisti e non sempre ai soliti, come succedeva in passato, di lavorare”.