Lucio Sardi, esponente di “Sinistra Italiana” ad Imperia, interviene con una nota stampa per contestare duramente il “bonus privatizzazione”, auto-attribuito dal Cda dell’ISAH.
Isah: bonus privatizzazione, la rabbia di Lucio Sardi (SI)
“In queste settimane i lavoratori autonomi e gli imprenditori, duramente colpiti dalla crisi economica causata dall’epidemia del virus covid-19, hanno dovuto districarsi nelle procedure e nelle verifiche del diritto all’ottenimento dei contributi erogati dallo Stato a sostegno del loro reddito.
Come è normale che sia, dovendo a volte anche scontare i limiti e i ritardi della burocrazia italiana, lavoratori autonomi e imprenditori hanno quindi diligentemente fatto richiesta, sottoponendosi alle regole previste per gli aiuti e assumendosi gli impegni e le responsabilità che ogni cittadino ha verso lo Stato, anche quando ottiene un aiuto.
Perchè dal momento che lo Stato rappresenta tutti e le sue risorse sono di tutti, chi riceve un aiuto deve assumersi la responsabilità del fatto che questo gli spetti, che si tratti di un sussidio per l’emergenza covid-19 o dell’esenzione dai ticket sanitari.
Questa regola di responsabilità sociale non vale però quando si entra nel campo privato o meglio privatistico, anche quando si tratta di una realtà che in precedenza aveva invece un inquadramento pubblico.
Scorrendo le informazioni riportare sul sito internet dell’Isah, ente recentemente oggetto di privatizzazione, si scopre infatti che il suo consiglio di amministrazione si è auto-attribuito un “bonus privatizzazione”, attraverso un emolumento tutt’altro che simbolico, visto che è pari a 2.000 € mensili per il presidente, 666,66 € per il vicepresidente e 200€ a seduta per gli altri componenti del consiglio.
Ricordiamo che quando Isah era un ente pubblico, proprio per la sua natura di bene comune, era previsto il divieto di erogazione di compensi per i suoi amministratori.
Qualche malpensante, tra cui anche noi, aveva perciò ipotizzato che una delle motivazioni della pervicace determinazione dell’allora (ma anche attuale) presidente Pugi e dell’allora membro del consiglio ed attuale vicepresidente, a portare a compimento la privatizzazione nonostante le forti resistenze dei dipendenti e di qualche forza politica (tra cui sempre noi), fosse anche quella di potersi garantire un compenso.
Alla prova dei fatti constatiamo, purtroppo, di non essere stati smentiti.
A ricompensa dei meriti per la “meritoria” battaglia combattuta dal presidente Pugi, spalleggiato e protetto dal sindaco Scajola, per trasformare un pezzo del patrimonio pubblico sanitario in un privato “orticello” con regole di gestione più snelle e minori diritti per i lavoratori, gli stessi amministratori (in parte autonominatisi grazie ad una curiosa clausola statutaria) si sono quindi coerentemente auto attribuiti un bel bonus economico.
Non essendo più costretti a confrontarsi con l’interesse pubblico, gli amministratori hanno potuto decidere il diritto e l’entità del proprio emolumento, che ovviamente poichè “hanno a cuore” e si daranno merito di aver garantito l’equilibrio dei conti dell’ente, sarà sicuramente compensato con il calo degli stipendi che spetteranno ai futuri dipendenti assunti senza più i diritti né i livelli retributivi garantiti dal contratti di lavoro che, essendo Isah un ente pubblico, in passato doveva applicarsi.
Ai dipendenti di Isah che hanno combattuto contro questa insensata operazione, che in parte sono stati ricollocati ma con mansioni che ne hanno umiliato le professionalità, in parte sono stati indotti al licenziamento e in parte sono rimasti “intrappolati” nell’ente grazie alle false promesse di ricollocazione da parte della Regione fatte dell’assessore Viale, al danno si è aggiunta la beffa.
Per tutti i Liguri che hanno a cuore la gestione pubblica dei servizi, in particolare di quelli sanitari, tale vicenda sia un monito a riflettere su ciò che rappresenta il processo di privatizzazione della sanità tanto caro alla giunta Toti”.