13 Novembre 2024 10:14

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13 Novembre 2024 10:14

Imperia: DDL omotransfobia, parlano le attiviste di “Non Una di Meno”. “Legge liberticida? È l’opposto. Riconoscimenti in ritardo di 20 anni”

In breve: L'opinione delle attiviste "Non una di Meno" sulla manifestazione contro il DDL sull'omotrasfobia.

Se sapessero leggere non perderebbero tempo in buffonate in piazza!“. È questo il commento di Non Una Di Meno Ponente Ligure sulla manifestazione “Restiamo Liberi” che si svolgerà a Imperia domani, sabato 11 luglio, in piazza Nino Bixio, promossa da Sentinelle in Piedi, Pro Vita & Famiglia, e altre associazioni, contro il DDL Zan sull’omotransfobia. 

Imperia: manifestazione contro DDL San sull’omotransfobia, parla Non Una di Meno Ponente Ligure

““La legge che spaventa i vescovi” e affini, se sapessero leggere non perderebbero tempo in buffonate in piazza!

Può succedere oggi che presentando un Ddl con un testo tutto sommato moderato (e frutto di più di un compromesso finalizzato alla veloce approvazione) e che si pone obiettivi minimi per sopperire a vergognose lacune che durano da un quarto di secolo, ti trovi a venire accusato di essere fautore di un colpo di mano liberticida, discriminatorio (il randello stavolta è l’articolo 21 della Costituzione) proprio quando il tuo intento era esattamente l’opposto.

È quello che in soldoni sta accadendo al Decreto-Legge Zan, meglio noto come legge contro l’omo e la transfobia, il cui cuore punta a modificare gli articoli 604 bis e 604 ter del Codice penale, inglobando insieme alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi anche quelli di orientamento sessuali o d’ identità di genere.

La CEI, che insieme ai gruppi Pro Vita ha inalberato subito gli scudi, deve o aver letto troppo affrettatamente il testo con relative modifiche o, peggio, averlo mal compreso, perché ad essere punito è in realtà chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione e violenza senza che si intervenga in nulla sulla questione della propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio.

Un oculato espediente giuridico infatti grazie alla locuzione “in fine”, con riferimento alle lettere a e b del primo comma dell’articolo 1 delle modifiche dell’articolo 604 bis del Codice penale, mantiene la tutela del reato di propaganda per la questione etnica escludendo invece la stessa per la comunità LGBT che verrebbe difesa solo in presenza di istigazione a commettere o a commissione di atti discriminatori.

L’evidente passo in avanti del Decreto-Legge risiede invece nel riconoscimento giuridico della vulnerabilità delle persone LGBT, nel patrocinio gratuito alle vittime di omotransfobia (art. 4), nel percorso di recupero degli omofobi, nell’istituzione di un percorso culturale contro l’omotransfobia, nella creazione di un fondo per i centri antidiscriminazione.

Per concludere quel minimo di rispetto, civiltà e tutela, che sono venticinque anni (era nel ’96 con il primo tentativo di Vendola allora deputato di Rifondazione Comunista) che tardiamo a inserire nel nostro ordinamento. Checché ne dicano CEI e affini, quindi molto rumore per nulla”.

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