23 Novembre 2024 08:05

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23 Novembre 2024 08:05

Imperia: “Papà morto di Covid in ospedale. I suoi effetti personali sono spariti”. Il dramma di Christina e Tiziana. “Abbiamo sporto denuncia. Erano gli ultimi ricordi”

In breve: Entrambe hanno deciso di sporgere denuncia nel tentativo di fare chiarezza sulla sparizione degli effetti personali dei defunti.

“Papà ha abbandonato la chat”. È la notifica che in questi giorni i parenti di alcuni defunti per Coronavirus hanno ricevuto sul proprio smartphone nelle chat di famiglia di WhatsApp, dal numero di telefono del proprio caro che non c’è più.

Si tratta di una notifica automatica generata dal fatto che, dopo 120 giorni di inattività, gli account WhatsApp vengono eliminati.

Uno spiacevole episodio che riapre la ferita vissuta dalle famiglie durante l’emergenza Coronavirus. Oltre al dramma di perdere un proprio caro, senza poterlo salutare per l’ultima volta, per via delle norme anti contagi, molti parenti, infatti, non sono mai riusciti a riavere indietro gli effetti personali (tra cui appunto gli smartphone).

È quello che è successo alle imperiesi Christina Ghersi e Tiziana Amoretti, le quali hanno perso il proprio padre nel mese di aprile, dopo un doloroso calvario. Entrambe hanno deciso di sporgere denuncia nel tentativo di fare chiarezza sulla sparizione degli effetti personali dei defunti.

Imperia: spariti effetti personali dei deceduti per Covid

Nei mesi scorsi, molti dei parenti dei defunti da Coronavirus hanno manifestato la propria amarezza nel non aver potuto riavere indietro gli effetti personali dei propri cari deceduti in ospedale o case di riposo (qui la testimonianza di una famiglia), un dolore che si aggiunge alla perdita e al fatto di non averli potuti salutare per l’ultima volta, a causa delle normi anti Covid.

Anche Christina Ghersi e Tiziana Amoretti hanno vissuto questa esperienza e hanno deciso di sporgere denuncia per far luce sulla situazione.

Christina Ghersi

Mio padre Bruno Ghersi è mancato di covid il primo aprile 2020 all’Ospedale Borea di Sanremo dopo 23 giorni di coma  – racconta Christina a ImperiaPost – Aveva 72 anni ed era un uomo di campagna, in forma. In pochi giorni lo abbiamo visto peggiorare drasticamente tanto da non poter più mangiare da solo. L”8 marzo lo abbiamo portato in ospedale, lo abbiamo salutato e non lo abbiamo più rivisto. È entrato in coma e il primo aprile è morto. 

Abbiamo provato a riavere i suoi effetti personali (in particolare i due cellulari), ma erano spariti.

Quando era in coma ci avevano detto che i suoi oggetti erano in cassaforte, quando però è mancato, al telefono ci hanno detto che non avevano nulla di suo, che avevano cercato ovunque. Abbiamo anche inviato un’email per chiedere notizie alla quale ha fatto seguito una telefonata della direzione sanitaria in cui dicevano che non avevano trovato niente, che avremmo potuto prendere appuntamento per riprovare a chiedere. 

È stato un brutto colpo ricevere la notifica “Papà ha abbandonato” nel gruppo WhatsApp che avevamo io, mio fratello e mio padre. Abbiamo capito che si tratta con ogni probabilità di un meccanismo automatico, ma ha riacceso il dolore per non aver potuto nemmeno riavere i suoi effetti personali, che rappresentavano gli ultimi ricordi, senza nemmeno sapere che fine hanno fatto. 

La stessa cosa è successa a mia suocera. Anche lei è mancata il 7 aprile, dopo 2 settimane di malattia, e i suoi effetti personali sono spariti. È stata recuperata solo la fede.

Comprendiamo che è stato un periodo molto difficile e complesso per la sanità e avremmo potuto capire se ci avessero detto che, per rischio contaminazione, avrebbero dovuto distruggere i vestiti. Capiamo meno gli oggetti come i cellulari, dato che potevano essere messi in una busta e poi disinfettati da noi. In ogni caso, anche se così fosse, avrebbero potuto avvisarci. Invece, non sanno dove sono finiti. Per questo abbiamo deciso di sporgere denuncia, non perché pensiamo che qualcuno li abbia presi, ma almeno per fare chiarezza”.

Tiziana Amoretti

“Ho avuto una storia simile a quella di Christina. Mio padre Ivo, 76enne di Chiusanico, è stato ricoverato qualche giorno prima del suo, è andato in rianimazione e dal 6 marzo più visto. Prima ci eravamo sentiti per messaggio, poi è rimasto solo il contatto con i dottori di Sanremo, finchè è morto il 27 aprile.

Mi hanno chiamato quel giorno per comunicarmi la notizia e mi hanno detto di andare 2 giorni dopo a ritirare gli effetti personali (cellulare e occhiali da vista), ma avrei dovuto prima chiamare. Dopodiché, mi hanno richiamato spiegandomi che nel frattempo era cambiata la procedura e di chiamare il giorno dopo un altro ufficio. Quando ho chiamato, però, non avevano notizie della roba di mio padre. Così ho richiamato in ospedale, e da alcune verifiche mi hanno detto che non c’era nulla a nome di mio padre.

In seguito ho mandato un’email alla direzione sanitaria, che “non sono stati reperiti oggetti appartenenti al paziente”. 

Arrabbiata, ho deciso, circa un mese fa, di sporgere denuncia per furto ai Carabinieri di Diano Marina per fare chiarezza.

In questi giorni, anche io ho ricevuto sul gruppo di famiglia di WhatsApp la notifica “Papà ha abbandonato”. È stato un duro colpo. In seguito ho capito che si tratta di un meccanismo automatico per l’inattività dell’account, ma sta di fatto che il cellulare, così come gli occhiali, non ci è stato mai restituito. Non dico che siano stati rubati, ma potevano avvisarci, dato che si trattava degli ultimi ricordi che avevamo”.

 

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