Ricordate Giuseppe e Alice, i due imperiesi che, nel pieno della pandemia da Coronavirus, si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a raccogliere e distribuire cibo e beni di prima necessità ai più bisognosi?
Ecco, a distanza di quasi 6 mesi, non si sono mai fermati e continuano ad aiutare decine e decine di famiglie, donando pasta, condimenti, pane, frutta, omogeneizzati, vestiti e molti altri beni messi a disposizione dal Conad di Caramagna e da singoli benefattori.
Imperia: Giuseppe e Alice, la solidarietà ai tempi del Coronavirus
ImperiaPost ha incontrato Giuseppe Fici, artigiano edile, per farsi raccontare come lui e Alice Grossi, panettiera, hanno vissuto questi mesi di solidarietà.
Per chi avesse bisogno, la consegna della spesa viene effettuata il sabato mattina dalle 10 alle 12, presso i locali messi a disposizione dai frati Cappuccini di piazzaRoma. La verdura e la frutta vengono esposte tutte le mattine sul banchetto sotto al porticato del convento.
Per maggiori informazioni o per sostenere l’iniziativa è possibile contattare Giuseppe al 340 8448539 e Alice al 336 3746413.
Giuseppe Fici
“All’inizio non sapevamo come gestire tutta la situazione perché c’era tanta gente che aveva bisogno. Poi, piano piano, siamo riusciti a gestirla abbastanza bene, grazie alla direttrice del Conad Eva Dominici, che ci ha fornito tanti beni.
Non ci siamo mai fermati, ancora adesso. I frati ora ci hanno dato a disposizione un locale e andiamo avanti con il cibo fornito dal Conad, poi ci sono persone che portano sacchetti, offerte e andiamo avanti.
Come hanno reagito le persone?
“Sono venute subito tantissime persone e continuano ad arrivare, ci chiamano di continuo. Noi facciamo quello che possiamo, nel nostro piccolo, tutto quello che lo facciamo lo facciamo con le nostre forze”.
Chi sono le categorie più colpite?
“Tutti, sia famiglie che persone sole, anziani. C’è tanta gente che ha bisogno”.
C’è qualche episodio che vi ha colpito particolarmente?
“Ci sono state tante emozioni. Le vicende che ti colpiscono di più le provi quando arrivano le mamme con i bambini piccoli e non sanno come comprare omogeneizzati, pappe, pannolini. Allora con le offerte li andiamo a comprare noi.
Ci sono tante situazioni difficili. L‘altro giorno c’erano due italiani marito e mogli di circa 60 anni e non sapevano cosa mangiare. Così gli abbiamo dato qualcosa noi e qualcosa i frati. Sentivi proprio che avevano bisogno, poverini”.
C’è ancora molta preoccupazione per il virus? E per la crisi economica?
“Per entrambe le cose. Tanta gente ha paura che magari in autunno ritorni il virus e che non possano più tornare a lavorare. Le persone sono preoccupate seriamente”.
Quante persone aiutate ogni giorno?
“Quando c’era il boom, quei due mesi difficili, arrivavamo a 40 famiglie a settimana. Adesso circa 15 a settimana sicuramente. Di più non possiamo fare perchè non abbiamo abbastanza roba. All’inizio portavamo anche le buste a casa, ora lo facciamo solo per gli anziani in difficoltà.
Tanta gente ogni volta che ci vede ci continua a ringraziare e ci fanno i complimenti per il lavoro che stiamo svolgendo con Alice. Questo vuol dire tanto per noi”.
L’intervista a Giuseppe Fici
Gaia Ammirati