23 Novembre 2024 16:39

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23 Novembre 2024 16:39

Regionali 2020, Imperia: mercoledì 9 settembre le “6000 Sardine Ponentine” in treno a sostegno dei giovani. “Nessuno ha il coraggio di investire davvero su di loro”

In breve: Così in una nota stampa Claudio Mastrantuono, portavoce delle 6000 Sardine Ponentine.

“Non stiamo descrivendo un nostro flop annunciato. Siamo sicuri che come una tifoseria di calcio in trasferta, se mercoledì sul treno, invitassimo tutti quelli che vogliono protestare e inveire verso qualcuno o contro qualche cosa, probabilmente non riempiremo magari un treno intero, ma ci sarebbe molta più gente. Invece noi Sardine abbiamo scelto e continuiamo puntare sui giovani. Sui giovani del nostro territorio. Sul nostro futuro – Così in una nota stampa Claudio Mastrantuono, portavoce delle 6000 Sardine Ponentine.

“Quindi mercoledì al nostro evento parteciperà, molto probabilmente, poca gente e ci sarà nessuna attenzione da parte dei giornalisti e mass media. Non è furbina né questa lettera né la volontà di far stare insieme, per qualche ora, alcuni giovani e politici in campagna elettorale. Domandare perché la politica non prende coscienza dell’allontanamento che ha generato tra i giovani e non prova a invertire rotta, non è né furbino né demagogico.

Perché la risposta purtroppo è semplice e alla portata di tutti: oggi ci sono più over 60 che under 30 e la partecipazione al voto degli under 30 è considerato variabile e imprevedibile. Nessuno ha il coraggio di investire davvero su quella parte della popolazione, perché è meno numerosa e porta meno consenso.

Gli anziani nel nostro territorio possiedono una ricchezza sbilanciata e in continuo aumento rispetto a quella dei più giovani, che invece continua a ridursi, eppure non facciamo altro che sentir parlare di pensioni e di investire risorse e forze lavoro per la popolazione anziana.

Se la politica cominciasse davvero dai giovani loro si sentirebbero coinvolti, vorrebbero partecipare. Questi due punti hanno una cosa in comune: il fare qualcosa perché piace di più a qualcuno, porta più lettori o porta più voti. Se tutti i cittadini, politici e giornalisti, cominciassimo a ragionare nell’ottica di ciò che serve e meno nell’ottica di ciò che piace, forse, la politica avrebbe una chance in più di coinvolgere una generazione disillusa e disincantata come la loro…come la nostra. Sartre diceva che “Il segreto del successo sta nell’avere un progetto di vita e poi seguire le istruzioni”.

Questo oggi però non è più possibile e la disillusione e il senso di impotenza che ne derivano accentuano il senso di solitudine che è presente in ciascuno di noi e soprattutto nei giovani, consapevoli di non poter impiegare nel mercato del lavoro il loro talento e le loro potenzialità. È per questo che desideriamo convincere i giovani a prendere con noi il treno mercoledì. È per questo che saliranno pochi giovani sul treno. A forza di trattarli come un ulteriore fardello sociale, i giovani hanno smesso di essere inclusi in un discorso relativo alla promessa e prospettiva di un futuro migliore. Essi vengono invece considerati parte di una popolazione smaltibile la cui presenza minaccia di richiamare alla mente memorie collettive rimosse della responsabilità adulta.

Di fatto, i giovani non sono inequivocabilmente “vuoti a perdere”. Ciò che li salva purtroppo dallo smaltimento definitivo – se non altro – e assicura loro una qualche quota di attenzione da parte degli adulti, è il loro contributo attuale e ancora più potenziale alla domanda di consumo, preferendoli con un bicchiere di spritz in mano…e, in periodo di campagna elettorale, anche se poche, quali appetibili crocette su una scheda elettorale.

Noi almeno ci proviamo a reagire e innescare virtuosi processi “di senso” e investire nel futuro della nostra provincia che, ricordiamo, rimane sempre nelle ultime posizioni della classifica nazionale della “Qualità di vita”, rendendo il nostro territorio gracile e fondamentalmente vecchio. Tutto ciò influenza la prospettiva esistenziale dei giovani, rendendola quanto mai debole, percepita dagli stessi interessati come priva di un centro, in balia degli eventi, senza che si possa stabilire e conservare saldamente il carattere delle scelte fondamentali che la rendono ciò che è: una prospettiva appunto”.

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