26 Dicembre 2024 21:18

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LA SVOLTA. REQUISITORIA DEL PM, LA MANCATA REGISTRAZIONE ALL’HOTEL PICCOLO PARADISO:”HO ACCETTATO, DICEVANO CHE ERA MAFIOSO”

In breve: Riprende nel pomeriggio la seconda parte della requisitoria del pm Giovanni Arena nell'ambito del processo anti 'ndrangheta "La Svolta" che spiega nel dettaglio l'episodio di violenza privata ai danni della signora Carla Bottino, titolare dell'albergo "Piccolo Paradiso" a Vallecrosia

PROCESSO LA SVOLTA  (203)

Imperia. Riprende nel pomeriggio la seconda parte della requisitoria del pm Giovanni Arena nell’ambito del processo anti ‘ndrangheta “La Svolta” che spiega nel dettaglio l’episodio di violenza privata ai danni della signora Carla Bottino, titolare dell’albergo “Piccolo Paradiso” a Vallecrosia.

Nell’agosto del 2010, come racconta il pm, Vincenzo Marcianò è partito da Gioia Tauro insieme a Gianluca Piromalli, Cosimo Romagnosi e Giuseppe Ciurleo, identificati durante un controllo della polizia stradale su indicazione del nucleo investigativo.

Proprio in occasione di questi giorni di permanenza Vincenzo si è lamentato con il padre per i soldi spesi per alloggiare i tre ragazzi, ma faceva capire che era quasi in obbligo visto il legame dei tre con il clan Piromalli. In seguito alla sistemazione dei tre nell’albergo “Piccolo Paradiso”, Giuseppe Marcianò, parlando con Luca Piromalli, si dimostra preoccupato che i ragazzi potessero essere riconosciuti dalle forze dell’ordine e hanno così chiesto alla titolare dell’hotel, Carla Bottino, di non registrare i nomi dei tre.

Una volta interrogata la donna, secondo quanto racconta il pm Arena, ha inizialmente negato di aver avuto ospiti persone provenienti dalla Calabria e, dopo un intero pomeriggio la donna ha ammesso che Vincenzo Marcianò le aveva chiesto la disponibilità per una stanza per i suo tre cugini provenienti dalla Calabria e di registrare il tutto a suo nome che poi avrebbe pagato suo padre. La donna, dopo un iniziale rifiuto ha accettato e, secondo quanto spiega il pm Arena, Carla Bottino ha dichiarato di aver avuto paura per le possibili ritorsioni derivanti dal fatto che Giuseppe Marcianò era conosciuto come un mafioso e che doveva portargli rispetto.

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