“Tra medici e infermieri c’è un senso di omertà che non è dovuto alla mancanza di coraggio ma perché c’è un clima di intimidazione”. Sono queste le parole di Mauro Manuello, portavoce degli attivisti che oggi si sono riuniti davanti all’Ospedale di Imperia per un sit-in di protesta contro la realizzazione dell’Ospedale Unico a Taggia.
I presenti, circa 40 attivisti, hanno esposto grandi striscioni per una lunghezza di 80 metri rimarcando la propria contrarietà sul progetto dell’Ospedale Unico di Taggia. “No Ospedale Unico, no alle privatizzazioni”, si legge sugli striscioni.
A Imperia il sit-in contro Ospedale Unico: parla Mauro Manuello, portavoce attivisti
“Abbiamo deciso di fare questa manifestazione senza la mediazione di circoli o associazioni. Avevamo già detto l’anno scorso che avrebbero privatizzato il Barellai. Ora stanno privatizzando Bordighera, Albegna. C’è una privatizzazione selvaggia. Lo Stato di diritto abdica alle sue funzioni e si arrende al privato. Se i privati sono più bravi allora privatizziamo tutto, anche le scuole, la Polizia, i Carabinieri. Ci sono liste di attesa lunghissime, ma se ti rivolgi a un centro privato c’è subito posto. È una vergogna.
Dobbiamo portare la protesta in mezzo alla gente. Facciamo un appello alla Regione, ai partiti che hanno detto di sì al progetto, c’è di mezzo Forza Italia, il PD, la Lega, parte dei Cinque Stelle. Ci diano delle spiegazione. L’appello è: “Fermatevi”. Discutiamo, ragioniamo. È una smobilitazione dei servizi pubblici, sanitario. A noi mancano i medici, gli infermieri. È uno dei modi di far sentire la voce dei cittadini. Saranno manifestazioni sempre più ampie e diffuse per coinvolgere la gente. Ognuno si deve prendere la propria responsabilità, c’è in gioco la vita delle persone.
Qui non ci sarà più un Pronto Soccorso, avevano detto che lo avrebbero lasciato, ma è una falsità, è una truffa. Ci sarà un punto di primo intervento, qualcosa di più di un ambulatorio. Per le cose più serie ci vogliono mandare a Taggia, con un’Aurelia che sappiamo tutti com’è. È impensabile organizzare un sistema di emergenza in questa situazione.
Abbiamo contatti con i medici, ma c’è una nota dolente. C’è un senso di omertà che non è dovuto alla mancanza di coraggio ma perchè c’è un clima di intimidazione. Abbiamo riscontrato che medici e infermieri che sono d’accordo con noi hanno paura di schierarsi. Qui c’è un terrorismo strisciante sulle persone. Di che democrazia stiamo parlando se non si è più in grado di dire come la si pensa?
Hanno detto che vogliono cartolarizzare l’ospedale di Imperia, il Borea di Sanremo e Villa Spinola, ovvero quello che hanno fatto con il Barellai, che è rimasto fermo per 10 anni e ora svenduto a 5 milioni di euro, per fare una residenza sanitaria assistita, che lo era già, ma era nostra. Faranno una convenzione con l’Asl, quindi pagheremo con i nostri soldi per garantirgli bilancio.
Siamo alla liquidazione della sanità pubblica. Non è solo Imperia o solo la Liguria, è una manovra che va avanti in tutta Italia. Indirizzano tutto verso i privati, è un furto ben organizzato.
Per quanto riguarda la politica, i partiti sono quasi tutti d’accordo nel fare l’ospedale unico. C’è stato un caso unico, Alice Salvatore è stata l’unica che si è dissociata dal partito dicendo che questa operazione non va fatta.
Non sarà un’eccellenza questo ospedale. Questo e quello di Sanremo unificati avranno meno posti letto, meno specializzazioni. Ad esempio, vascolare. Se qualcuno avrà un incidente andrà a Pietra Ligure se c’è posto.
Sarà una battaglia lunga. Se non ci sarà un pronto soccorso, avremo un’emergenza da Andora a Ventimiglia verso un solo posto, a Taggia”.
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