Si intitola “Logo al Rogo” ed è l’ultima opera realizzata dallo street artist imperiese MrFijodor per “Bunker Walls – Street Art Inside the Cave” al Bunker H di Bolzano.
La controversa protagonista dell’opera, realizzata all’interno di un rifugio antiaereo utilizzato dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, è una grande svastica, simbolo dell’ideologia nazista.
Un’immagine di forte impatto che genera inquietudine e rimanda a immagini violente e drammatiche, ma che ha l’obiettivo di mantenere accesa la memoria sulle atrocità della storia, proprio per fare in modo che non si ripetano più.
Imperia: “Logo al rogo”, una svastica è l’ultima opera di MrFijodor
L’opera “Logo al rogo”, che si inserisce all’interno della mostra “Mythos. Dieci impressioni”, organizzata dalla Cooperativa Talia e da MurArte Bolzano, nasce dal tema “Memoria e oblio” in relazione al mito di Mnemosine e Lete.
La memoria rende attivo l’uomo, è un continuo motore della mente; di contro esiste l’oblio che lava ricordi e coscienze per ricominciare un “nuovo ciclo” di reminiscenze. Ci sono eventi nella storia dell’uomo che non si possono lasciar andare alla corrente: e le atrocità dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale sono tra questi.
L’obiettivo di “Logo al Rogo” – tecnicamente realizzato a pennello e spray – è ricordare ciò che è successo per mandare nell’oblio non quelle condizioni nate dalla paura, sentimento di cui il Nazismo ha fatto la sua arma, ma l’ideologia.
Da qui la scelta di rappresentare una svastica: simbolo nazista in luogo nazista. Il bunker è stato infatti uno dei rifugi antiaerei dell’esercito tedesco costruito tra il 1943-44; 7000 metri quadrati di tunnel e labirinti scavati nel porfido: è luogo di memoria e promemoria, cronaca e sentimento.
L’intervista a MrFijodor
Contattato da ImperiaPost, Fijodor Benzo, in arte MrFijodor, ha spiegato com’è nata l’idea che sta alla base di quest’opera.
Com’è nata la collaborazione con Bunker Walls e Bunker H?
“La collaborazione con Bunker Walls è nata tramite MurArte Bolzano, un progetto legato all’arte urbana e all’accezione di muri liberi nel comune di Bolzano. Abbiamo già collaborato diverse volte. Quando hanno iniziato la collaborazione con il “Bunker H” hanno pensato di chiamarmi perchè conoscono il mio lavoro e pensavano che avrei potuto dare un contributo a questo progetto.
All’inizio ero un po’ indeciso, perchè per partecipare a un progetto simile c’era bisogno di un’idea importante. Quando mi è venuta l’idea della svastica l’ho proposta per capire se anche loro avrebbero portavo avanti il mio pensiero, nonostante il timore di una possibile censura”.
Com’è composta l’opera?
“L’opera è relativamente semplice, ho sfruttato la grafica della bandiera nazista, con uno sfondo rosso e un cerchio bianco e la svastica scura al centro. Ho cercato di interpretarla con le mie illustrazione. Come prima cosa ho imbiancato le pareti della stanza, prima erano molto scure, per renderla più luminosa. Poi nella parte rossa ho disegnato elementi che raccontassero la guerra, bombe a mano, cannoni, una bandiera con il volto di Hitler. Un effetto come Guernica di Picasso, ovvero l’idea della violenza e devastazione della guerra senza elementi troppo espliciti, ma più empatici”.
La svastica è ricoperta di disegni di occhiali, scarpe altri oggetti? Cosa rappresentano?
“Ho voluto inserire elementi che ricordassero la disumanizzazione delle persone che andavano in un campo di concentramento, ovvero il massimo lato brutale della guerra. Non solo uccidere, ma demolire una persona. Quando sono stato ad Auschwitz c’era una stanza piena di occhiali, un’altra piena di protesi, scarpe, denti. Tutti elementi tolti ai deportati. Svastica come elemento di disumanizzazione dell’individuo.
Questo è quello che dà anche il titolo all’opera “Logo al rogo”, seguendo l’idea che determinati simboli dovrebbero sparire perché rappresentano solo ed esclusivamente la violenza dell’uomo e la sua brutalità.
Come ti sentivi mentre disegnavi la svastica?
“Fisicamente, mentre la disegnavo mi sentivo umido e infreddolito perchè nella grotta ci sono solo 12 gradi, in esterno quasi 30, e c’è un’umidità incredibile. A livello emotivo, il primo giorno ho lavorato alcune ore completamente da solo ed è stato molto forte perchè ero al buio completo, tranne che per una torcia, e c’era un silenzio tombale. Il cellulare lì sotto non prende, quindi mi ero trovato in una solitudine quasi monacale. Si percepisce l’importanza storica di quel luogo”.
Come pensi che si sentano coloro che visitano quel posto e trovano la tua opera?
Se mi devo immaginare un fruitore spero che rimanga colpito, che non si aspetti di trovare un lavoro del genere in un posto del genere. Spero che abbiamo come “un colpo in pancia”, ragionando che quello non è stato un luogo innocuo. Un’occasione per farsi delle domande sul motivo per cui degli uomini hanno costruito un posto del genere.
Credi che l’ideologia nazista sia ancora presente nella società di oggi?
L’ideologia nazista credo che, per fortuna, si sia un po’ persa. Quella fascista, invece, secondo me è ancora fin troppo viva nella nostra società, soprattutto in Italia. Una dittatura che, come tutte le dittature, è stata un cancro per la nostra società.
Il problema grosso è che non ci rendiamo conto di quanto determinati atti violenti abbiano creato danni allo sviluppo del mondo. Bisognerebbe guardarli come qualcosa che è successo e che non dobbiamo permettere che accadano di nuovo. Il tema dell’opera infatti era “Memoria e oblio”, ovvero ricordare per mandare nell’oblio le ideologie che hanno causato morte e distruzione nelle società.
Per mandare qualcosa nell’oblio lo devi conoscere, se invece lo dimentichi, tra 100 anni risorge”.