IMPERIA – Uno scatto a distanza di 20 mt fa infuriare l’amministratore unico della Porto di Imperia Spa, Giuseppe Argirò: “Lei cosa fotografa? Non può fotografare senza l’autorizzazione” e poi… “io la querelo per minacce, chiamo la polizia per farla identificare”. Dopo queste parole mi sono ritrovato a fornire i documenti ad una pattuglia della Polizia di Stato che veniva “sottratta” al controllo della città per identificarmi.
Veniamo ai fatti.
Avendo avuto una “soffiata”, nella giornata di ieri, ho atteso all’esterno della sede di Confindustria Imperia in viale Matteotti, a circa 30 metri dalla caserma dei Carabinieri, l’uscita dei soci della Porto di Imperia S.p.A. riunitisi per decidere sulla possibilità di proporre reclamo contro il fallimento della società decretato dal Tribunale di Imperia. I primi ad uscire sono stati il sindaco Carlo Capacci e l’assessore alle società partecipate Guido Abbo che, un po’ sorpresi di vedermi, hanno rilasciato alcune dichiarazioni sulla posizione assunta dal Comune in merito al reclamo. Fin qui tutto bene.
Poco dopo, rimanendo a parlare con l’assessore mi sono accorto che stavano uscendo gli altri protagonisti della riunione così ho preso la macchina fotografica, proprio come ho fatto con il sindaco e l’assessore, e ho iniziato a scattare qualche fotografia per documentare a dovere, anche dal punto di vista fotografico, i partecipanti alla riunione appena conclusa. Passato l’avvocato Delbecchi con un rappresentante dell’Acquamare srl, hanno fatto capolino Giuseppe Argirò (amministratore unico dal gennaio del 2013 scelto da Acquamare e Imperia Sviluppo,ndr) e l’avvocato Mario Napoli (Imperia Sviluppo). Vedendo che stavo scattando alcune fotografie, Argirò ha iniziato a sindacare sul fatto che io non fossi autorizzato a fotografarlo e che fossi sprovvisto della sua autorizzazione, forse non ricordandosi il luogo in cui era, il tipo di evento appena terminato e la funzione che ricopriva in quel momento.
Amministratore unico di una società pubblica che gestisce l’approdo turistico imperiese (opera pubblica), Agirò è equiparato, sino al 30 giugno prossimo, ad un personaggio pubblico e il luogo in cui ho scattato le foto è un luogo pubblico: non mi sono di certo intrufolato all’interno degli uffici di Confindustria per rubare un’immagine della riunione.
Proprio mentre stavo parlando con Argirò (fortunatamente con l’avvocato Napoli e l’assessore Abbo presenti) cercando di spiegargli che si stava sbagliando e che non avevo bisogno della sua autorizzazione per scattare le immagini in quel contesto, l’amministratore unico della Porto di Imperia ha iniziato a sostenere che io lo stessi minacciando, non è dato sapere in che modo, e che da lì a poco avrebbe chiamato la polizia per farmi identificare, come se non sapesse chi fossi, con l’intenzione di denunciarmi.
Dunque, una volta giunta la volante gli operatori di Polizia, siamo stati identificati. Ritengo che questo comportamento sia poco consono per un amministratore pubblico e di certo né io né i miei collaboratori ci faremo intimidire da queste condotte che reputo lesive al diritto di cronaca. Mi auguro che questo tipo di accadimenti non si ripetano più nell’interesse delle migliaia di lettori, ieri 39.237, a cui ogni giorno forniamo un servizio di informazione il più completa possibile, senza chiedere nulla in cambio se non la loro fiducia.
Gabriele Piccardo