27 Dicembre 2024 05:09

27 Dicembre 2024 05:09

Regionali 2020, Imperia: il commento di Lucio Sardi (Linea Condivisa). “Vittoria ‘prepotente’ del centrodestra. Temi importanti rimasti sullo sfondo”

In breve: Lo afferma Lucio Sardi, coordinatore di Sinistra Italiana, candidato per Linea Condivisa a sostegno del candidato presidente Ferruccio Sansa, commenta il risultato del voto.

Dalle urne delle elezioni regionali liguri è uscito un risultato non inatteso ma chiaro, ovvero una vittoria “prepotente” del centro destra di Toti“. Lo afferma Lucio Sardi, coordinatore di Sinistra Italiana, candidato per Linea Condivisa a sostegno del candidato presidente Ferruccio Sansa, alle appena concluse elezioni regionali in Liguria, commentando il risultato del voto, che ha visto la vittoria del centrodestra e la riconferma del presidente Giovanni Toti.

Regionali 2020, Imperia: il commento di Lucio Sardi (Linea Condivisa)

“Prepotente per la percentuale di voti raccolta tra coloro (troppo pochi essendo solo il 53% degli aventi diritto contro il 58% per il referendum) che hanno deciso di recarsi alle urne per scegliere chi governerà, in primo luogo, la sanità regionale.

Prepotente per la consistente capacità finanziaria dimostrata per la propaganda elettorale dalle liste e dai candidati del centro destra che hanno investito centinaia di migliaia di euro, con l’effetto di monopolizzare di fatto le testate giornalistiche locali del web, accessibili sotto elezioni ai candidati solo a pagamento.

Prepotente per lo sfoggio del potere detenuto dagli amministratori regionali uscenti, a cui si è aggiunto quello degli amministratori locali vicini o organici al centro destra di Toti.

Prepotente perché, all’interno della coalizione che sosteneva Toti, si è combattuta una competizione muscolare tra liste e candidati, spesso apertamente in polemica tra loro, per conquistare il posto migliore nei palazzi del potere ligure.

Di questo scontro di potere, a livello locale abbiamo assistito alle polemiche interne nella Lega, ma soprattutto alla guerra familiare degli Scajola, con la conta tra Luigi Sappa e Marco Scajola, giunta al suo punto più virulento con il coinvolgimento di tutti gli amministratori locali di area di centro destra, costretti in alcuni casi a fare endorsement a favore di entrambi. Scontro di potere che alla fine si è concluso in modo piuttosto netto a favore di Marco Scajola proprio perchè era chiaro che era lui, da assessore regionale uscente, a detenerne veramente le leve rispetto a un candidato come Sappa, assai noto, ma certamente di minore “appeal” proprio perchè ormai solo espressione datata del potere che fu.

A dimostrazione del livello di prepotenza del centro destra locale abbiamo anche assistito a metodi di occupazione dei pochi spazi democratici in teoria a disposizione di tutti, con l’accaparramento dei punti di maggior visibilità per i gazebo, il ricorso alle affissioni selvagge a danno delle altre liste, fino all’ostentazione della vittoria con l’affissione su tutti i tabelloni elettorali del centro di Imperia dell’immagine di Marco Scajola, il vincitore della sfida nel centrodestra. Un’ostentazione del successo simbolo di uno stile “democratico” che non si vedeva dai tempi del centro destra rampante dei primi anni duemila, che considerava la città quasi di sua proprietà e del cui ritorno si sarebbe volentieri fatto a meno.

Confrontandosi sul livello della potenza dei succitati elementi, era evidente che l’alleanza progressista di Sansa non potesse reggere il confronto, in quanto pressoché priva di rappresentanti del potere regionale o locale, perché infinitamente meno dotata di risorse finanziarie per fare campagne mediatiche a pagamento, perché con minore competizione diretta tra le liste ed i candidati (anche a causa di una eccessiva frammentazione delle liste a sinistra del PD), perché meno animata, fortunatamente, dalle conte interne alle liste, con l’eccezione di quella ormai classica del Partito Democratico.

Non poteva quindi essere questo il piano su cui ingaggiare la competizione con Toti, bensì quello della costruzione di una proposta politica chiaramente alternativa al centro destra, (e questo la candidatura e l’alleanza a sostegno di Sansa è riuscita a farlo) su cui lavorare con tempi e strumenti adeguati (che invece mancavano), per recuperare il gap col potere totiano, riconquistando quella parte dei Liguri che non crede più all’utilità del voto o non ha ritenuto esprimerlo per questa contesa.

Lo scarto di affluenza di oltre il cinque per cento tra le regionali e il referendum ci fornisce un evidente segnale in questo senso, perché, se quasi la metà degli aventi diritto si rifiuta di andare a votare e, tra quelli che lo fanno, quasi uno ogni dieci rifiuta di ritirare la scheda per le regionali, il problema è evidente.

Il poco tempo a disposizione di Sansa, anche per le note difficoltà con cui si è tardivamente arrivati alla sua designazione, una campagna elettorale estiva condizionata dall’emergenza covid e, per strategia di Toti, priva di confronti pubblici tra i candidati presidenti, non hanno consentito di spostare il dibattito elettorale dal piano della gestione del potere a quello delle debolezze del governo della nostra regione degli ultimi cinque anni.

La competizione tra Toti e Sansa sui mezzi di comunicazione è stata così in gran parte rappresentata come un confronto tra chi esaltava il proprio operato di presidente uscente e chi denunciava gli eccessi di quella propaganda, livello di discussione assai poco attraente per i molti sfiduciati della politica.

I veri temi su cui questa campagna elettorale doveva svilupparsi, ovvero un confronto di idee e proposte su politiche sanitarie, lavoro, infrastrutture, difesa del territorio, sono quindi rimasti sullo sfondo e ciò ha impedito di scalfire o depotenziare la bolla in cui si è autocelebrata la classe politica di potere costruitasi intorno a Toti.

Le quattro settimane di rincorsa elettorale di Sansa in tutta la regione, in particolare nell’entroterra, e il suo approccio originale alla politica, sono riusciti a mettere in moto le energie per motivare una pattuglia di volenterosi candidati, ma non sono stati sufficienti per riportare al voto tanti di quelli che non credevano alle favole di Toti, ma non avevano fiducia nella possibilità di un’alternativa.

La sfida per il futuro dell’opposizione in regione, che crediamo sia più motivata della precedente, sarà proprio quella di riconquistare la fiducia ed il voto dei tanti che in questo passaggio elettorale non hanno creduto fosse possibile cambiare la guida della Regione.

La strada maestra di questo percorso non potrà che essere quella di riconquistare la fiducia dei cittadini, dando attenzione ai loro bisogni, di dimostrare di essere capaci dall’opposizione, di denunciare gli errori di chi governa e, anche avanzando proposte alternative, di rappresentare un credibile progetto di governo per il futuro.

Per questo compito sono convinto che sarà molto utile l’esperienza e la competenza dimostrata dal Gruppo Regionale di Linea Condivisa nella precedente legislatura, oggi riconfermata in Consiglio Regionale con la rielezione di Gianni Pastorino di Sinistra Italiana.

A questo lungo, ma appassionante lavoro, è bene venga chiamata a dare un contributo proprio quella pattuglia di volenterosi candidati che hanno scelto con generosità di mettersi in gioco per combattere una battaglia difficile, ma comunque utile a ricostruire un nuovo progetto di governo della nostra regione.

Il tentativo di alcuni di resuscitare antiche formule politiche fondate su alchimie e accordi trasversali con pezzi di ceto politico “moderato”, sulla base di una lettura strumentale del risultato elettorale, sarebbe una scelta sbagliata, su cui è bene che le forze di opposizione in Consiglio Regionale diano da subito un chiaro segnale contrario”.

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