Andora – Produrre energia elettrica utilizzando i rifiuti del mare, la plastica, ma anche le alghe. La tecnologia è innovativa ed è stata sviluppata da una giovane azienda piemontese, la IRIS. Il porto di Andora, Bandiera Blu da 33 anni consecutivi, si candida a divenire una “marina pilota” per ospitare questo sistema e verificare come può essere adattato alle esigenze di un approdo turistico e renderlo in parte autonomo nella produzione di energia elettrica.
L’annuncio al Salone Nautico di Genova a un tavolo di lavoro organizzato dall’ A.M.A., l’Azienda Multiservizi del Comune di Andora, cui hanno partecipato il sindaco di Andora Mauro Demichelis, il Presidente dell’A.M.A. Fabrizio De Nicola, l’Amministratore delegato Silvia Garassino, il consulente per la qualità dei servizi Maurizia Camoirano e l’ingegner Manuel Lai, amministratore delegato della IRIS che avvierà la fase sperimentale della sua tecnologia anche nei porti di Ancona e Atene.
“Abbiamo saputo che l’azienda aveva intrapreso l’iter delle validazioni fuori dall’ambiente del laboratorio e ci siamo proposti – spiega il presidente Fabrizio De Nicola – Siamo interessati a far parte di questa fase di studio perché questa tecnologia nasce con l’obiettivo di trasformare in energia elettrica i rifiuti nei luoghi dove sono prodotti o recuperati. Credo che possa essere un’esperienza reciprocamente utile. Il porto di Andora è da 33 anni Bandiera Blu, ha ottenuto la certificazione UNI EN ISO 14001 e vuole potenziare i servizi e le modalità di gestione a impatto zero. La nostra Marina ha una lunga storia e vuole aprirsi al futuro, per avere le carte in regola per intercettare i fondi europei del Recovery fund sempre più mirati alle aziende che operano nel rispetto dell’ambiente e che sviluppano la cosiddetta economia circolare che crea prodotti dal recupero dei rifiuti o dal risparmio energetico”.
Il sistema ideato da Iris si chiama Green Plasma e permette la conversione termochimica dei rifiuti recuperati in mare che consente di produrre energia elettrica. L’impianto può trattare 100 kg al giorno di plastica raccolta in mare ed è molto compatto: può essere montato a bordo di piccole imbarcazioni e impiegato per la pulizia delle aree portuali.
“La proposta di Andora è interessante e vediamo con favore questa collaborazione che ci permetterebbe di validare e testare il sistema proprio per in una realtà per cui è pensata – ha spiegato l’ingegner Manuel Lai, Amministratore Delegato di IRIS – La priorità rimane la prevenzione e ridurre alla fonte la quantità di rifiuti prodotti: per questo abbiamo puntato su una soluzione di piccola scala, molto efficiente, per gestire il percorso verso l’economia circolare e offrire una soluzione adatta anche alle aree più distanti dalle infrastrutture di raccolta e trattamento, quali, ad esempio, piccoli porti turistici o le aree marine protette”.
Il dispositivo Green Plasma è basato sull’utilizzo della tecnologia di conversione termochimica che, grazie alle alte temperature raggiunte (con l’opzione plasma si possono raggiungere anche 5000° gradi), consente di trasformare in gas qualsiasi composto organico, separandolo da qualsiasi matrice inorganica. Il processo di trattamento è molto efficiente in quanto si ottiene un syngas molto ricco di idrogeno (> 40%) che può essere facilmente convertito in energia elettrica. L’intero trattamento avviene in assenza di ossigeno, senza combustione, quindi i rifiuti non bruciano e non producono ceneri né emissioni nocive. La tecnologia sviluppata da IRIS può anche essere usata per il trattamento di rifiuti non riciclabili.
L’auspicio è che questa tecnologia si diffonda velocemente e sia alla portata dei comuni.
“Mi piace questa visione di una tecnologia al servizio dell’ambiente e sono lieto che Andora possa accogliere questa verifica sul campo della sua applicazione nelle piccole marine – ha dichiarato il sindaco, Mauro Demichelis – Mi auguro che progetti come questi possano in futuro permettere ai comuni di essere autonomi nella produzione di energia elettrica da mettere a servizio delle strutture sportive o delle scuole, utilizzando i rifiuti plastici raccolti in mare o riciclati dai cittadini”.