“Sembrava un’influenza, ma poi la situazione è degenerata. Non gli arrivava più l’ossigeno al cervello, non era più in lui. Quando è arrivata l’ambulanza per portarlo in ospedale ci siamo salutati ed è stata l’ultima volta che l’ho visto. Non dimenticherò mai quel momento”.
Sono le drammatiche parole di Marzia Ballestra, moglie del consigliere comunale di Imperia Claudio Ghiglione, morto a 60 anni lo scorso marzo dopo aver contratto il Coronavirus.
A distanza di 7 mesi dalla tragedia, Marzia Ballestra, dopo aver partecipato domenica scorsa all’inaugurazione dei nuovi mezzi della Croce Bianca di Imperia, ha deciso di raccontare quei tragici momenti ai microfoni di ImperiaPost, non nascondendo di essersi sentita abbandonata, lanciando anche messaggi di sensibilizzazione a coloro che, nonostante ora il numero dei contagi stia ricominciando a salire vertiginosamente, sottovalutano ancora l’emergenza.
Imperia: Covid, il dramma di Marzia Ballestra, moglie di Claudio Ghiglione
Può raccontarci come ha vissuto quel drammatico periodo?
“Parto dal 17 marzo, quando la situazione è andata proprio a peggiorare. La malattia è iniziata come una normale influenza, lo stesso Claudio diceva di aver preso freddo e che fosse una normalissima influenza.
Abbiamo dato poco peso a questa cosa. Andando avanti nel corso della settimana ci siamo resi conto che c’era qualcosa di più. Lo stesso giorno che Claudio si è sentito male, non arrivava più l’ossigeno bene al cervello, è stato ricoverato anche mio figlio.
Entrambi sono entrati in ospedale il 17 di marzo. Da quel giorno lì, di lui non ho praticamente più avuto notizie. Con una emergenza tale in cui si viveva si dava solamente spazio alle priorità e non si poteva neanche stare al telefono per chiamare, chiedere ed informarsi.
Con mio figlio è stato diverso, lui era in isolamento ma potevo comunicare con lui e quindi ero più tranquilla.
Nel frattempo mi sono ammalata anche io, il Covid è contagiosissimo. Non è una influenza, è un virus contagioso a livello mortale. Le persone devono capire questa cosa.
Lo si capisce purtroppo solamente nel momento in cui ci si passa. Io ho avuto un momento veramente duro della mia vita, sono rimasta da sola con la bambina a casa. Ho dovuto lottare per riuscire comunque ad andare avanti, nonostante la malattia. Sono stata curata a casa.
Mio figlio in convalescenza è tornato a casa. Dopo due giorni mi è arrivata la triste telefonata, che non auguro mai a nessuno, che Claudio era mancato.
Da quel momento li è stata una situazione veramente tragica, in cui una persona si sente la terra che sparisce da sotto i piedi e non sa più come rialzarsi.
Inizialmente arrivano milioni di telefonate da parte di tantissime persone, le più disparate. Dopo circa 20 giorni/ un mese, non c’è più nessuno.
Questa cosa mi ha fatto molto riflettere, spariscono tanti amici, sparisce una grande parte delle persone che erano molto vicine a Claudio, come lavoro, amministrazione, la sua routine giornaliera”.
Si aspettava più vicinanza?
“Pensavo di si. Pensavo di avere un po’ più di solidarietà da parte di tante persone che hanno sempre reputato Claudio come un grande amico, il quale avrebbe dato l’anima a tutte le persone che conosceva.
Lui era una persona estremamente buona. Mi vedesse dall’alto in questo momento di solitudine, non sarebbe sicuramente molto felice di questo.
Purtroppo c’è stato un abbandono da parte non tanto degli amici stretti, che quelli ci sono e ci saranno sempre, ma dagli amici-non amici, quelli che io reputo più conoscenti. Nei momenti del bisogno avevano sempre un occhio di riguardo verso Claudio, ma nel momento in cui ho avuto bisogno io, l’occhio di riguardo non c’è stato.”
Ricorda l’ultimo momento passato con Claudio?
“Non lo dimenticherò mai, avevo appena chiamato l’ambulanza. Essendo un momento tragico, l’ambulanza ha ritardato di due ore. In quelle due ore Claudio diceva delle cose molto strane, non era più in lui, me ne ero accorta.
La cosa che mi ha fatto molto male è stato il fatto di non poter andare con lui sull’ambulanza. Lui mi ha fatto questa richiesta, ma purtroppo avevo la febbre e giustamente non mi hanno fatto andare.
Ricordo dal piazzale di casa che lui è salito sull’ambulanza, mi ha mandato un bacio, un sorriso, della serie ci vediamo presto. Invece non è stato così.
L’ultimo momento in cui io l’ho sentito mi è stata fatta una telefonata dal Pronto Soccorso di Imperia, proprio da Claudio, dove mi diceva che lo dovevano intubare.
Il dottore gli ha tolto il telefono di mano e mi ha spiegato la situazione. Ho provato a richiamarlo ma ormai il telefono era spento. Questo è stato l’ultimo momento in cui io sono riuscita a sentirlo”.
Sta ricominciando a salire il pericolo, lei come si sente? Ha paura?
“Penso che sia necessario comunque tenere alta la guardia in questo momento che adesso è decisivo. Se no ritorneremo ad una chiusura totale di tutto, perchè non c’è altra possibilità.
Purtroppo le persone nell’estate si sono lasciate andare, pensavano che con il caldo tutto svanisse nel nulla.
Questo purtroppo non è possibile, il virus non può sparire in questo modo, può sparire solamente con l’intelligenza di tutti, nel rispetto dei nostri bambini, dei nostri familiari, delle persone che ci vivono accanto.
Cercare di usare tutti gli strumenti che ci hanno dato a disposizione, le mascherine, cercare di tenere un distanziamento, cercare comunque di non fare feste o cose che possano portare ad aggregazioni.
Io ritornerei con la mente alle immagini di Bergamo, quando sono passati tutti i carri funebre in fila. Quelle immagini li dovrebbero far riflettere le persone.
Per non tornare ad un momento tragico della vita in questo modo, cerchiamo di venirci in contro l’uno con l’altro, perchè facciamo solamente il bene di tutti, di noi stessi e di tutta la comunità”.
Uno degli aspetti più drammatici dell’emergenza è l’impossibilità di stare accanto ai propri cari negli ultimi momenti. Ha un messaggio per chi ha vissuto o sta vivendo lo stesso suo dramma?
“Questa è una domanda molto difficile. La cosa più tragica del Coronavirus è stata non poter accompagnare un proprio caro nell’ultimo suo momento, poter partecipare al suo funerale, poterlo salutare. Sapere che realmente lui è la, il dubbio che noi abbiamo è che lui sia veramente la in quel posto.
Io sono stata fortunata perchè mi hanno chiesto se volessi farlo cremare oppure portarlo al cimitero dove lui voleva andare.
Molti invece non hanno potuto scegliere, la domanda non gli è stata manco posta. Questa cosa rimarrà sempre dentro di me. Avrò sempre questo tormento.
È una cosa lancinante non poter salutare i propri familiari, il marito, i figli o chiunque sia, nell’ultimo viaggio. Questa è una cosa dolorosa. Purtroppo la vita va avanti, bisogna per forza farla andare avanti.
Uno pian piano se ne fa una ragione, anche se una ragione purtroppo a questo Covid non c’è”.