Operazione “Promessi Sposi”: Le indagini partite da un matrimonio fasullo
Tutto è partito da un matrimonio fasullo, che avrebbe dovuto essere celebrato fra una ragazza italiana e un cittadino marocchino, al solo scopo di regolarizzare la posizione di quest’ultimo nel nostro paese. Da qui il nome dato all’operazione dai carabinieri della città del muretto: “Promessi Sposi”. Lo straniero per concludere l’affare, aveva già versato all’organizzazione criminale 2 mila euro, quale anticipo su un totale di 5 mila previsti per il falso matrimonio e relativa documentazione.
L’emergenza Coronavirus ha però scombussolato i piani e a rovinare ulteriormente le cose ci si sono messi i carabinieri di Alassio. Che hanno scoperto l’intrigo e con esso una serie di reati collegati. Durante le indagini, che si sono protratte per otto mesi, i militari dell’Arma hanno infatti accertato episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, una tentata estorsione e minacce gravi nei confronti della “promessa sposa”, dopo che si era rifiutata di continuare a stare al gioco. La donna, fra l’altro, era stata ritrovata sulle rive del fiume Centa in preda a un’overdose causata da un mix di alcol e droghe ed era stata salvata in extremis.
Alla fine i carabinieri di Alassio, con l’ausilio dei colleghi del Nucleo cinofili, del Nucleo elicotteri e del Nucleo radiomobile di Albenga, hanno fatto dato esecuzione ai sette ordini di custodia cautelare firmati dal Gip del Tribunale di Savona nei confronti di 3 cittadine italiane e 4 cittadini marocchini, di età compresa tra i 22 e 46 anni.
Ulteriori indagini sono ancora in corso per accertare l’esistenza di un presunto giro di prostituzione.