19 Novembre 2024 01:36

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19 Novembre 2024 01:36

Coronavirus, Liguria: parla Sansa. “Diffusione del virus fuori controllo. Ecco le nostre proposte per battere il covid”

In breve: Ecco le proposte dei gruppi consiliari Linea Condivisa, Lista Sansa, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico.

“La Liguria purtroppo è un caso nazionale: la diffusione del Covid è ormai fuori controllo”. Sono le parole di Ferruccio Sansa, ex candidato alla presidenza della Regione Liguria, eletto consigliere regionale.

In una lettera aperta indirizzata al presidente Giovanni Toti, Sansa e i gruppi consiliari Linea Condivisa, Lista Sansa, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico hanno illustrato le proposte per affrontare la seconda ondata di diffusione del Coronavirus che l’Italia, e in particolare la Liguria, sta affrontando nelle ultime settimane.

Coronavirus, Liguria: parla l’opposizione. “Ecco le nostre proposte”

“La Liguria purtroppo è un caso nazionale: la diffusione del Covid è ormai fuori controllo. Dopo La Spezia, ora Genova è tra le quattro città più colpite d’Italia e presenta livelli di contagio tra i più alti d’Europa. Ieri nella nostra regione si è registrato il 26 per cento di positivi sulle persone testate per la prima volta (siamo la seconda regione in Italia). Ci sono stati 15 morti in un giorno su 127 di tutta Italia (l’11 per cento del totale su una popolazione del 2,5%). Purtroppo sono stati effettuati appena 319 tamponi ogni 100mila abitanti.

Sono i numeri della gestione emergenza coronavirus in Liguria di ieri. Un disastro che va avanti dal periodo del lockdown e oggi si ripete per colpa di sei mesi di inerzia e inefficienza.

Ma oggi vogliamo dare il nostro contributo concreto, sperando che sia accolto al di là dell’appartenenza politica. C’è una battaglia più grande da affrontare. Si stanno ripetendo gli stessi errori di marzo, di nuovo in Liguria c’è chi vorrebbe trasferire i malati di Covid nelle Rsa come si è fatto in Lombardia: no, no e ancora no.

Ecco le nostre proposte concrete:

1. Utilizzare le strutture ricettive, in particolare gli alberghi, per ospitare i malati meno gravi, in particolare quelli dimessi dagli ospedali che non possono rientrare nelle loro abitazioni. Una soluzione che garantisce un’assistenza sanitaria ‘leggera’ ai malati che non sarebbero lasciati soli e un contenimento del contagio tra i familiari. Le strutture – in un periodo di bassa stagione – possono essere individuate in tempi rapidi con un censimento tra i gestori disponibili. La gestione potrebbe, come accade altrove, essere affidata alla Protezione Civile, individuando strutture distanti non più di venti chilometri dagli ospedali di competenza. È una soluzione che potrebbe anche contribuire a sostenere un settore economico in crisi drammatica.

2. Realizzazione di un piano della mobilità che porti a utilizzare per il trasporto pubblico tutti i pullman commerciali o di proprietà pubblica (per esempio della Marina). In Emilia Romagna sono stati messi in strada quasi 400 mezzi aggiuntivi forniti anche da ditte private, in Campania sono 350. La Liguria deve fare altrettanto.

3. Istituzione della figura di un mobility manager regionale che coordini gli orari, l’utilizzo dei mezzi e i nuovi percorsi (anche protetti e più veloci), cercando di creare migliori sinergie tra soggetti diversi (comuni, scuole, aziende di trasporto e ferrovie).

4. Riattivazione del numero verde Covid in tutta la Regione. Adesso esiste di nuovo per la Asl3, ma bisogna estenderlo a tutta la Liguria. La nuova linea deve essere riservata ai cittadini, i malati e le famiglie che oggi si sentono soli in un momento di estremo disagio e timore. Si liberebbero così anche i servizi di igiene pubblica, riservati a chi deve fornire e chiedere dati per il tracciamento e i tamponi.

5. Immediata attribuzione a un assessore della delega alla Sanità che Lei, signor Presidente, ha riservato a sé. In un momento di estrema emergenza come questo occorre una persona che possa dedicare all’emergenza Covid tutto il tempo disponibile. Una assessore con competenze specifiche.

6. Devono essere immediatamente resi pubblici, all’opposizione, ma anche ai cittadini, i documenti sulla gestione dell’epidemia e il piano degli ospedali. Questo per consentire di individuare insieme, in un clima di collaborazione, le soluzioni migliori. Non si può rischiare, come purtroppo sta accadendo per esempio a San Martino, che reparti realizzati in primavera per affrontare il Covid, siano stati smantellati e oggi in fretta e furia rimessi in piedi. Non si può rischiare che le terapie intensive e sub-intensive siano già piene.

7. Monitoraggio costante delle prestazioni ospedaliere fornite per le patologie diverse dal Covid e, di nuovo, del piano degli ospedali. Non si può rischiare che aree della regione con centinaia di migliaia di abitanti restino senza servizi di neonatologia, pronto soccorso, cardiologia, oncologia e senza camere iperbariche.

8. Immediata assunzione a tempo determinato di medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Le soluzioni approntate dalla Regione sono tardive e totalmente inadeguate.

9. Immediata attribuzione di un riconoscimento economico agli operatori sanitari che oggi si trovano di nuovo ad affrontare un impegno estremamente gravoso che mette a rischio la loro vita.

10. Ormai, purtroppo, la diffusione del contagio appare totalmente fuori controllo. Il tracciamento – colpevolmente abbandonato per mesi – rischia di risultare inutile. Occorre potenziare immediatamente le squadre GSAT per effettuare tamponi e visite mediche a domicilio. Va reso subito più capillare ed efficiente il sistema di tracciamento dei contatti dei casi positivi.

Ma occorre soprattutto pensare a operazioni di screening di massa come quelli attuati con successo in alcune scuole (vedi il liceo Deledda). Pensiamo, appunto, agli istituti scolastici, ma ancora di più agli ambienti di lavoro, perché oggi il virus si diffonde soprattutto tra persone adulte e sui luoghi di lavoro. Qualche esempio: i cantieri navali, gli operatori della ristorazione, gli impiegati degli uffici pubblici, dei trasporti e della grande distribuzione.

Siamo pronti a offrire impegno, competenze e idee. Oggi c’è una sola cosa che deve starci a cuore, più delle battaglie politiche e del consenso: la vita delle persone.

Essere davvero una comunità significa questo: restare uniti nel momento della difficoltà e non lasciare solo chi soffre. Noi ci siamo!”.

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