“Ancora una volta veniamo profondamente umiliati, ancora una volta veniamo con indifferenza giudicati il nulla, ancora una volta veniamo catalogati come reietti della società, ancora una volta ci viene tolta la dignità di procacciatori e diffonditori di emozioni, disciplina e passione, che solamente l’arte tersicorea può donare ad ogni suo fedele amante”.
Queste le parole piene di amarezza di Lorenzo Semeraro, Direttore Artistico della Arts Studio di Imperia, a seguito dell’ultimo DPCM firmato dal premier Giuseppe Conte che, tra gli altri provvedimenti, prevede la chiusura di palestre e scuole di danza.
Un duro colpo per tutti i titolari delle attività, specialmente dopo il primo lockdown e i copiosi investimenti per adeguare le strutture alle disposizioni anti Covid, che ha generato malumori e grande angoscia.
Imperia: scuole di danza chiuse, parla il direttore artistico di ARTS Studio
“Ogni categoria della danza e del ballo si è rivelata ancora una volta superiore alla mediocrità, impegnandosi al massimo delle proprie possibilità, dalla struttura più piccola a quella più grande.
Ognuno di noi ha investito risorse economiche enormi che mai recupereremo nella prevenzione, nella sicurezza, cercando di dare una continuità alle nostre attività, attenendoci in modo del tutto ligio ai protocolli che da mesi ci erano stati imposti, confermato poi in questi giorni di controlli e dalla quasi totale mancanza di positivi nelle nostre scuole, escludendoci quindi dall’essere colpevoli di qualcosa mai commesso.
Da sempre, imperterriti ed in silenzio sopportiamo l’essere volgarmente paragonati alla categoria delle attività non essenziali; eppure non continuiamo a permetterlo perché siamo masochisti, ma bensì perché al di sopra di ogni decisione amiamo ciò che facciamo, accettando gli aspetti negativi e quelli positivi che la disciplina ci insegna fin da bambini.
Parliamoci chiaro, ad oggi essere insegnante di danza e gestire una struttura è un vero e proprio atto di coraggio, ancor più essendo una categoria spesso derisa, denigrata e costantemente giudicata per via di sterili pregiudizi.
La chiusura delle scuole di danza come tutte quelle strutture dove si svolgono attività sportive e artistiche, ritenute lazzaretti nel quale il virus non soltanto si dilaga ma bensì nasca, strutture che da sempre sono regolamentate e nel quale si commisurano i numeri di utenti autorizzati ad accedervi, non è altro che il risultato di un sistema che non tiene conto del valore artistico, culturale e sportivo che quotidianamente divulghiamo.
Ancora una volta veniamo profondamente umiliati, ancora una volta veniamo con indifferenza giudicati il nulla, ancora una volta veniamo catalogati come reietti della società, ancora una volta ci viene tolta la dignità di procacciatori e diffonditori di emozioni, disciplina e passione, che solamente l’arte tersicorea può donare ad ogni suo fedele amante”.