23 Novembre 2024 18:36

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23 Novembre 2024 18:36

Federico Chiesa: è l’ora della consacrazione?

In breve: È il primo vero esame della sua carriera. Gli obiettivi sono ambiziosi, conquistare una maglia da titolare in Nazionale, vincere lo Scudetto e fare strada in Champions League

Un assist, un’espulsione forse immeritata e due presenze (150 minuti in campo) in cui si sono viste ottime cose alternate a qualche ingenuità. È il bilancio delle prime due uscite stagionali di Federico Chiesa con la maglia della Juventus. Arrivato in bianconero con le stigmate del predestinato, il 23enne ligure è chiamato al salto di qualità dopo i numeri messi in mostra con la Fiorentina. Sarà in grado di reggere la pressione e di dimostrarsi all’altezza dei Campioni d’Italia e della Nazionale di Mancini?

Della carriera di Federico Chiesa si sa tutto o quasi. Nato a Genova il 25 ottobre 1997, figlio di Enrico, ex attaccante di Siena, Fiorentina, Parma e Samp, Federico ha mosso i primi passi nel mondo del calcio nella US Settignanese prima di entrare in pianta stabile nel vivaio della Viola. È qui che, dopo aver bruciato le tappe nelle categorie giovanili, incrocia il tecnico che gli cambia la carriera, ovvero Paulo Sousa.

Sarà proprio l’allenatore portoghese il primo a credere davvero in lui e a farlo esordire, appena ventenne, in Serie A contro la Juventus. Fin da subito si capisce che il ragazzo ha doti fuori dal comune. Dribbling, velocità e un notevole tiro da fuori, sia di destro che di sinistro, che gli permetteranno di chiudere la prima stagione tra i “grandi” con 34 presenze e 4 reti. Un bottino che crescerà di campionato in campionato e che, prima del passaggio in bianconero, conterà la bellezza di 34 gol e 25 assist in 153 partite giocate.

Il resto è storia recente. In estate si erano mosse per Chiesa anche Chelsea e Manchester United, due delle favorite delle scommesse sulla Premier League per la vittoria del prossimo campionato, ma Federico ha preferito la Juve di Pirlo, convinto dal progetto del nuovo tecnico bianconero e dalla possibilità di mettersi in mostra in vista delle convocazioni azzurre per i prossimi Campionati Europei.

È il primo vero esame della sua carriera. Gli obiettivi sono ambiziosi, conquistare una maglia da titolare in Nazionale, vincere lo Scudetto e fare strada in Champions League, e il ragazzo dovrà dimostrarsi all’altezza della maglia che ha tanto inseguito. E questo indipendentemente dal ruolo in cui deciderà di schierarlo Andrea Pirlo, che fin qui l’ha alternato nelle posizioni di esterno destro (contro il Crotone) e sinistro di centrocampo (nella gara di Champions con la Dinamo Kiev).

Non propriamente le posizioni preferite di Chiesa che in carriera ha sempre reso al meglio come esterno destro alto d’attacco, ruolo in cui ha messo insieme 26 gol e 12 assist e in cui ha giocato più della metà delle partite  a Firenze. Ma al momento la priorità è giocare e dimostrare di meritarsi il ruolo da titolare. La voglia di Juve che lo ha convinto a rifiutare le prestigiose offerte dalle big europee e a farsi “odiare” sportivamente dalla piazza Viola e i 60 milioni spesi per lui non ammettono tentennamenti o passi falsi. La differenza va fatta da subito.

E la differenza va fatta anche a livello di Nazionale. A dispetto della giovane età, Federico ha già messo insieme 21 presenze in azzurro ma con un solo gol e 5 assist vincenti per i compagni. Decisamente troppo poco per un ragazzo con le sue potenzialità e con le sue doti offensive. Ma aldilà dei numeri sono state le prestazioni a non convincere appieno. Quello visto agli ordini di Mancini è un giocatore che sembra sentire il peso delle aspettative, troppo spesso confusionario e mai in grado di trascinare i compagni con le sue giocate.

Forse è proprio questo l’aspetto in cui Chiesa deve crescere di più, quello psicologico. Seppur prestigiosa, quella della Fiorentina era una maglia che poteva permettere qualche pausa. Quella della Juventus no. La concorrenza è agguerrita e per una maglia da titolare va superata la voglia e la classe di gente come Cuadrado, Kulusevski, Dybala e Alex Sandro. In bocca al lupo Federico.

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