24 Dicembre 2024 00:48

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Covid, Imperia: “Io, 30enne, ricoverata per 12 giorni”. La storia di Vanessa. “Ho avuto paura, non è uno scherzo. Proteggetevi”

In breve: La toccante testimonianza di Vanessa sulla sua lotta contro il Covid.

Sono stati momenti davvero difficili durante i quali pensavo proprio di non farcela e invece ho trovato una forza interiore che non pensavo di avere“. Così Vanessa Bagnato, 30 anni appena compiuti, racconta con commozione i momenti più duri vissuti in ospedale a Sanremo e a Imperia, ricoverata dopo aver contratto il Coronavirus.

Una storia che fa riflettere, specialmente i più giovani, perchè mette in luce quanto sia importante non sottovalutare il Covid 19, a qualsiasi età.

Per lanciare un messaggio di sensibilizzazione, Vanessa ha deciso di raccontare la sua storia a ImperiaPost.

Covid: Imperia, la storia di Vanessa

Vanessa, com’è iniziato tutto?

“È dal 22 ottobre che combatto contro questo virus, 9 giorni a casa e 12 in ospedale. Tutto è iniziato perché dovevo essere operata al naso e il 22 ottobre ho fatto le analisi pre operatorie, compreso il tampone Covid. Il pomeriggio ho ricevuto la chiamata di essere positiva e subito abbiamo chiamato la dottoressa perché iniziavo ad avere i sintomi (febbre, dispnea, dolori). La dottoressa mi ha dato 3 antibiotici al giorno, insieme a cortisone e areosol.

Successivamente, il 26 ottobre hanno ricoverato mio padre perché anche lui non respirava bene, non riusciva quasi a parlare. Dopo 5 giorni è toccato a me. Ero in condizioni pietose, non respiravo, ero grigia in faccia ed avevo tosse e febbre. Arrivata in ospedale, la TAC ha rilevato una brutta polmonite e mi hanno ricoverato subito a Sanremo. Per 7 giorni son stata attaccata giorno e notte all’ossigeno e a una macchina di ventilazione assistita per i polmoni (oltre prelievi, punture, flebo, antivirali, punture in pancia). Dopo 3/4 giorni mi hanno portata ad Imperia nel reparto “respiratorio”, da dove sono uscita l’11 novembre”.

Qual è stato il momento più difficile?

“Il momento più difficile è stato indossare la mascherina CPAP per la ventilazione assistita perché mi spaccava il naso. In seguito per fortuna mi hanno dato quella più grande da “sub”, con la quale mi sono trovata meglio. L’ho tenuta 2 volte al giorno per 3 ore ciascuno. Ovviamente tutta la notte, e quando non avevo la mascherina, ero attaccata all’ossigeno. Inoltre avevo i prelievi venosi due volte al giorno. È stata dura.

Dato che soffro d’asma è stato tutto più difficile, ma il dottore mi ha detto che, sotto un certo punto di vista, l’asma mi ha “salvata” perché ogni sera faccio un inalatore al cortisone. Dato non riuscivo a respirare provavo a fare il Ventolin.

Son stati momenti davvero difficili dove io pensavo proprio di non farcela e invece ho trovato una forza interiore che non pensavo di avere. Ho passato giorni tristi, dolorosi fisicamente soprattutto per i prelievi. Mentalmente è stato un trauma, faccio gli incubi quando dormo. Quando mi hanno dimessa ho pianto di gioia, anche se sono ancora positiva e devo continuare le cure a casa”.

Un momento che ti ha segnato?

“Un giorno mi hanno cambiato di stanza perché c’era una ragazza 26enne incinta di 30 settimane e voleva compagnia perché si sentiva sola. Così il pomeriggio mi hanno messo insieme a lei ed io ho cercato di spiegarle che doveva usare la CPAP sia per lei sia per il bambino. Durante la notte è stata male e la mattina l’hanno intubata e portata a Genova. La sua storia mi ha profondamente toccata”.

Oltretutto, hai trascorso il tuo compleanno in ospedale.

“Sì, ho compiuto 30 anni domenica 8 novembre in ospedale. Un’infermiera gentile mi ha portato un pacchetto di biscotti alla vaniglia perché non poteva entrare altro”.

Anche tuo padre è stato male, ora come sta?

“Sì, ora è a casa e diciamo che si sta riprendendo. È stata dura anche per lui. Lui (61 anni compiuti a ottobre) la mascherina per la ventilazione assistita l’ha tenuta giorno e notte per 5 giorni, gliela toglievano solo per mangiare. Lo hanno ricoverato al reparto Malattie Infettive il 27 ottobre ed è uscito il 5 novembre”.

Vorresti lanciare un messaggio, specialmente ai tuoi coetanei?

“Si, vorrei dire a tutti i miei coetanei che non è uno scherzo e che questo virus non ha età. Non è una banale influenza e le persone devono capirlo. Ovviamente le persone che non hanno vissuto questa brutta esperienza non hanno idea. Fate attenzione a rispettare le regole per voi stessi e per le persone più fragili che avete vicino. Sicuramente è meglio indossare una mascherina chirurgica piuttosto della mascherina per la ventilazione assistita.

Fortunatamente molte persone sono asintomatiche oppure hanno lievi sintomi, ma per chi finisce in ospedale la situazione è difficile. Ogni giorno arrivano persone, ho visto molti essere portati via per essere intubati.

Mentre ero ricoverata, quando avevo la forza, condividevo foto, che scattavo con l’unica mano che mi era rimasta libera, e pensieri per mandare messaggi forti di sensibilizzazione.  Ho trovato la forza di andare avanti così.

Un altro messaggio che vorrei lanciare è che il fatto che essere positivi non deve essere una vergogna. Purtroppo può succedere a tutti e non bisogna nascondersi. Se si hanno i sintomi bisogna stare a casa e chiamare il medico di base senza uscire o andare al pronto soccorso, se si sta male bisogna chiamare il 112.

Voglio ringraziare tutti i dottori infermieri/e che mi hanno assistito ed aiutato a guarire, tutte le oss e anche le signore delle pulizie che ci facevano vivere nel pulito, le fisioterapiste che mi hanno salvata. In particolare il dottore Francesco, le fisioterapiste Celin e Monica, le infermiere ed oss Monica, Sara, Rita, Concita, gli operatori sanitari Matteo e Vito e tanti altri”.

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