“In questo momento regna l’incertezza. Bloccare la stagione sciistica sarebbe un disastro economico per tantissime categorie di lavoratori”. Così la 27enne imperiese Elena Re, maestra di sci e istruttrice nazionale dal maggio 2019, commenta la possibilità di una chiusura degli impianti sciistici per tutta la stagione invernale.
Per contenere la diffusione del contagio del Coronavirus, infatti, il Governo Conte sta pensando di prevedere limitazioni sugli spostamenti per le feste natalizie e per le vacanze sulla neve. Provvedimenti che hanno generato proteste e malumori tra i lavoratori delle categorie coinvolte che rischiano di perdere un’intera stagione.
Covid: stop allo sci? Parla l’imperiese Elena Re
Dove ti trovi in questo momento?
“Mi trovo a Champlas Seguin, un piccolo borgo vicino a Sestriere, dove vivo ormai per la maggior parte del tempo, soprattutto d’inverno, e dove ho scelto di passare tutti i periodi di lockdown per stare immersa nella natura”.
Siamo alle porte della stagione sciistica. Essendo sciatrice e istruttrice, puoi farci un quadro della situazione? C’è confusione su quello che è possibile fare o non fare?
“Al momento la nostra attività come maestri è ferma, e anche come Istruttori l’unica cosa che ci è concessa è quella di portare aventi la parte teorica degli aggiornamenti professionali ai maestri di sci, con webinar online.
In questo momento regna l’incertezza, tutto sembra volgere verso la chiusura degli impianti a livello Nazionale fino al termine delle vacanze di Natale. Questo per molte stazioni sciistiche potrebbe significare la chiusura per l’intera stagione e quindi un disastro economico per tantissime classi di lavoratori e anche per tutta l’economia territoriale, dagli alberghi ai ristoranti fino ai tour operator e molte altre categorie, non solo di maestri di sci ed impiantisti”.
Come stai vivendo personalmente questo periodo di incertezza?
“Io personalmente sono davvero preoccupata e sento che il mondo della montagna in questo momento viene ingiustamente preso di mira”.
Quali conseguenze ci sarebbero se saltasse la stagione sciistica?
“L’industria della montagna è un vero colosso dal punto di vista economico (parliamo di circa 10 miliardi di fatturato all’anno). Forse non ci si rende conto del danno irreparabile che ci sarebbe se saltasse la stagione. Quest’anno ci saranno anche i Mondiali di sci Alpino a Cortina, che poi ospiterà le Olimpiadi nel 2026, quindi in questo momento il mondo sci/neve in Italia ha una potenza rilevante, che invece sembra essere sottovalutata”.
L’emergenza è iniziata in Italia lo scorso febbraio/marzo. A distanza di 9 mesi ti aspettavi di essere ancora in emergenza? Secondo te si poteva evitare?
“Quando la stagione scorsa si è dovuta concludere in anticipo nessuno avrebbe mai pensato che anche la stagione 20/21 sarebbe stata in pericolo. Ovviamente nessuno poteva prevedere l’andamento dell’epidemia, ma sicuramente oggi saremmo in grado di attuare misure di sicurezza per la quale non eravamo pronti a febbraio scorso”.
Secondo te il mondo dello sci può essere luogo di diffusione del contagio? Quali precauzioni sono state prese in vista della stagione?
Ai fini della diffusione del contagio trovo ridicolo pensare che sulle piste, all’aria aperta, con mascherine e guanti, si possa essere più in pericolo che in qualsiasi altra situazione di vita ordinaria (basta pensare alle code dei supermercati, agli autobus, ai ristoranti ecc).
Per quanto riguarda le risalite si provvederebbe sicuramente a contingentare le funivie e le seggiovie, per le code alle casse basterebbe organizzare un buon servizio di biglietteria online, e far mantenere le distanze di sicurezza per chi compra il biglietto sul momento. Non mi sembra niente di impensabile se messo a confronto con le precauzioni che in primavera erano state pensate per ‘salvare’ la stagione balneare”.
Cosa chiederesti al Governo?
Al governo chiederei in primis di ricordarsi che in gioco ci sono 14.000 Maestri di sci iscritti ad un Albo professionale, che rischiano di saltare una stagione intera di lavoro e che andrebbero tutelati al pari di tutti gli altri professionisti.
Chiederei di usare il buon senso perché in un momento del genere togliere la possibilità alle persone di poter svolgere sport all’aria aperta e in sicurezza è semplicemente l’ennesima dimostrazione di come la cultura sportiva nel nostro paese sia un clamoroso disastro”.