“È come se le parole delle donne non avessero peso, dignità, e quindi la loro testimonianza non avesse valore”.
Questa la riflessione di una lettrice sulla mole di commenti all’articolo relativo alla condanna definitiva a 3 anni e 9 mesi di carcere per il ginecologo imperiese Luca Nicoletti, accusato di violenza sessuale nei confronti di 7 pazienti, 5 delle quali costituitesi parte civile.
In particolare, la lettera si riferisce ai commenti (per la maggior parte di donne) che pongono l’accento sulla professionalità del medico, mettendo in dubbio l’attendibilità delle testimonianze delle vittime e che hanno generato un confronto, anche piuttosto aspro, tra due vere e proprie fazioni.
Una situazione che si è ripetuta molte volte nel corso dei vari step del processo – alcune pazienti del medico genovese avevano anche organizzato una manifestazione di solidarietà e un corteo di fronte alla caserma dei Carabinieri – e che non può che suscitare interrogativi sulla percezione della società nei confronti di episodi che riguardano la violenza di genere, ancor di più oggi, 25 novembre, giornata mondiale della lotta contro la violenza sulle donne.
Violenza sulle donne: la riflessione di una lettrice
“Oggi 25 novembre 2020, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Ore 8.00 apro il giornale online della mia citta : il ginecologo accusato di violenza sessuale contro sette donne e stato condannato, dopo tre gradi di giudizio, a tre anni e nove mesi.
Quello che mi sorprende sono le centinaia di commenti.
‘è un eccellente ginecologo’.
‘persona seria e professionale’.
‘forza Doc’.
‘paga il peso di una giustizia ingiusta ed incapace’.
‘siamo tutti con te , non crediamo a queste maledette calunnie.. spero ci sia una giustizia divina’.
Questi sono solo alcuni, nella maggior parte femminili, e mettono in dubbio il giudizio facendolo risalire ad invidia, richieste di risarcimento, cattiva giustizia, negando il fatto che una condanna arriva dopo prove certe e non supposizioni.
Dietro queste affermazioni c è l ‘idea che: ‘siccome l’ assassino con me è sempre stato gentile, non può essere vero che abbia commesso un reato’.
Se applicassimo questa idea a qualsiasi condanna ci ritroveremmo con le carceri vuote, però guardando con più attenzione scopriamo che questo tipo di considerazione viene applicato principalmente nei reati contro le donne, come se le loro parole non avessero peso, dignità, e quindi la loro testimonianza non avesse valore.
Mi rattrista pensare che dopo anni di sensibilizzazione sui temi della violenza ancora oggi molte donne continuino ad introiettare e far loro le parole degli uomini , senza nessuna consapevolezza di quanti danni il patriarcato abbia prodotto nella storia.
Per superare stereotipi e pregiudizi è necessario un cambiamento culturale che coinvolga uomini e donne attraverso l educazione al rispetto, al riconoscimento delle individualità al di là del genere.
Intanto, mentre sto scrivendo, arriva la notizia di altri due femminicidi”.