“Se non ora, qui”. È questo il titolo del nuovo libro dell’imperiese Francesco Scopelliti. Una serie di riflessioni e pensieri che scaturiscono in maniera naturale come in un flusso di coscienza, partendo da episodi di vita quotidiana per toccare temi sociali e universali, dall’immigrazione alla povertà, dalla sanità al lavoro, fino all’ambiente, dal punto di vista di chi li ha sempre affrontati nelle proprie attività di militanza.
Il libro, scritto durante il lockdown di marzo, ora è disponibile presso le librerie e le botteghe di commercio equo solidale di Imperia, Bordighera, Sanremo e anche Torino, e in forma digitale su Amazon.
Imperia: il nuovo libro di Francesco Scopelliti
“Si tratta di una serie di racconti che ho scritto durante il lockdown di marzo. Approfittando del tempo trascorso in casa, ho deciso di mettere per iscritto riflessioni, pensieri e aneddoti sulla vita e su temi che ho a cuore, che mi portavo dentro da tempo.
Gli argomenti sono legati a temi di cui mi sono sempre occupato nella mia attività di militanza politica, come il lavoro, la sanità, l‘ambiente, il concetto di libertà.
La scrittura che ha usato possiamo definirla un “flusso di coscienza”. È la prima volta che utilizza questo modo di scrivere?
Sì, è il primo libro che scrivo in questo modo perché ho pensato che ci fosse bisogno di utilizzare una scrittura a metà tra la narrativa e la lingua che si usa adesso, specialmente sui social network, più diretta, cercando però di non cadere in un linguaggio banale.
Nel libro parto da accadimenti normali per ragionare al di fuori di me. Ad esempio, faccio spesso riferimento agli insetti, dal punteruolo al bombo all’ape. Tutti pensano siano insignificanti, ma in realtà, se andiamo a vedere i numeri e la loro capacità di lavorare a livello biologico nel mondo, capiamo che hanno un’enorme importanza nell’equilibrio ambientale”.
Nel libro si intrecciano episodi di vita personale a quelli di militanza politica, come se si fondessero insieme. In particolare, forse una delle battaglie più significative è quella legata all’immigrazione a Ventimiglia.
“Sì. È l’esperienza che più mi ha emozionato e coinvolto. È successo qualcosa nel 2015 ai Balzi Rossi. Sono stato lì per mesi con i migranti, ho imparato a rapportarmici senza né pietismo né razzismo, erano persone con pregi e difetti come tutti. Di tutta le mie lotte politiche è quella che personalmente mi ha colpito di più e mi ha portato a pormi le più domande importanti. Ha influito nella mia storia personale”.
A volte, però, usa un tono che sembra disilluso dicendo: “Lo so, lo so bene che noi che ci battiamo, per le questioni sociali verremo spazzati via, so anche che ci vedete come fuori tempo massimo, come personaggi anacronistici” e chiedendosi “é questa la nostra guerra?”
“Mi sono sempre interessato ai temi sociali, nella convinzione che per avanzare nella società sia importante migliorare le cose nel proprio piccolo. Allo stesso tempo mi pongo sempre molte domande, mi domando quale sia il giusto e lo sbagliato.
Sicuramente è cambiato il modo di fare militanza con l’arrivo della pandemia e sono cambiate anche le urgenze. Abbiamo dovuto cercare di dare risposta alle esigenze del momento, per cui ci siamo attivati nella distribuzione di beni di prima necessità a chi aveva bisogno”.
Da dove arriva il titolo: “Se non ora, qui”?
“È un ‘crash’ tra due titoli di due diversi libri, “Se non ora quando” di Primo Levi, usato anche come slogan per le lotte nell’ambito di questioni di genere, e “Non ora non qui” di Erri De Luca. Entrambi mi hanno sempre colpito per la loro capacità di trasmettere le idee”.