“A Natale e Capodanno siamo aperti a pranzo come previsto dal DPCM, ma, sempre come previsto dal decreto, nessuno fuori dal comune può venire. Assurdo e ingiusto per i comuni piccoli come il nostro”. Questo il grido di protesta di Brigitte Bruschi e Laura Russo, madre e figlia, dell’agriturismo “Cà Sottane” di Borgomaro, piccolo paese della valle Impero.
Covid, nuovo DPCM: vietati spostamenti tra comuni a Natale e Capodanno, il grido dell’agriturismo Cà Sottane di Borgomaro
Il nuovo DPCM, firmato ieri dal Premier Giuseppe Conte ed entrato in vigore a partire da oggi, introduce ulteriori misure restrittive in vista delle festività natalizie per evitare possibili occasioni di diffusione del contagio e scongiurare una terza ondata dell’epidemia.
Tra queste misure, c’è anche il divieto di spostamenti tra comuni diversi, e non solo tra regioni come previsto dal 21 dicembre al 6 gennaio, per le giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Una decisione che ha generato molte polemiche, poiché ritenuta non equilibrata e penalizzante per i comuni più piccoli rispetto alle grandi città, come sostengono anche le titolari dell’agriturismo “Cà Sottane” di Borgomaro.
“È un provvedimento assurdo – afferma Brigitte Bruschi a ImperiaPost – ci sono comuni senza ristoranti, come Aurigo o Caravonica, e poi siamo noi, agriturismi sparsi nell’entroterra, che siamo aperti ma nessuno può raggiungerci. Avevamo già tutto prenotato per i pranzi di Natale, ma dobbiamo disdire tutto. Un altro brutto colpo di quest’anno difficilissimo.
Non riteniamo sia una regola equa – continua – La provincia di Imperia ha gli abitanti di un quartiere di Milano. Non si possono applicare le stesse misure restrittive. Per rimanere nel nostro piccolo, chi abita nella città di Imperia ha la possibilità di spostarsi in tutto il comune, con diversi ristoranti tra cui scegliere, chi abita in un comune di montagna invece a volte non ha neanche un bar. Di conseguenza, sono penalizzati sia i cittadini sia le attività che non possono ricevere clienti.
Dovrebbero prevedere una regola in proporzione al numero di abitanti. Noi siamo un paese di 600/700 persone, è ridicolo vietare gli spostamenti come in un comune da 50 mila abitanti.
A Natale, Santo Stefano e Capodanno avremmo lavorato a pranzo, come previsto dal DPCM, ma con questa regola non terremo aperto di sicuro. Non vale la pena.
È stato un anno difficilissimo – aggiunge – Da aprile a giugno avevamo tutte le domeniche prenotate per comunioni e le abbiamo perse tutte. Abbiamo ricevuto solo due bonus da 600 euro. Ora ci privano anche del diritto di lavorare quando sarebbe possibile farlo, perché potremmo tenere aperto fino alle 18, togliendo la libertà di spostarsi alle persone. Siamo davvero allibiti.
Scriveremo al presidente Giovanni Toti e al vicepresidente Alessandro Piana – conclude – Fateci lavorare”.