13 Novembre 2024 01:42

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13 Novembre 2024 01:42

Imperia: un progetto per agevolare l’abbacchiatura delle olive. Mercoledì 16 dicembre la presentazione streaming del Cipat

In breve: Il progetto si propone di trasferire la tecnologia esoscheletrica dalle applicazioni industriali al settore agricolo svolgendo un approfondito studio del settore di contesto e con una riprogettazione appropriata per le specifiche dell’uso agricolo e i corrispondenti adattamenti

“Fornire supporto all’operatore per potenziare le sue capacità produttive, riducendo la fatica fisica e le sollecitazioni meccaniche potenzialmente stressanti il sistema muscoloscheletrico”.

Questo l’obiettivo del Progetto di cooperazione “Lo sviluppo degli esoscheletri passivi nello svolgimento delle principali operazioni colturali dell’olivicoltura ligure” (SEOL), che verrà presentato mercoledì 16 dicembre alle 17:00, live streaming su Facebook e Youtube.

Il progetto, che ha come capofila il Cipat, Centro Istruzione Professionale e Assistenza Tecnica della Confederazione Italiana Agricoltori di Imperia e come partner l’Università di Genova, l’Azienda Agricola Valle Ostilia di San Bartolomeo al Mare e la Cooperativa Olivicoltori Sestresi scarl, verrà realizzato nei prossimi due anni nell’ambito della misura M16.02 del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Liguria (“Supporto per progetti pilota e per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”).

Un progetto europeo per trasferire tecnologie dall’industria alla campagna

Il progetto si propone di trasferire la tecnologia esoscheletrica dalle applicazioni industriali al settore agricolo svolgendo un approfondito studio del settore di contesto e con una riprogettazione appropriata per le specifiche dell’uso agricolo e i corrispondenti adattamenti. Nello specifico il progetto è basato sull’idea di studiare le attuali tecnologie esoscheletriche passive nell’ottica di realizzare un prototipo specifico sulle necessità degli operatori olivicoli partendo dal supporto alle attività di abbacchiatura che presentano elevati regimi di affaticamento muscoloscheletrico dovuto alle posture necessarie allo svolgimento del lavoro.

Si studia l’ipotesi di utilizzare un esoscheletro per diminuire la fatica in campagna da parte dei coltivatori

“Insieme ai partner e in particolare con il DIME Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica, Gestionale e dei Trasporti della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Genova e il DINOGMI Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili, nonché con il coinvolgimento di attori esterni tra cui il CRF (Centro Ricerche FIAT) che collaborerà in tutte le attività pre-progettuali e progettuali – spiega Stefano Roggerone olivicoltore ePresidente della CIA di Imperia vogliamo arrivare alla realizzazione di azioni di sviluppo pre-competitivo, per verificare la traslabilità dei risultati della ricerca industriale in tema di esoscheletri passivi in nuovi prodotti e processi adattati alle esigenze delle aziende olivicole liguri, al fine di ottimizzare le gestualità di lavoro, riducendo il loro impatto sul sistema muscolo-scheletrico e i conseguenti effetti negativi prodotti sulla salute degli operatori. Tali innovazioni non sono ancora state contestualizzate nelle realtà produttive liguri.

Nell’olivicoltura in particolare vengono svolte operazioni particolarmente faticose e usuranti quali concimazione, potatura, raccolta, elevazione e trasporto delle cassette. Inoltre, in particolare nelle operazioni di potatura e raccolta delle olive, le gestualità lavorative vengono svolte in posizioni posturali generali e in condizioni di contesto svantaggiose, obbligate dalle condizioni del terreno con sollecitazioni ripetute e eccessive che sovraccaricano le strutture muscolo-scheletriche e articolari.

Il potenziamento del lavoro manuale tramite l’implementazione di strumenti esoscheletrici porterebbe benefici concreti nella esecuzione di alcune operazioni (tempi di raccolta, potatura) tramite la riduzione dell’impegno fisico e della stanchezza.

Quest’ultima, insieme alla diminuzione della produttività individuale, determina una diminuzione dell’attenzione con conseguente aumento drammatico del rischio di incidenti traumatici acuti sul lavoro che spesso esitano in condizioni di gravi disabilità permanenti (paraplegie, tetraplegie). Inoltre una corretta distribuzione dei carichi di lavoro articolare e muscolare potrebbe ridurre significativamente l’insorgenza di patologie da sollecitazioni microtraumatiche ripetute a carico della colonna vertebrale e degli arti superiori che sono un problema diffusissimo nel settore agricolo e forestale”.

 

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