23 Novembre 2024 15:24

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23 Novembre 2024 15:24

Bassetti: “Il Covid non è il nostro unico problema. Futura pandemia potrebbe essere la febbre gialla, complice il cambiamento climatico”

In breve: Le riflessioni del virologo Matteo Bassetti.

“Mi piacerebbe dirvi, bCovid-19 ha rubato la scena alle altre numerosissime realtà virali infettive, che sia lui il nostro unico problema. E che una volta sconfitto, saremo tranquilli. Mi piacerebbe davvero. Ma purtroppo non c’è nulla di più distante dalla realtà”.

Lo afferma il virologo genovese Matteo Bassetti, direttore del Reparto di Malattie infettive del San Martino, all’interno di una riflessione sulle infezioni e sul futuro post-civid.

Matteo Bassetti e il futuro dopo il COVID

“Le infezioni vanno guardate con molta attenzione. Non hanno un solo volto e non dobbiamo farci ingannare. C’è un motivo se si parla della nostra epoca come «l’epoca dei microbi». Così come c’è un motivo se gli scienziati sapevano con assoluta certezza che sarebbe arrivata una pandemia simile a quella che abbiamo vissuto.

Cosa potrà succedere ora, quali le cause e i maggiori problemi da qui al futuro?

L’abuso di antibiotici. Farmaci antibatterici che, utilizzati nel modo sbagliato, sia in medicina umana che soprattutto in veterinaria e agricoltura, sono diventati negli anni alleati delle infezioni batteriche. In Italia più di diecimila decessi all’anno sono correlati all’antibiotico-resistenza. Questo significa che i pazienti hanno molte più possibilità di incorrere in complicazioni gravi dopo essere stati ricoverati in terapia intensiva o aver subito interventi complessi. L’antibiotico-resistenza rischia di compromettere un quadro clinico grave e dà una grossa mano all’infezione data dal virus. Questa è già oggi una pandemia batterica che porterà, se non interverremo, a 10 milioni di morti nel 2050.

Poi c’è la globalizzazione. Il fatto che nel mondo attuale gli spostamenti siano sempre più semplici, economici e veloci, che le persone siano sempre più interconnesse, ha una contropartita. Perché aumenta la possibilità di diffusione dei microbi, come è accaduto agli albori dell’epidemia causata dal SARS-CoV-2, che il giorno prima era in Cina e il giorno dopo in Germania o in chissà quale altra parte del mondo.

Poi c’è la sovrappopolazione e l’erosione degli ambienti naturali. Ormai non esistono più luoghi davvero incontaminati, e la continua ricerca di nuovi terreni dove vivere (o da sfruttare economicamente) porta le persone a condividere i medesimi spazi con animali che potrebbero essere infetti, aumentando la probabilità che un virus o altro microbo faccia il salto di specie, arrivando fino a noi.

Non è finita: c’è il cambiamento climatico. Il rischio, per esempio, che in Italia, a causa del fenomeno della tropicalizzazione, possano diffondersi malattie tipiche di fasce climatiche differenti. È già successo con il virus del Nilo Occidentale, che può provocare malattie gravi del cervello. Oppure il virus chikungunya, trasmesso dalla zanzara tigre tipico di alcune aree tropicali è diventato , diventando addirittura endemico in un’area del Polesine.
Per non parlare della febbre gialla in America Latina.

A causa del cambiamento climatico, il suo vettore di trasmissione principale – un determinato tipo di zanzara – si sta diffondendo enormemente in tutto il mondo, spesso portando il virus con sé. La febbre gialla è una seria candidata per una futura pandemia.

Esiste poi l’eziologia infettiva di molte malattie croniche e tumorali. Alcuni infarti, per esempio, se analizzati, hanno origine da infezioni trascurate. Anche molti tumori hanno una causa virale. Pensiamo al papilloma virus, che nella donna è spesso correlato al tumore della cervice uterina: il virus infetta i tessuti e causa la loro degenerazione.

Mi piacerebbe dirvi, ora che il Covid-19 ha rubato la scena alle altre numerosissime realtà virali infettive, che sia lui il nostro unico problema. E che una volta sconfitto, saremo tranquilli. Mi piacerebbe davvero. Ma purtroppo non c’è nulla di più distante dalla realtà”.

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