Anche ad Imperia, come nel resto d’Italia, cresce la protesta dei Magistrati Onorari, precari della giustizia, alcuni da oltre venti anni. Mercoledì 16 dicembre, dalle ore 12 alle ore 13, davanti all’ingresso principale del Tribunale di Imperia, una rappresentanza dei Giudici di Pace (GdP), Giudici Onorari di Tribunale (GOT) e Vice Procuratori Onorari (VPO), con una rosa gialla e un Codice tra le mani, manifesterà con un flash mob la protesta.
Una situazione “indecorosa” per i Magistrati Onorari, ai quali non sono piaciute le frasi del ministro del Giustizia Alfonso Bonafede che il 19 novembre, rispondendo ad un’interrogazione, ha detto: “La magistratura onoraria ha la finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale”.
L’iniziativa è scattata dopo che un testo di riforma della materia, in Commissione Giustizia al Senato, è stato rinviato a gennaio 2021.
“Il testo della riforma, peraltro, tende a precarizzare ulteriormente la categoria – dicono i Magistrati Onorari – sommando il rapporto di lavoro onorario a quello autonomo, contrariamente a quanto dettato dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che, nel luglio scorso, ha riconosciuto ai Magistrati Onorari italiani la qualifica di lavoratori subordinati”.
I Magistrati Onorari, che in tutta Italia hanno scelto la rosa gialla come simbolo della manifestazione, chiedono il riconoscimento di diritti e di compensi per la quantità di lavoro svolto tutte le settimane nelle aule di Giustizia.
La rosa gialla sta a significare che i Magistrati Onorari si sentono traditi dalle istituzioni: ricorda lo sciopero del pane e delle rose (Bread and Roses Strike) dei lavoratori immigrati a Lawrence (Massachusetts) nel 1912. Da anni lo Stato ha, di fatto, subappaltato ai Magistrati Onorari l’80 percento delle udienze penali e il 50 percento di quelle civili.
Nei giorni scorsi sono state organizzate manifestazioni a Roma, davanti alla Cassazione, a Milano, a Napoli, a Salerno, a Pisa, ad Ancona, a Palermo dove tre Magistrati Onorari stanno facendo lo sciopero della fame come segno di protesta da 14 giorni: Vincenza Gagliardotto, Sabrina Argiolas e Giulia Bentley, a cui si è aggiunto Livio Cancellieri, giudice onorario a Parma: si tratta di un’ondata di malcontento che sta attraversando tutta Italia e che coinvolge circa 5 mila operatori.
I Magistrati Onorari sono in attesa di sapere quale sarà il futuro dalla loro posizione: attualmente, non usufruiscono di nessuna contribuzione e non hanno diritto a ferie e malattia. Sacrosanti diritti che non trovano applicazione per i giudici onorari, i quali, specie in questa delicata fase di emergenza sanitaria, sono costretti a subire ulteriormente questa profonda diseguaglianza che diventa intollerabile allorquando, in caso di contagio da Covid, non risultano destinatari nemmeno di un qualsivoglia indennizzo.
L’emergenza Covid ha fatto esplodere una situazione già da troppo tempo in attesa di correttivi. Perché chi si è ammalato non ha potuto godere di alcun ammortizzatore.
Tra le tante manifestazioni di solidarietà, anche l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) si è espressa con una nota:
“Si susseguono in questi giorni manifestazioni di protesta dei magistrati onorari in servizio che, lamentando un contesto di incertezza di tutele e di precarietà sul piano previdenziale e retributivo, reclamano il riconoscimento della dignità della funzione. Pur considerando la non esclusività del rapporto con l’amministrazione della giustizia e la possibilità di svolgimento di altre concomitanti attività professionali, in sintonia peraltro con la temporaneità dell’incarico conferito, l’Associazione Nazionale Magistrati esprime la ferma convinzione che non debba essere svilito il ruolo e quindi dimenticato l’importante contributo fornito dai giudici e dai pubblici ministeri onorari. Per queste ragioni, l’associazione esprime solidarietà per il disagio della categoria e auspica che il governo e il Parlamento reperiscano le risorse finanziarie necessarie ad approntare le più opportune tutele economiche, previdenziali e sociali”.