Sempre più negozi in questo periodo abbassano le saracinesche per non rialzarle più. Fra questi, nell’imperiese, anche botteghe storiche, che per diversi decenni sono stati veri e propri punti di riferimento nel territorio. Un aspetto che aggrava ulteriormente la situazione, è il fatto che non subentrando nella conduzione dell’esercizio commerciale altri esercenti, i titolari perdono il cosiddetto “avviamento“, vale a dire l’unica “buona uscita” sulla quale può contare un commerciante. Una situazione preoccupante, che è stata analizzata ai microfoni di Imperiapost Tv dal presidente provinciale della Confcommercio Enrico Lupi.
Spiega Lupi: “In alcune parti della nostra provincia, in alcune città di più, in altre meno, abbiamo l’abbandono delle botteghe, determinato dalla situazione di gravità pandemica e non solo, perché pandemia vuol dire blocco dei consumi, difficoltà nella spesa da parte dei consumatori e demotivazione per coloro che stanno dietro al banco. Coloro che sono in età di pensione o in equilibrio precario mollano, ma, mentre una volta riuscivi a vendere azienda e realizzavi il cosiddetto avviamento, vale a dire la remunerazione di anni di fatica, oggi non si cede più. Fa premio la localizzazione dell’immobile, se di proprietà del commerciante e se riesce a trovare a che vendere o affittare“.
Chi ha i locali di proprietà, cerca di venderli o affittarli, ma le imprese non vengono rilevate. Confcommercio chiede norme chiare e defiscalizzazione per poter tornare a lavorare
Conclude Enrico Lupi: “Spero che nel secondo semestre, con i vaccini tanto conclamati e annunciati, si possa ripartire, ma, certo, che la precarietà attuale e gli scarsi indirizzi programmatori del Governo, che a giorni alterni fornisce indicazioni diverse, non permettono di pianificare e di vedere la luce in fondo al tunnel. Le imprese fanno fatica a stare a galla e i cosiddetti ristori non sono strutturali. Le nostre imprese hanno bisogno di chiarezza e di prospettiva e di una concreta defiscalizzazione, per tagliare i costi, a cominciare da quelli dello Stato e quindi per poter lavorare”.