Ha raggiunto quasi quota 80 mila firme (al momento 79.540, ma il numero è in costante crescita) la petizione online su Change.org, lanciata circa un anno fa, per chiedere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di far luce sul caso Martina Rossi, la 20enne imperiese morta nell’agosto 2011 cadendo dal balcone di un hotel di Palma di Maiorca.
“Giustizia per Martina Rossi”: quasi 80 mila firme per la petizione rivolta a Mattarella
Dalla morte della giovane studentessa è iniziato il processo che vede sul banco degli imputati i due aretini Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, accusati di tentata violenza sessuale e morte in conseguenza di altro reato, condannati in Tribunale ad Arezzo e poi assolti in Corte d’Appello. Ora il caso è finito in Cassazione per la sentenza definitiva. Il processo è fissato per il 21 gennaio 2021.
Ecco il testo dell’appello
“Presidente Sergio Mattarella, Le scriviamo per invocare giustizia per Martina Rossi morta in Spagna il 3 agosto 2011 per la quale i Giudici del tribunale di Arezzo nel 2018 condannano due ragazzi: Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni a 6 anni per aver provocato la morte della giovane come conseguenza di altro reato e tentata violenza di gruppo. Ad oggi però, dopo 10 anni, per la giustizia italiana, la morte di questa giovane non ha nessun colpevole ed il processo è a rischio prescrizione.
L’inchiesta italiana viene aperta a Genova, città di residenza di Martina, e si conclude nel 2014 con quattro indagati: due per essere i responsabili della sua morte e altri due per falsa testimonianza. Il filone principale passa per la procura di Arezzo per competenza territoriale: i due indagati sono di Castel Fibocchi.
Gli inquirenti toscani decidono di riesumare il cadavere per eseguire una nuova autopsia: le indagini vengono chiuse il 12 febbraio 2017 e il 28 novembre dello stesso anno due giovani vengono rinviati a giudizio per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di un altro reato. La 20enne cercava di sfuggire, secondo la ricostruzione degli inquirenti, da un tentativo di stupro ed essendo chiusa la porta, ha tentato di scavalcare per raggiungere il balcone della sua stanza. Il processo di primo grado si conclude con la condanna dei primi due a 6 anni. È il 14 dicembre 2018.
Per i giudici “Martina Rossi ha reagito ad un tentativo di violenza nei suoi confronti“ come testimoniano i graffi sul collo molto ben visibili di uno degli imputati ed i segni sul corpo della ragazza. Il processo d’appello inizia quasi un anno dopo il verdetto di primo grado.
Lo scorso 28 novembre la presidente della Corte d’appello di Firenze dichiara prescritto il reato di morte in conseguenza di altro reato.
Il 9 giugno 2020 la Corte d’appello di Firenze assolve i due dal reato di “tentata violenza di gruppo perché il fatto non sussiste”, altresì dichiara che “un’aggressione di carattere sessuale non può, invero, neppure del tutto escludersi».
Il Procuratore Generale del Tribunale di Firenze presenta ricorso in Cassazione contro l’assoluzione dei due. La data per la Cassazione è fissata per il 21 gennaio 2021. Chiediamo pertanto il Vostro intervento perché ci sia la revoca della prescrizione per reati così gravi, nello specifico “morte come conseguenza di altro reato”. La morte di un essere umano non può essere trattata come un debito: “caduto/a in prescrizione”. È disumano che a distanza di così tanti anni, a fronte delle tante prove raccolte, due genitori non abbiano ancora potuto capire com’è morta la loro unica figlia ventenne.
Sollecitiamo inoltre affinché l’udienza in Cassazione prevista per il 21 gennaio 2021 possa svolgersi regolarmente senza ulteriori possibili rinvii che causerebbero la caduta in prescrizione anche del secondo capo d’imputazione, in alternativa che venga congelata la prescrizione sino alla data nella quale tale processo potrà essere svolto.
Lo chiedono tanti cittadini come noi, che da anni seguono le fasi processuali senza vedere uno spiraglio di luce.
Verità e Giustizia perché
Martina Rossi è tutte noi,
le nostre figlie, nipoti, amiche”.