“In queste ore il partito di Fratelli d’Italia, per voce del suo responsabile provinciale del settore commercio ed attività produttive, ha annunciato una iniziativa del suo partito a sostegno dei pubblici esercizi (bar e ristoranti) in crisi per le misure adottate dal Governo contro alla diffusione del covid – Con queste parole Lucio Sardi, esponente di Sinistra Italiana – Sinistra in Comune, interviene in merito alle dichiarazioni dei Fratelli d’Italia sulla situazione dei ristoratori chiusi per Covid.
Fratelli d’Italia si schiera al fianco dei ristoratori. Critico Lucio Sardi
“L’iniziativa del partito della Meloni che dovrebbe evitare a molte delle piccole imprese il rischio di dover chiudere, è addirittura il supporto per la presentazione di un’azione legale contro il governo per le misure adottate. Una iniziativa che colpisce per l’evidente “efficacia” e “celerità” che porterà, visti i tempi di un giudizio civile peraltro totalmente privo di presupposti giuridici.
Si tratta di una iniziativa che ad imprese che devono sopravvivere sino all’arrivo della primavera (tempo in cui si spera si possa gradatamente tornare alla normalità), potrà solo garantire la certezza di aver perso tempo dietro a fantasie propagandistiche.
Oltre a questa brillante proposta Fratelli d’Italia, forte della garanzia di poterle sparare grossa non stando al governo e non dovendo poi dover dimostrare dove troverebbe simili risorse per un intervento non credibile né realizzabile, propone per il periodo di adozione delle misure di limitazione delle attività, un ristoro per bar e ristoranti pari al 75% degli incassi del 2019.
Per completate le sparate a salve, ma con effetto evidentemente virale, per FdI l’altra ed unica alternativa a questo tipo di ristori sarebbe la riapertura dei locali, una posizione degna dei loro riferimenti internazionali Trump e Bolsonaro.
A sostegno del partito locale si aggiunge l’intervento dell’assessore regionale Berrino che completa lo spettacolo pirotecnico delle roboanti proposte sovraniste con la polemica sulla deroga al divieto di mobilità tra regioni per chi ha seconde case, chiedendosi perché non lo si consenta anche a chi voglia andare in albergo. Ricordiamo a Berrino che la differenza tra un ambiente privato come una abitazione, ed uno pubblico come un albergo, è così chiara agli italiani tanto dall’aver ispirato il significato del detto “questa casa non è un albergo”.
Perché solo Berrino può pensare che con gli attuali numeri dei contagi sia possibile far riaprire, ed a gennaio, gli alberghi liguri per villeggianti piemontesi o lombardi.
Se Berrino svolgesse anche il suo compito di assessore ai trasporti e si preoccupasse di potenziare i servizi per gli studenti, non risulterebbe altrettanto evidente la differenza tra un amministratore serio ed un politico che le spara grosse.
Perché prima o poi, nonostante Toti ed i suoi sostenitori abbiano riproposto la riapertura di qualunque attività salvo che della scuola, per cui si prodigano invece in rinvii, i giovani liguri dovranno tornare sui banchi e dimenticare la differenza tra la didattica a distanza e la scuola reale.
Ricordiamo a Berrino che per non esporre gli studenti al rischio di contagio durante il tragitto verso la scuola, nelle regioni più serie, gli assessori ai trasporti stanno lavorando per adottare misure straordinarie e non hanno tempo da dedicare a polemiche da due soldi.
Tornando ai problemi delle imprese della ristorazione e degli altri settori costretti alla chiusura parziale o totale, la distanza tra la propaganda e l’agire della destra torna evidente.
La Regione Liguria ha infatti ottenuto dal Governo la somma di 7,7 milioni di euro per distribuire ristori proprio a quelle imprese sottoposte a limitazioni o chiusure, con la facoltà di deciderne la destinazione ai settori ritenuti più bisognosi di sostegno.
Potendo finalmente dimostrare di saper fare qualcosa di utile, oltre a spararle grosse, la giunta regionale ha invece deliberato una modalità di sostegno alle imprese che raccoglie tutti i possibili difetti che, quando fanno i leoni da tastiera, Toti ed i suoi “fratelli” denunciano per i provvedimenti del Governo nazionale.
I contributi sono distribuiti a pioggia senza un criterio di proporzionalità col volume di attività delle imprese, che in alcuni casi riceveranno cifre simboliche rispetto agli effetti economici subiti per le chiusure.
I soggetti destinatari degli aiuti sono stati definiti su un incompleto elenco di codici di attività Iva che ha escluso senza alcuna logica molte imprese costrette alla chiusura totale già da settimane.
Il limite massimo di occupati previsto per l’ottenimento del contributo ha finito per escludere aziende più piccole a gestione familiare oppure non stagionali a favore di altre ben più grandi ma che sono rientrate tra quelle che riceveranno l’aiuto magari solo perché temporaneamente prive di addetti essendo fuori stagione.
Le procedure per l’ottenimento del contributo sono degne del peggio del formalismo burocratico ed impegneranno per settimane gli uffici delle camere di Commercio che dovranno caricarle con procedure manuali.
Ai tanti imprenditori liguri costretti ad adattarsi ad una situazione sanitaria ed economica drammatica, e per cui ogni forma di sostegno economico è una boccata d’ossigeno, toccherà l’ulteriore amarezza di aver avuto a che fare con la curiosa strategia anti crisi dei fratelli di Toti”.