Permettere ai parenti di far visita ai degenti o ospiti delle strutture sanitarie. Questa la richiesta di Cittadinanza Attiva Liguria, che ha inviato una lettera al presidente Toti, nonché assessore alla Sanità, ai direttori delle Asl liguri e al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri.
Covid, Liguria: riaprire visite ai parenti, appello di Cittadinanza Attiva
Secondo la onlus, infatti, le disposizioni prese in fase di emergenza “sono inumane e non più accettabili”, perché “impediscono ai parenti di degenti o ospiti delle strutture sanitarie, delle rsa e delle rp (anziani, ma anche disabili e soggetti con disturbi psichiatrici) di far loro visita”.
“E’ comprensibile – si legge nella nota stampa inviata agli organi di informazione – che all’inizio dell’epidemia la chiusura all’esterno possa essere parsa (in quanto provvisoria) la soluzione migliore, ma ad oggi, in considerazione dei danni psicologici e fisici che da queste limitazioni sono derivati e derivano, occorre urgentemente aggiornare le direttive. Purtroppo, riceviamo parecchie e preoccupanti richieste di aiuto da parte di familiari che non riescono neanche ad avere tempestive e puntuali informazioni sulle condizioni di salute/vita dei loro cari ricoverati; pervengono anche segnalazioni relative alla sospensione delle borse lavoro, alla chiusura dei centri diurni e alle consequenziali situazioni di depressione, disturbi del comportamento. Tuttavia, le segnalazioni che più ci hanno amareggiato e visti impotenti – solo l’ascolto ha rappresentato la nostra risorsa – sono quelle relative all’impossibilità di vedere, assistere, accompagnare un parente in fase terminale”.
“Sono passati molti mesi da quel periodo di confusione e ansia – prosegue la nota – e, fatte salve tutte le necessarie attenzioni, con prudenza e buon senso, ora che sono utilizzabili i dispositivi di protezione individuale, non è più sopportabile che al dolore per la perdita di una persona cara si aggiunga anche lo strazio di non averla potuta più vedere. Anche perché non solo l’OMS, ma anche sempre più medici, sostengono che la vicinanza di una persona cara a un malato grave o terminale o che deve subire cure particolarmente pesanti, quindi fragile e vulnerabile, fa parte della cura stessa e in più, rende il parente un alleato del medico, alleggerendo e favorendo il rapporto con il paziente.
E’ importante ricordare che, soprattutto nei momenti più difficili e delicati, l’individuo esprime quella tendenza innata a ricercare la vicinanza delle figure di riferimento. E quella vicinanza, manifestata attraverso gesti affettuosi, sguardi, o con la sola presenza nel silenzio, può rappresentare sollievo, rassicurazione e giovamento per il malato. Noi pensiamo che non esistano motivi insormontabili, occorre la volontà di affrontare e risolvere un problema certamente difficile, ma la cui soluzione non può più essere rimandata”.
“Una decisione, quella di far ripartire le visite dei parenti, che è già stata presa da altre regioni – conclude la nota – Una persona adeguatamente istruita ed equipaggiata nella vestizione, nella svestizione e sui comportamenti da tenere durante la presenza in reparto, non è assolutamente un pericolo né per se stessa, né per gli altri, come si è potuto constatare laddove ciò è stato consentito. Quindi anche la Regione Liguria deve trovare le modalità, come è già avvenuto in alcune strutture sanitarie di altre regioni italiane (Alto Adige, Veneto, Piemonte, Lombardia e Toscana, la prima regione in Italia ad emettere una delibera in tal senso) ‘per combattere la solitudine e non perdere la tenerezza’, come è stato espresso in modo molto efficace in un parere della Commissione Bioetica Regionale della Toscana”.