Sono circa 10mila i nuovi casi di neoplasia ogni anno in Liguria. Più della metà si registrano tra gli uomini, oltre 1.300 nuovi casi per tumore del polmone, più di 1.600 casi per tumore della mammella, oltre 1.700 casi per i tumori dell’intestino e quasi 500 casi di melanoma.
Oltre 80mila persone sono in corso di trattamento ovvero già guarite e in una fase di controllo continuo o periodico e programmato (follow-up). Sono i dati che emergono in occasione della Giornata del malato oncologico che si celebra oggi, 4 febbraio, e da cui emerge la necessità di organizzare una risposta efficace per questi bisogni assistenziali complessi e in crescita.
«Considerata la fragilità dei pazienti oncologici e l’emergenza Covid in corso – afferma il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti – è indispensabile mantenere alta l’attenzione sulle misure di contenimento del contagio e sull’assistenza di questi pazienti. Auspico che anche questa fascia di popolazione, particolarmente vulnerabile e già messa a dura prova dalla battaglia contro il cancro, possa essere inserita prima possibile nelle categorie prioritarie previste dal ministero della Salute per la vaccinazione anti Covid-19. Certamente infatti, se è vero che le complicanze peggiori si verificano nelle persone anziane, è anche vero che questi pazienti, a causa delle terapie cui sono sottoposti, possono essere più esposti al rischio di infezione, anche da Covid-19. Intanto i pazienti oncologici liguri con più di 80 anni saranno inseriti nella seconda fase della campagna vaccinale che partirà da metà febbraio nella nostra regione».
«I pazienti affetti da neoplasie – spiega Paolo Pronzato, coordinatore del Diar Oncoematologico – sono persone vulnerabili che spesso devono recarsi in ospedale più volte nell’arco di ogni mese per ricevere le terapie anti tumorali. Nel corso della pandemia Covid-19, per proteggerli, sono state messe in atto tutte le azioni necessarie per garantire l’accesso in sicurezza nelle strutture come gli ambulatori e i day-hospital di oncologia, con percorsi separati e protetti, garantendo al contempo l’assistenza e il percorso terapeutico. Alisa, in collaborazione con il Diar onco-ematologico, ha infatti predisposto delle linee di indirizzo dedicate per la gestione della presa in carico del paziente oncologico in corso di emergenza Covid-19″.
Le funzioni della Rete oncologica della Liguria sono state assorbite dal Dipartimento interaziendale regionale Oncoematologico (DIAR), istituito nel 2018 con l’obiettivo di ‘fare sistema’ tra il Policlinico San Martino, hub regionale, gli altri ospedali e il territorio. Il Diar ha anche il compito di produrre e tener aggiornati i cosiddetti PDTA cioè i percorsi che i pazienti oncologici seguono per arrivare al Centro in cui ricevere la terapia più appropriata.
I progressi nella cura dei tumori sono stati notevoli negli ultimi anni ma la prevenzione rimane fondamentale nella lotta contro i tumori: gli stessi farmaci “intelligenti” funzionano al meglio se applicati su tumori in fase iniziale.
L’importanza della diagnosi precoce e della sensibilizzazione a corretti stili di vita – come seguire una sana alimentazione, non ricorrere all’utilizzo di sostanze tossiche per la salute, quali fumo e alcol, e mantenere una regolare attività fisica – sono il primo passo per combattere l’insorgenza delle patologie neoplastiche.
In particolare, i programmi di screening dei tumori (mammografico, della cervice uterina, del colon retto) sono strumenti di prevenzione secondaria rivolti alla popolazione generale e asintomatica che è invitata a eseguire un test diagnostico, con lo scopo di identificare la presenza di malattia in fase precoce e riuscire, quindi, a modificarne l’evoluzione.
Lo screening oncologico è un’attività di prevenzione con necessità organizzative particolarmente complesse legate a meccanismi d’integrazione fra funzioni territoriali e distrettuali, servizi informatici e logistici aziendali. In ciascuna delle Asl della Liguria gli screening sono organizzati in modo da essere offerti a tutta la popolazione a rischio: la pandemia, con la sua complessità, ha reso necessaria una nuova programmazione delle attività di screening che sono state riorganizzate con l’obiettivo di tornare, prima possibile, a pieno regime.
Le sfide per il futuro sono quelle di estendere gli screening ad altri pazienti a rischio (per esempio i fumatori per la diagnosi precoce del tumore polmonare) e anche di personalizzare gli esami di screening sulla base del rischio individuale (come accade ad esempio per le donne con rischio genetico di carcinoma mammario e ovarico, per cui esistono programmi specifici di sorveglianza).