23 Dicembre 2024 17:29

23 Dicembre 2024 17:29

Sanremo 2021: parla Stefano Senardi. “Giusto senza pubblico, va garantita sicurezza. Sia punto di partenza per la ‘riapertura’ dei luoghi di cultura”

In breve: Nel corso della lunga intervista rilasciata a ImperiaPost, Senardi ha anche approfondito una tematica più ampia, quella dell'importanza della cultura, in tutte le sue forme, per il benessere della società.

“Non fare il festival sarebbe un danno troppo grande per il settore musicale e anche per la città di Sanremo. È giusto realizzarlo, ma senza pubblico, così come previsto per tutti gli altri teatri d’Italia”.

Questa l‘opinione del discografico imperiese Stefano Senardi, intervenendo nell’ampio dibattito che sta dividendo l’Italia intera in merito all’opportunità di realizzare l’edizione 2021 del Festival di Sanremo e alle modalità con le quali metterlo in scena.

Nel corso della lunga intervista rilasciata a ImperiaPost, Senardi ha anche approfondito una tematica più ampia, quella dell’importanza della cultura, in tutte le sue forme, per il benessere della società.

“Il Festival di Sanremo – ha affermato – potrebbe rappresentare un punto di partenza per sviluppare una riflessione su una riapertura più ampia in merito a due aspetti fondamentali, il prima possibile: la scuola e i luoghi di cultura. La partecipazione alla cultura è un diritto inalienabile. Non averne accesso crea danni gravi come quelli di salute”.

Festival di Sanremo 2021: il punto di vista del discografico Stefano Senardi

Festival, pubblico e location

“È indubbio che il Festival di Sanremo sia un evento importante. Alla fine di tutti i ragionamenti è importante farlo e non rimandarlo, ovviamente rispettando tutte le norme di sicurezza, i protocolli e le cautele del caso, nel pieno rispetto dei diritti di tutti i lavoratori dello spettacolo.

Finalmente Amadeus e la Rai hanno capito che non ci può essere il pubblico, anche perché altrimenti si sarebbe creato un precedente, in contrasto con tutti gli altri teatri ancora chiusi e che hanno sofferto quest’anno.

Il festival, inoltre, ha ragione di esistere solo se si fa a Sanremo se no non ha senso. Il teatro deve essere l’Ariston, luogo evocativo della musica leggera italiana.

Non si può fare in un altro periodo dell’anno perché c’è una serie importante e numerosa di lavoratori dello spettacolo, artisti, musicisti, orchestrali e tutti i professionisti del settore, che ha lavorato nei mesi scorsi per questo evento e quindi va svolto secondo i tempi prestabiliti considerando anche tutte le risorse economiche spese e in egual misure l’economia della città di Sanremo ha bisogno di questo evento.

Questo non significa che si debba andare contro le regole, ma che è giusto farlo senza considerarlo un dramma, così come si giocano le partite di calcio o come è andata in scena la prima della Scala, ovvero senza pubblico.

Fino a questo momento i teatri sono stati chiusi perché le regole erano queste. C’è già tanta gente che si muove dentro il teatro e che bisogna mantenere in sicurezza, è inutile aggiungere la preoccupazione del pubblico in teatro, sia questo pagante o pagato come comparse, o a inviti. Sono tutti ugualmente infettabili dal Covid”.

Beneficio per la città e i suoi commercianti

“C’è un’altra cosa ugualmente fondamentale da assicurare e sono sicuro che, se saranno a disposizione mezzi e strumenti adeguati, verrà realizzata nel modo migliore possibile, perché il Sindaco Biancheri è una persona molto seria e preparata, ovvero il fatto che il festival dev’essere, quest’anno più che mai, un beneficio per la città e per i suoi commercianti. Tutti i cittadini di Sanremo devono beneficiarne. Solitamente la macchina del festival attira grandi masse (triplicando la popolazione di Sanremo), ma quest’anno dovranno essere evitati eventi esterni e assembramenti. Ci vuole la maturità dei professionisti dello spettacolo, così come quella dei cittadini di Sanremo. Bisognerà avere pazienza e accettare che non può essere fatto che in questo modo.

La città dovrà essere difesa e presidiata per permettere ad artisti, musicisti dell’orchestra, manager, troupe, tecnici, giornalisti, di lavorare serenamente e andare a mangiare nelle attività sanremesi con tutte le cautele del caso.

Ci saranno probabilmente delle zone off limits per il pubblico che dovrà rassegnarsi e dimostrare maturità. La sicurezza e la tutela della salute devono essere le parole d’ordine di questo festival.

Il festival si deve ora fare perché altrimenti sarebbe un danno troppo grande sia per il settore musicale sia per i commercianti di Sanremo. Spero si farà di tutto per permettere loro di lavorare al meglio, con distanziamento e precauzione.

Spero anche che i ragazzi e gli appassionati di musica in giro per la città di Sanremo in quei giorni diano dimostrazione di maturità in nome della ripresa economica di questa bella cittadina ligure,  della auspicata ripartenza dello spettacolo su tutto il territorio nazionale e nel rispetto della propria salute e di quella degli altri. 

La RAI per prima è tenuta a dare un gesto di maturità. Personalmente ritengo che cinque ore di spettacolo a sera, se verranno effettuate solo per motivi di ascolto, possano essere un po’ troppe, sempre nell’ottica della tutela dei lavoratori coinvolti”.

Molte discussioni hanno fatto perdere tempo

“Credo sia un errore ora criticare il Festival, come hanno fatto in quest’ultimo periodo in molti, serve coesione. La kermesse realizzata in questo modo non è criticabile. È giusto che si faccia.

Il tempo che è stato perso da alcuni addetti ai lavori che hanno parlato di un ‘Titanic’ per il pubblico, di medici vaccinati in sala (come se non avessero altro da fare) o di spostare il festival a Milano, sarebbe potuto essere usato per concentrarsi su come organizzare al meglio il Festival e la città di Sanremo per la diretta televisiva.

Ora bisogna recuperare il tempo perduto per realizzare il festival migliore possibile senza pubblico per cui serve molta creatività.

L’ultimo concerto del Primo Maggio, che dal vivo solitamente ha mezzo milione di persone, è andato solo in onda in televisione ed è venuto diverso, ma molto bene”.

Sanremo come punto di partenza

“Bisogna fare in modo che Sanremo diventi un punto di partenza per sviluppare una riflessione su una riapertura più ampia in merito a due aspetti fondamentali, il prima possibile: la scuola e i luoghi di cultura.

Le scuole chiuse causano problematiche enormi, disuguaglianze e discriminazioni. Danni che poi saranno difficili da recuperare. Non ci dev’essere più un sistema a singhiozzo, ma una riapertura graduale e costante purché in sicurezza.

Non esistono culture di serie ‘b’. Bisogna far ripartire la micro, la media e la macro cultura in Italia. Non solo i grandi musei, ma anche e soprattutto i teatri e i luoghi della musica. Spero che questo Governo riesca a comprendere che il benessere della comunità deriva dalla condivisione delle esperienze culturali. La partecipazione alla cultura è un diritto inalienabile. Non averne accesso crea danni gravi come quelli di salute.

Ovviamente, a tutto questo è strettamente legato il discorso economico. Salute, cultura ed economia sono collegati, da questi dipende il benessere delle persone.

Il mio invito è quello che possa esserci una, magari lenta, ma progressiva riapertura che inizi e non si interrompa più. L’intermittenza e la frammentazione non portano da nessuna parte. Meglio rimanere ‘chiusi’ ancora un po’ per poi ricominciare ad aprire senza più richiudere. Sanremo può rappresentare questo inizio.

Serve una programmazione lenta e graduale, che vada di pari passo con la campagna vaccinale, come già sta succedendo in altri paesi. Anche noi italiani possiamo farcela”.

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