La gestione del patrimonio di Barbara Agnesi, morta nel 2017, a causa di gravi problemi di salute, è finita nel mirino della Procura della Repubblica di Imperia a seguito di una denuncia presentata dalla sorella, Arianna, ultima erede della storica famiglia Agnesi. Le indagini, coordinate dal Pm Luca Scorsa Azzarà, sono terminate e il Gip Massimiliano Botti ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per i due imputati, Riccardo Agnesi, 88 anni, papà di Arianna e Barbara, e Carla Besta, 80 anni, consorte e convivente di Riccardo, ultimo proprietario dello storico pastificio.
Imperia: eredità sorelle Agnesi, il caso in Tribunale
L’udienza preliminare, in Tribunale, a Imperia, è stata fissata per il prossimo 12 marzo. Riccardo Agnesi e Carla Besta, accusati in concorso di peculato aggravato, sono difesi dall’avvocato Mario Leone. Arianna Agnesi è rappresentata dall’avvocato Angelo Maria Sandrone.
Nel dettaglio, secondo l’accusa, Riccardo Agnesi, nominato amministratore di sostegno della figlia Barbara nel 2012, e la consorte, convivente, Carla Besta, si sarebbero appropriati di circa 212 mila euro. In che modo? Tramite “operazioni di prelievo sfornite di qualsiasi giustificativo di spesa”. In particolare, dal patrimonio di Barbara Agnesi sarebbero scomparsi 136 mila euro nel 2013 e 75 mila euro circa nel 2104.
Avvocato Angelo Maria Sandrone
“C’era un patrimonio di una ragazza con dei problemi del quale, a nostro avviso, si sono approfittati i due indagati. La vicenda è nata da una presa di coscienza da parte di Arianna e da parte di una zia, Mirella, sentita nel corso dell’inchiesta. Mirella ha raccolto le confidenze di Barbara che, pur nella sua situazione psicologica non perfetta, era consapevole di essere derubata dal padre. Ci sono scritti assai significativi, della stessa Barbara. L’età degli indagati li mette di fatto al riparo da quasi tutto, sotto il profilo penale. Ma quello che non deve essere al riparo è la conoscenza di quello che è stato fatto. Laddove non arriverà il giudizio penale, arrivi almeno la conoscenza di ciò che è stato fatto.
Basta leggere il capo di imputazione per farsi un’idea. Naturalmente, si tratta di un’ipotesi accusatoria che dovrà essere vagliata, su questo non c’è dubbio. La difesa ha giustamente i suoi diritti. Non credo che tutto sia stato dimostrato e chiarito. Anzi, a mio modo di vedere il danno subito è di molto superiore rispetto a quello contestato dal pubblico ministero e non è detto che in un’eventuale sede dibattimentale non possano esserci sorprese. Le spese contestate? Viaggi a Dubai, borse, parrucchieri, scarpe, pellicce. Diciamo non proprio generi di prima necessità”.
Avvocato Mario Leone
“Sono state depositate le ricevute che mancavano. I viaggi? Insieme a Barbara, per farla stare meglio. Abbiamo anche sentito dei testimoni che lo hanno confermato. Noi crediamo che non aver presentato i rendiconti non significhi essersi appropriati indebitamente dei soldi. Sono situazioni familiari che spero si possano chiarire”.