La parlamentare sanremese Leda Volpi è stata espulsa dal gruppo parlamentare del M5S alla Camera dopo aver espresso voto contrario alla fiducia al Governo Draghi. Insieme alla deputata ligure sono stati espulsi tutti i parlamentari pentastellati che non hanno espresso voto favorevole all’esecutivo condotto dall’ex presidente della BCE, alla Camera e al Senato.
Una sorta di repulisti che ha acceso forti malumori all’interno del Movimento, già fortemente provato dalla fuoriuscita di uno dei principali leader, Alessandro Di Battista, in dissenso con l’appoggio al Governo Draghi.
L’espulsione al momento, si limita ai gruppi parlamentari. L’espulsione vera e propria dal Movimento dovrà infatti passare al vaglio dei comitato dei probiviri (composto da Fabiana Dadone, Jacopo Berti e Raffaella Andreola) che, a riguardo, non ha ancora preso alcuna decisione.
Leda Volpi
Onorevole, com’è venuta a conoscenza dell’espulsione dal gruppo parlamentare?
“Con una lettera, anticipata da una mail. Mi è stato comunicato che su indicazione di Vito Crimi era stata disposta la mia espulsione immediata dal gruppo parlamentare. Per quel che riguarda, invece, la procedura disciplinare dell’espulsione dal Movimento tocca ai probiviri decidere”.
E al momento qual è la situazione?
“I probiviri sono tre, si sono riuniti sabato, e non erano tutti concordi sulle espulsioni. Sono stati rilevali vari profili di criticità, vedremo cosa succederà. L’ipotesi che sembra prevalere è quella di attendere l’elezione del nuovo organo collegiale, che prenderà il posto del capo politico, prima di prendere ogni decisione”.
Si aspettava l’espulsione?
“Con Crimi siamo abituati ‘Mai con Renzi, si con Renzi’, ‘Mai con Draghi, si con Draghi’, quindi in realtà non c’era nulla di certo. C’erano state delle minacce di espulsione. Alla fine si è optato per una vera e propria mannaia. La cosa assurda è che è stata addirittura espulsa una collega che aveva preso la parola in aula per 60 secondi, per spiegare il perché non si sentiva di votare la fiducia a Draghi, prima di uscire. Sono stati espulsi anche tutti gli assenti non giustificati. E’ stata un’operazione per andare a colpire il dissenso”.
E Lei come l’ha presa?
“Di certo non è stato piacevole. Io credo che le regole, se ci sono, vadano rispettate sempre. Non mi pare che il Movimento abbia adottato una linea dura per tutte le trasgressioni. Voi sapete bene che i parlamentari del M5S restituiscono parte dello stipendio, 2-3 mila euro ogni mese. Nella prima legislatura abbiamo sostenuto il fondo per il microcredito, in questa seconda stiamo sostenendo altri progetti, come ‘facciamo ecoscuola’. Ecco, ci sono parlamentari che non restituiscono parte dei loro stipendi dal 2019, violando il nostro statuto, e non sono stati adottati provvedimenti di alcuna natura. In questo caso è stato dato un segnale, di voler calpestare il dissenso, di volerlo espellere come un corpo estraneo“.
Grillo ha scelto la linea di appoggio al Governo Draghi. Cosa ne pensa?
“Si è sempre mantenuto, nell’ultimo periodo, al di fuori della sua creatura, estraniandosi. Ha deciso di venire a Roma per le consultazioni, con l’obiettivo di sedare il forte dissenso all’interno dei gruppi parlamentari. Al 90% al Senato, e in gran parte alla Camera, i parlamentari del M5Savrebbero voluto tenere la linea o Conte o voto, non sedersi al tavolo con Draghi, non trovare compromessi.
Grillo è dovuto intervenire per portare i gruppi in un’altra direzione. Certamente, però, i nostri ideali sono sempre stati quelli di un movimento orizzontale, non verticistico, dove ogni voto vale uno. Le decisioni dovrebbero essere prese democraticamente dalla nostra base.
A me fa molta impressione vedere il tabellone, in aula, tutto verde o tutto rosso, monocolore a parte quei pochi voti nostri e di Fratelli d’Italia. Mi chiedo cosa possa rappresentare un Governo quasi senza opposizione. E’ qualcosa di preoccupante“.
E ora cosa farete? Un nuovo gruppo parlamentare?
“La maggior parte di noi espulsi intende fare ricorso contro un’eventuale espulsione dal Movimento. Vogliamo difenderci in tutte le sedi, perché la riteniamo un’ingiustizia. Ci sono tante violazioni del nostro statuto. Vedremo cosa accadrà dopo l’elezione del nuovo organo collegiale, che spero avvenga presto, perché è da un anno che siamo senza un capo politico, ed è una cosa molto grave. Mi auguro che in questo organo possano essere rappresentate tutte le visioni interne al Movimento e che si possa trovare una sintesi democratica e trasparente. Se si sa gestire un gruppo parlamentare non si arriva a votare in modo difforme, perché si rema tutti nella stessa direzione. In questo caso invece il Movimento ha messo i parlamentari davanti a una scelta, o l’espulsione o non essere coerenti con i propri valori.
Ricordo che alla formazione del Governo Conte 1, Di Maio non rispose al telefono di Berlusconi. Poteva rispondere e diventare Premier. Non so quanti avrebbero rinunciato, lui lo fece e fu coerente. La mia campagna elettorale, ricordo, iniziò a Cairo Montenotte con Di Battista che pochi giorni prima era stato ad Arcore a leggere la sentenza di condanna di Dell’Utri. Siamo noi quelli, non ce ne possiamo dimenticare.
Il compromesso si può accettare fino ad un certo punto e se ci sono i margini per incidere davvero. Io non li vedo questi margini, perché mentre con la Lega e con il centrosinistra eravamo poche forze politiche e con un Premier che ci tutelava, addirittura avevamo fatto un contratto di governo, in questo caso invece non c’è nessun contratto e essendoci dentro tutti i partiti politici faremo un passo avanti e otto indietro. E’ normale, perché quando bisogna fare i compromessi con tante persone bisogna cedere su tanto”.