C’era anche la Croce Bianca di Imperia questa mattina al cimitero di Oneglia, in occasione della cerimonia di commemorazione delle vittime da Coronavirus, a circa un anno dall’inizio della pandemia.
Per l’occasione, nel piazzale antistante l’ingresso del campo santo, è stata posizionata l’ambulanza dedicata proprio alle vittime di questa tremenda malattia.
Avvicinato dal cronista di ImperiaPost, il presidente Roberto Trincheri ha raccontato brevemente questo anno di incessante lotta al virus. “Lo vedevamo come una cosa molto distante. Ci siamo resi conto che così non era, ci siamo trovati in guerra”.
Roberto Trincheri – Presidente Croce Bianca Imperia
“Sicuramente noi sentivamo parlare di questo Coronavirus e lo vedevamo come una cosa molto distante. Ci siamo resi conto che così distante non lo era e ci siamo trovati, soprattutto nel mese di marzo, veramente in guerra.
Facevamo 10 servizi al giorno, sempre con la tuta, senza neanche avere la possibilità di fermarsi a fare i bisogni fisiologici.
È stata veramente difficile, ho visto i miei volontari veramente in difficoltà. Alcuni di loro, che sono da tanti anni in servizio, li ho visti veramente colpiti soprattutto dal punto di vista psicologico che dal punto di vista fisico. A lavorare siamo sempre abituati, però non sotto pressione in questo modo.
Si viveva con il terrore di portare il virus a casa, con le famiglie, vivevano distanziati dai figli, dalle mogli. È stato veramente terribile dal punto di vista psicologico.
Poi c‘è stato un calo, se si può dire, nel periodo estivo, forse anche il caldo ha aiutato e siamo stati un pochino più tranquilli.
Adesso, dal mese di gennaio c’è stato un picco che ci ha fatto veramente spaventare. Considerato i dati che noi abbiamo analizzato, abbiamo visto che per assurdo, da fine maggio a dicembre avevamo fatto un 70/80 servizi Covid, mentre a gennaio ne abbiamo fatti quasi 100 in un mese solo.
Questo ci ha fatto preoccupare parecchio. Dobbiamo stare attenti, mantenere il distanziamento sociale, dobbiamo ricordarci che il virus c’è e fa male.
Purtroppo, come si è saputo, abbiamo avuto qualche volontario che lo ha preso, qualcuno si è fatto anche un periodo in ospedale. Nella Croce Bianca non abbiamo positivi, viviamo quotidianamente lo stesso con il Virus.
Per fortuna molti servizi che facciamo sono dimissioni, più che servizi di emergenza.
Speriamo di lasciarci alle spalle questa tuta bianca e di tornare alle divise colorate, sperando quanto prima di tornare a quello che siamo abituati a fare, con un po’ più di tranquillità e permettendoci la vicinanza e il rapporto con il paziente, che in questo momento è messo veramente in secondo piano”.